Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 961, settembre 2012
Nel contesto sociale di un Paese in via di sviluppo come la
Thailandia, le abitudini quotidiane sono caratterizzate da
diversità, complessità, mutazioni, e dal desiderio paradossale
di essere persone moderne e globali ma, allo stesso tempo, di
rimanere attaccati alla tradizione locale e ai ricordi nostalgici
del passato. Si può, per esempio, vedere un'elegante impiegata
che regge una lussuosa borsetta, mentre aspetta la sua insalata
di papaia a un chiosco di strada. O il tabernacolo degli dei che
proteggono la famiglia, davanti alla casa in stile romano di un
nucleo famigliare della classe media. O ancora, nelle zone rurali, si
possono scorgere abitazioni nelle quali i proprietari rimpiazzano le
tegole deteriorate di argilla con una copertura di un blu sgargiante,
solo per fare sapere quanto sono diventati ricchi.
Ogni cosa è un crogiolo di proiezioni del caos presente oggi in
Thailandia: una nazione globale, ma ancora locale. Questa
condizione "tipicamente Thai" — nella quale ogni cosa è
disordinata, caotica, complessa e in corso d'opera — è la realtà alla
quale numerosi architetti hanno scelto di girare le spalle. Fuggono
dalle strade frenetiche, per costruire altrove le proprie utopie
urbane: aree protette dove tutto è controllato, lindo e tranquillo,
nel tentativo di domare proprio i caratteri di questo Paese.
In questo clima di confuso torpore, il collettivo all(zone) sceglie invece di andare in giro per le vie a divertirsi, cercando di capire
il paradosso caotico di Bangkok e tentando di dare una struttura
al caos per evitare che esso diventi un problema eccessivo per la
gente, ma senza tradire la tradizionale allegria del vivace tessuto
urbano. All(zone) non fa mistero del proprio interesse per le materie
e gli stili vernacolari. Tutta la sua attività è incentrata sulla ricerca
e l'uso di materiali locali che possono essere trovati, prodotti e
utilizzati per costruire all'interno della metropoli. Mira a creatività
e a soluzioni progettuali, nelle quali funzionalità e contesto fisico si
scontrano armonizzandosi.
La gestione creativa del caos
All(zone) è un collettivo di stanza a Bangkok che, contro le aspettative e i luoghi comuni, preferisce scendere nelle strade confuse della sua metropoli per trasformare il disordine urbano in un atto creativo.
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- Supitcha Tovivich
- 12 settembre 2012
- Bangkok
I loro progetti più recenti — un mercato all'aperto e l'installazione Act Naturally presso la Jim Thompson Farm — esprimono perfettamente questa identità. Il primo è un intervento di ricostruzione di un mercato informale, nato in origine come struttura per i lavoratori impiegati nel cantiere del nuovo aeroporto internazionale di Suvarnabhumi. Quando, con l'espansione della periferia, sono aumentati i progetti residenziali destinati alla classe media, il suo proprietario ha deciso di ricostruirlo interamente, nel tentativo di attirare nuovi acquirenti, senza però rinunciare ai vecchi clienti con un reddito inferiore. Nel nuovo edificio, il fondo di terra battuta, le strutture temporanee costruite con tende, la sporcizia e un ambiente antigienico hanno lasciato il posto a un migliore impianto fognario, un gradevole sistema d'illuminazione, alla ventilazione naturale, a una distribuzione ordinata e a una condizione di sicurezza conservando, però, l'immagine tradizionale del mercato all'aperto, in modo da richiamare il gruppo originario di frequentatori. Tuttavia, poiché la nuova immagine è stata creata per attirare una clientela di classe media, gli architetti hanno trasformato il tipico tetto a spioventi — ispirato al celebre e tradizionale mercato che si tiene il fine settimana nel quartiere di Chatuchak, a Bangkok — in un particolare impianto a zigzag con una lieve e ingegnosa struttura su più livelli, favorendo così l'apporto di luce naturale e aria.
È interessante osservare come, con la sua ossatura apparentemente elementare, la forma a saetta conferisca, da lontano, un aspetto imponente e complesso al tetto. Contemporaneamente, la sua configurazione interna rivela un'interessante complessità, che è difficile ritenere creata solamente dalla riorganizzazione di un semplice tetto a spioventi. I consumatori a basso e medio reddito possono acquistare merci di vario genere nell'atmosfera dinamica e rilassante di un mercato all'aperto, il quale, pur avendo un volto nuovo, non allontana i più poveri. Chioschi e negozi sono adeguatamente separati dalla campata delle colonne che presenta un'ampiezza modulare di 1,5 x 1,8 metri, uguale alla dimensione delle botteghe più piccole del vecchio mercato. L'area dei negozi al dettaglio è suddivisa per categoria e dimensioni da muri e porte di acciaio pieghevoli. Vi sono anche negozi all'ingrosso: privi di muri e porte, e provvisti di mobili di legno, fungono da chioschi e magazzini. Il mercato presenta anche uno spazio per gli ambulanti registrati che occupano, a turno, le postazioni di vendita. L'edificio accoglie, infatti, diverse attività commerciali: dagli ambulanti ai banchi di cibi e beni di altro genere, dal food court al minimarket in franchising: un miscuglio, quindi, dell'economia cittadina. Il supermercato Tesco, situato all'ingresso e aperto tutto il giorno, mantiene viva l'attività dell'intero mercato. I materiali usati per la sua costruzione — calcestruzzo e acciaio — sono semplici e ben noti ai muratori locali. All(zone) ha scelto il colore grigio per la struttura, creando così un fondale neutro per le forme colorate di banchi e prodotti. Il mercato all'aperto, grazie a studiate strategie progettuali, racchiude il caos della vita quotidiana in una cornice unitaria.
Il lavoro di all(zone) possiede un carattere vernacolare ma, allo stesso tempo, appare moderno
Un altro intervento, nel quale gli oggetti della vita quotidiana sono stati interpretati in maniera davvero creativa e raffinata, è Act Naturally — l'installazione progettata da all(zone) per la Jim Thompson Farm, nella provincia di Nakhon Ratchasima, nel nordest della Thailandia. Allo studio è stato affidato il compito di definire un 'luogo' temporaneo per pranzare in un ambiente naturale, un'area nella quale le persone possano avere l'impressione che sia talmente speciale da invogliarle a sedersi e consumare un pasto. È il genere di luogo che aumenta la capacità degli esseri umani di interagire e conversare. La 'particolarità' dello spazio, comunque, è stata immaginata in modo tale da accordarsi armoniosamente con il contesto, senza disturbare la serenità e la bellezza della natura. Il progetto è stato ispirato dalle Mahot, le tradizionali decorazioni di carta intagliata che si appendono al soffitto in occasione delle feste, e che sono state scelte come tipologia formale per il loro essere un oggetto comune. Le dimensioni, però, sono state aumentate, per essere in grado di articolare lo spazio, invece di perseguire uno scopo ornamentale. Come materiale, è stato scelto un tessuto leggero e sottile: all(zone) ha condotto molti esperimenti per definirne la geometria, il disegno dell'intaglio e il peso giusto. La ricerca ha prodotto un progetto semplice ma spassoso, con una struttura tutta particolare, che si muove in accordo con la brezza e che gioca con la luce.
Ogni progetto di all(zone) è insieme armonioso, unico e speciale. Possiede un aspetto vernacolare, ma sembra modernissimo. Si fa notare senza bisogno di alzare la voce o di imporsi. È una cristallizzazione di idee, il risultato di un'impegnativa, seria e divertente collaborazione tra tutti i suoi membri. L'esito è un caos gestibile, locale e globale, semplicissimo, eppure studiato e meditato: intenso, ma in modo sottilmente sagace.