Making Room: nuovi modelli abitativi per gli abitanti di New York

La mostra al Museum of The City of New York cerca di dare una svolta all'attuale situazione abitativa di New York mettendo in luce le norme che rendono difficile trovare una residenza sicura e gradevole, insieme con le politiche che rendono pressoché impossibile realizzare nuovi modelli abitativi.

Non è facile trovare casa a New York, lo sanno tutti. La popolazione cittadina è numerosissima e in continua crescita. Ci si attende che, nei prossimi vent'anni, la popolazione aumenti di circa 600.000 unità, anche se le condizioni abitative sono già compromesse. Molti newyorkesi vivono in sistemazioni collettive e di fortuna, illegali e spesso prive di sicurezza. Ma che cosa succederà quando un numero maggiore di persone vi si affollerà? Dove vivranno? Dove troverà spazio la città?

Queste le domande che "Making Room" intende analizzare e a cui vuole dare una risposta. L'iniziativa al Museum of the City of New York in collaborazione tra il Citizens Housing & Planning Council e l'Architectural League of New York, cerca di dare una svolta all'attuale situazione abitativa di New York mettendo in luce le norme che rendono difficile trovare una residenza sicura e gradevole, insieme con le politiche che rendono pressoché impossibile realizzare nuovi modelli abitativi. Molte delle norme comunali relative all'edilizia residenziale, promulgate nel XX secolo, sono superate e controproducenti, e non rispondono alle condizioni attuali della crescita demografica e del tessuto urbano. Il risultato è la discrepanza tra la casa di cui si ha bisogno e quella che si riesce a trovare.

L'iniziativa "Making Room" ha avuto inizio con un concorso di progettazione nell'autunno 2011. Cinque gruppi di architetti sono stati incaricati di progettare nuove tipologie edilizie e nuovi modelli abitativi. I progetti – coordinati dagli architetti Stan Allen e Rafi Segal, Deborah Gans, Jonathan Kirschenfeld, Ted Smith – e un gruppo di giovani progettisti guidati da Peter Gluck hanno prospettato scenari abitativi fruibili da parte di utenti newyorchesi contemporanei, di fatto non coincidenti con i nuclei di utenza residenziale del passato che molte norme edilizie tendono a favorire. Solo il 18 per cento delle abitazioni cittadine è occupato dalle cosiddette famiglie nucleari: costituite da due genitori e da figli con meno di 25 anni. In realtà la maggioranza dei nuclei abitativi è sempre più costituita da single, da coppie senza figli, da famiglie monogenitoriali e di altra diversa composizione.
In apertura: modello del progetto di Stan Allen e Rafi Segal. Qui sopra: modello del progetto <i>Local Addition</i> di Deborah Gans
In apertura: modello del progetto di Stan Allen e Rafi Segal. Qui sopra: modello del progetto Local Addition di Deborah Gans
All'ingresso della mostra, una serie di dati e di grafici provvede alla collocazione storica, politica e analitica dell'iniziativa. Illustra le norme residenziali fondamentali di cui si parla e sottolinea la volontà di realizzare cambiamenti reali e tangibili. Le pareti della sala principale illustrano le proposte del concorso di progettazione con modelli d'architettura di diversa scala distribuiti in tutto lo spazio. Certi modelli suggeriscono la forma e la massa generale di un edificio mentre altri, come quelli dei gruppi di Gluck e di Kirschenfeld, ritraggono nei particolari scene di vita e di uso degli interni. La parte posteriore della sala è dedicata a una rassegna di microabitazioni costruite in varie città di tutto il mondo, tra cui Tokyo, San Francisco e Seattle, mentre il centro dello spazio è occupato dal modello a grandezza naturale di un monolocale di circa 30 metri quadrati dotato di arredamento trasformabile. Tutto l'allestimento appare decisamente affollato e denso, forse per un'allusione da parte dei progettisti all'aumento della densità cittadina. Benché l'appartamento a grandezza naturale dia in modo eccellente il senso di come si possa abitare in un piccolo spazio, le proposte progettuali forniscono analisi particolareggiate di una varietà di tipologie residenziali e del modo in cui si possano reciprocamente integrare nel tessuto urbano.
Modello del progetto di Peter Gluck
Modello del progetto di Peter Gluck
Ogni gruppo ha preso provocatoriamente posizione contro una serie di politiche abitative. Per esempio, gli architetti Stan Allen e Rafi Segal hanno proposto di modificare tre norme: quelle sul numero degli inquilini per appartamento, sui volumi minimi dei locali e degli appartamenti, e sul rapporto tra spazio d'abitazione e spazio di lavoro. Le attuali restrizioni limitano il numero degli adulti senza rapporti di parentela che possono risiedere nella stessa abitazione a tre, fissano la superficie minima di un appartamento a poco più di 37 metri quadrati e limitano a determinati quartieri la presenza di spazi misti di abitazione e di lavoro. Il loro progetto Block/Tower: Elements of a Vertical Neighborhood trasforma un obsoleto palazzo per uffici dell'area centrale della città in un misto di spazi commerciali, negozi, abitazioni e aree comuni. Sfruttando l'ampiezza delle superfici calpestabili e l'altezza delle solette gli architetti sperimentano una varietà di tipologie d'appartamento interconnesse intorno a un nucleo funzionale.
Yokohama Apartments, Yokohama, Giappone, 2009
Architetto: ON Design (Osamu Nishida). Courtesy ON Design
Yokohama Apartments, Yokohama, Giappone, 2009 Architetto: ON Design (Osamu Nishida). Courtesy ON Design
Local Addition, proposta di Deborah Gans, rappresenta le fasi di trasformazione di una casa monofamiliare per rispondere al cambiamento delle esigenze degli abitanti. Ampliamenti e inserimenti creano spazio per la crescita della famiglia, degli inquilini, dei visitatori e degli affittuari, rendendo legale la creazione di abitazioni secondarie in situazioni dove sarebbero altrimenti vietate. L'effetto complessivo è un armonioso ampliamento del tessuto del quartiere, in cui l'abitazione cresce, si contrae e invecchia insieme con la famiglia che la abita. A Home of One's Own di Peter Gluck, Terri Chiao, Deborah Grossberg Katz, Joseph Vidich e Leigha Dennis (progetto che conosco più a fondo, perché, per dirla tutta, faccio parte del gruppo) raddoppia la densità del comune lotto abitativo newyorchese sistemando dei microloft lungo uno stretto cortile laterale. Soffitti alti 4,5 metri e ampi mezzanini vengono usati per dare senso di apertura a uno spazio altrimenti ridotto. Sostituendo gli ascensori con spazi comuni e sistemando gli appartamenti sulla lunghezza dell'edificio si possono costruire più unità abitative a basso costo, offrendo alla crescente popolazione di single, anziani e piccole famiglie la possibilità di vivere autonomamente senza sacrificare comodità come il bagno e la cucina in proprio.
Modello del progetto <i>The City as a Living Room</i> di Jonathan Kirschenfeld
Modello del progetto The City as a Living Room di Jonathan Kirschenfeld
Il gruppo di Jonathan Kirschenfeld, in The City as a Living Room, sottolinea che, se le norme attualmente vigenti in materia di edilizia sociale fossero applicate a un'ampia gamma di siti, sarebbe possibile realizzare già oggi un'edilizia residenziale densa a edifici bassi in tutta la città. La proposta, destinata al viale del Grand Concourse del Bronx, trasforma la via in un vivace spazio pubblico: un ampliamento dell'edilizia residenziale adiacente che fornisce un'intera gamma di tipologie abitative, dal microappartamento all'appartamento condiviso adattabile. Pur nel suggerimento di progetti specifici, il punto è che, apportando limitati miglioramenti normativi e ricalibrando la percezione dell'abitazione contemporanea, è possibile ampliare le possibilità di dare una casa alla crescente e disomogenea popolazione di New York. L'intento dell'iniziativa Making Room non è la glorificazione del processo progettuale ma l'intervento per risolvere problemi strategici. Prende atto che la città sta già di fatto crescendo e che ha urgente bisogno di architetti, costruttori e amministratori che mettano in atto una programmazione coerente. L'anno scorso il sindaco Bloomberg ha varato il concorso di progettazione e realizzazione edilizia AdAPT NYC, per il quale il Comune ha acconsentito a sospendere in un lotto di Kips Bay la normativa edilizia vigente, consentendo la costruzione di un edificio costituito interamente di unità abitative inferiori ai 27,8 metri quadrati. A "Making Room", sono esposte le proposte finali, compreso il progetto vincitore, My Micro NY, di nArchitects con l'impresa costruttrice Monadnack e l'Actors Fund HD. Il completamento della loro proposta di unità modulari prefabbricate è previsto per il 2015 e dimostra che nel prossimo futuro di New York le alternative residenziali sono decisamente possibili. La mostra al Museum of the City of New York rimarrà aperta dal 23 gennaio al 15 settembre 2013.
Modello del progetto <i>The City as a Living Room</i> di Jonathan Kirschenfeld
Modello del progetto The City as a Living Room di Jonathan Kirschenfeld
Modello del progetto <i>The City as a Living Room</i> di Jonathan Kirschenfeld
Modello del progetto The City as a Living Room di Jonathan Kirschenfeld
Modello del progetto <i>The City as a Living Room</i> di Jonathan Kirschenfeld
Modello del progetto The City as a Living Room di Jonathan Kirschenfeld
The Scaletta Apartments, 2005, Tokyo, Giappone. 
Architect: Milligram Studio (Tomoyuki Utsumi). Courtesy of the Museum of the City of New York
The Scaletta Apartments, 2005, Tokyo, Giappone. Architect: Milligram Studio (Tomoyuki Utsumi). Courtesy of the Museum of the City of New York

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