Ibridazioni industriali. Il nuovo Technocenter Renault di Chartier Dalix

Nel progetto del Technocentre Renault, lo studio Chartier Dalix compie un movimento opposto rispetto al Pompidou: da un museo nazionale che 40 anni fa volle assomigliare a una grande fabbrica di cultura si passa oggi a un edificio dal carattere industriale con un’aggiornata estetica museale.

Il nuovo Technocenter Renault di Chartier Dalix a Guyancourt

Da poco ridisegnato dallo studio francese Chartier Dalix, il Technocentre Renault si trova a Ovest di Parigi, oltre Versailles, a Guyancourt, non lontano cioè dal nuovo polo scientifico di Saclay dedicato alle nuove tecnologie nato dalla collaborazione fra alcune università di eccellenza e le aziende più evolute, startup comprese. Per arrivarci s’imbocca la statale 118, attraversando l’Île Seguin dove la Renault ha avuto sede per decenni, cioè nei pressi di Boulogne-Billancourt. Duramente bombardata durante la Seconda guerra mondiale, la zona è oggi oggetto di un profondo rinnovamento architettonico che l’ha trasformata in un quartiere residenziale e terziario, dove hanno lavorato, fra gli altri, OMA e Dominique Perrault. Sull’isola, invece, è stato inaugurato quest’anno il teatro di Shigeru Ban e Jean de Gastines, La Seine Musicale, divenuto subito il landmark della zona.

Il nuovo Technocenter Renault di Chartier Dalix a Guyancourt
Fig. 1 Il nuovo Technocenter Renault di Chartier Dalix a Guyancourt

Situato dove un tempo erano le piste di atterraggio dell’aerodromo Caudron Renault, il Technocentre è stato realizzato venti anni or sono dallo studio di architettura Valode et Pistre che ha fatto in modo di massimizzarne la luminosità e di corredarlo di molte corti verdi dai percorsi un po’ cervellotici e dagli interni piuttosto freddi. In questo enorme complesso si trova il Centro di Design, che ospita ora anche ambienti di rappresentanza, uffici, sale riunioni, aule per convegni e una collezione d’arte moderna. Il Technocentre non è la sede di produzione di Renault, ma quella dedicata a ricerca e sviluppo (Recherche & Developpement), dove s’inventano oggi i modelli di domani. I prototipi nell’atelier sono maquette fatte dapprima interamente in argilla, lavorate e modellate dunque come vere sculture, anche se su basi scientifiche. In ogni caso, c’è un gran via vai giornaliero intorno e all’interno del grande complesso.

Lo studio dei quarantenni Frédéric Chartier e Pascale Dalix è stato scelto dalla Renault sulla base di un concorso per una profonda ristrutturazione interna del Centro di Design per adeguarlo alle nuove esigenze dei processi lavorativi contemporanei. In generale, le ristrutturazioni o il riciclo architettonico sembrano essere un settore per cui il giovane studio fondato nel 2006 ha una peculiare inclinazione, visto che si è appena aggiudicato (con il collettivo Nouvelle AOM) il concorso internazionale per la ristrutturazione della torre Montparnasse, l’ormai vetusto grattacielo a sud della capitale, mai veramente amato dai parigini, dove a giudicare dai primi rendering si fanno notare soprattutto le addizioni verdi esterne all’edifico.

La strategia dello studio a Guyancourt invece si è concentrata solo sugli interni, valorizzando, senza più vergognarsene, il grande atelier al centro del complesso dove sostano i prototipi delle autovetture della casa automobilistica per le rifiniture dei designer. Ora è visibile da tutti i lati, sempre grazie a una razionalizzazione dei percorsi e degli affacci di ogni singolo ambiente, differenziati solo da pochi colori acidi applicati alle porte a vetro smerigliato (5 colori che corrispondono alle 5 marche del Gruppo Renault).

Inoltre, Chartier e Dalix hanno ampliato sensibilmente i luoghi d’incontro e conoscenza reciproca per aiutare e implementare l’interazione fra tutte le componenti del centro, vale a dire la caffetteria provvista di zona fumatori (l’unico ambiente esterno al perimetro), la galleria d’arte contemporanea e la biblioteca dell’accademia di design, aperta a tutti. Per fare questo si sono avvalsi della collaborazione del designer Joran Briand, con cui hanno scelto solo materiali caldi, legno o tessuto, e con il quale hanno co-firmato diversi mobili: il bancone d'entrata, un sistema di libreria modulare in tessuto Batyline (prodotta da Ligne Roset), le sedute in legno sulle gradinate.

La scelta dei colori acidi rimanda peraltro anche ad alcune opere della collezione, come quelle di Victor Vasarely, il pittore astratto franco-ungherese cui è dedicata una delle grandi sale attrezzate per riunioni. Il risultato finale è, in un certo senso, paradossale.

Nell’anno in cui ricorre l’anniversario dei 40 anni del Centre Pompidou (e gli 80 di Renzo Piano), si celebra un po’ dappertutto un museo nazionale che volle assomigliare concettualmente e materialmente a una grande fabbrica di cultura con un’estetica industriale. D’altro canto uno studio di quarantenni, cresciuti all’ombra anagrafica di Piano e Rogers, compie un movimento inverso ristrutturando un edificio dal carattere industriale con un’aggiornata estetica museale, quasi a stemperare e liquefare la durezza dell’ambiente industriale.

Frédéric Chartier ha dichiarato in proposito: “questo progetto è il riflesso di un mondo professionale che cambia, un mondo che si apre ammettendo che il comfort e la domesticità stimolano l’efficienza e la creatività. In questo modo i differenti spazi, inizialmente programmati per una singola destinazione d’uso, stanno affrontando ora una completa rivoluzione funzionale che sta scuotendo la nostra stessa idea dei luoghi di lavoro”. 

Forse allora il Technocentre Renault mette in evidenza un fenomeno più generalizzato, sicuramente frutto di un’inversione di tendenza. Non lavoriamo più cioè in uffici grigi e standardizzati, ma in ambienti colorati dove poter mangiare, studiare, riposare e persino giocare – vedi i tavoli da ping pong, rotondi e tradizionali, o i tanti biliardi sparsi nelle sedi di Google solo per fare un esempio -, in una parola: dove sentirsi più a casa che a casa propria. Stephan Petermann, ricercatore olandese di AMO che da alcuni anni studia l’evoluzione dei luoghi di lavoro, ha notato come questi si siano trasformati abbastanza rapidamente da ambienti neutri a spazi dalle ambizioni crescenti: “L’accresciuta predominanza delle nostre carriere ha discutibilmente elevato i luoghi di lavoro al rango dello spazio più importante nella nostra vita. Dovrebbero sostenerci, nutrirci di ispirazione, allo stesso tempo sfidarci e confortarci”. Al contrario le abitazioni private si fanno sempre più povere di spazio e comfort a Londra come a New York, Parigi o San Francisco, dunque si finisce inevitabilmente col passare più tempo al lavoro che a casa.

© riproduzione riservata

Committente:
Renault
Project leader:
Mathieu Terme
Gruppo di progetto:
EGIS Bâtiment (tce), studio joran briand et associés (segnaletica e arredi), VPEAS (eco)

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