The Playful City

Celebrando la città con mostre, installazioni e dibattiti, il London Festival of Architecture ci invita anche a riflettere se i centri urbani siano davvero l'ambiente di vita più propizio a migliorare la qualità della vita.

Nei centri urbani vive una parte di popolazione mondiale maggiore che in ogni altra epoca e la tendenza pare destinata a proseguire. Ma rimane incerto se le città offrano davvero l'ambiente di vita più propizio a migliorare la qualità della vita. Organizzare un festival d'architettura che si svolge nell'arco di due settimane appare la soluzione migliore per attirare l'attenzione degli architetti, degli urbanisti e del pubblico su questo problema cruciale; di qui, la persistente validità del London Festival of Architecture, dal 23 giugno all'8 luglio.

Se il festival ha un momento emblematico si tratta forse dei London Pleasure Gardens (i "Giardini del piacere"), che offrono un panorama inconsueto del rinnovamento urbano dell'ex cuore industriale della capitale, dominato fin dagli anni Ottanta dall'edilizia speculativa residenziale e per uffici a discapito di iniziative più attente ai valori comunitari. Il sito, che s'ispira al giardino ricreativo inglese, copre 60.000 metri quadrati, è circondato da fabbriche dismesse e da costruzioni simboliche come il Dome e il Canary Wharf, e comprende bizzarrie come una sala da concerto che sembra una palla da golf, casette da Monòpoli e un bar con il tetto coperto d'erba che fa anche da platea per un cinema all'aperto. Benché i giardini siano ancora incompleti, la quantità di folla che il giorno d'inaugurazione attendeva pazientemente l'orario d'apertura indica che questo misto di archeologia industriale, luna park vittoriano e stravaganze da Terzo Millennio riuscirà a fornire al pubblico la varietà spettacolare di cui va in cerca da decenni in questa parte di Londra.
Qui sopra e in apertura: London Pleasure Gardens. Photo Agnese Sanvito
Qui sopra e in apertura: London Pleasure Gardens. Photo Agnese Sanvito
All'edizione 2012 del festival si sperimenta anche la ristrutturazione di piccola scala. Gibbon's Rent, vicino al grattacielo dello Shard, in via di completamento presso il Ponte di Londra, era uno di quei trascurati vicoli che la gente evita di percorrere. L'architetto Andrew Burns e la paesaggista Sarah Eberle l'hanno trasformato in un "teatro della jungla" o, per lo meno, nel suo embrione, visto che il serpeggiante giardino è stato lasciato incompleto per incoraggiare i residenti e gli esercizi commerciali della zona a impadronirsene e ad ampliarlo come loro sembra più opportuno. La strategia bottom-up può diventare un fattore piuttosto importante dell'urbanistica: i progetti di questa ispirazione sono una delle caratteristiche del festival di quest'anno.
Gibbon's Rent, vicolo trascurato vicino al grattacielo dello Shard, è stato trasformato dall'architetto Andrew Burns e dalla paesaggista Sarah Eberle in un "teatro della jungla". Photo Agnese Sanvito
Gibbon's Rent, vicolo trascurato vicino al grattacielo dello Shard, è stato trasformato dall'architetto Andrew Burns e dalla paesaggista Sarah Eberle in un "teatro della jungla". Photo Agnese Sanvito
Nello stesso quartiere di Southwark ha luogo un esperimento di scala maggiore. Un terreno abbandonato sotto gli archi di un viadotto ferroviario è stato scelto dal collettivo Exyzt per creare un'installazione vivente con miniabitazioni in affitto, un caffè, uno spazio insonorizzato per spettacoli, una piscina e una sauna. Quando ci sono stato la piattaforma di legno era quasi terminata e le arcate erano state trasformate in laboratorio, dormitori per i volontari e cucina; in vendita ai passanti una specialità inglese: il tortino di maiale. Il progetto, intitolato Reunion, prosegue fino alla fine di luglio per mettere alla prova la sostenibilità economica delle installazioni effimere e il loro influsso sull'edilizia permanente.
La strategia bottom-up può diventare un fattore piuttosto importante dell'urbanistica: i progetti di questa ispirazione sono una delle caratteristiche del festival di quest'anno.
Bureau Spectacular / Jimenez Lai, <i>Three Little Worlds</i> alla Architecture Foundation. Photo courtesy Daniel Hewitt
Bureau Spectacular / Jimenez Lai, Three Little Worlds alla Architecture Foundation. Photo courtesy Daniel Hewitt
Ovviamente, i festival d'architettura sono anche la celebrazione della città: parecchi itinerari a piedi e in bicicletta sono stati organizzati su temi come il brutalismo, l'Art Déco e i magazzini della zona portuale. Il Festival 2012 ha anche portato alla luce alcuni gioielli dimenticati. La galleria WORK, nella parte settentrionale di Londra, ospita (fino al 1° settembre) Inner World/Innen Welt, la prima grande mostra londinese dedicata all'opera del collettivo viennese Haus-Rucker-Co, sciolto vent'anni fa, la cui "architettura effimera" e i cui dinamici – talvolta ludici – interventi nella sfera pubblica continuano comunque a esercitare un influsso sugli studi professionali emergenti di tutto il mondo, compresi gli architetti londinesi presentati nel recente libro di Lucy Bullivant The New Arcadians. Manfred Ortner, già membro di Haus-Rucker-Co, era presente alla mostra, che comprendeva disegni, modelli e pubblicazioni originali, tra cui Domus, in un ritratto di questo gruppo d'avanguardia degli anni Settanta.
Andrew Burns e Sarah Eberle: Gibbon's Rent. Courtesy of Andrew Burns Architect
Andrew Burns e Sarah Eberle: Gibbon's Rent. Courtesy of Andrew Burns Architect
Un festival d'architettura non sarebbe completo se non ponesse alcune domande di portata più vasta. L'architetto di Chicago Jimenez Lai disegna fumetti per trattare temi di progettazione architettonica. Dalle sue storie nascono edifici e installazioni reali, tre delle quali sono visibili alla galleria dell'Architecture Foundation, che lo ospita per tutta la durata del Festival, sotto gli occhi dei passanti e dei visitatori della galleria. Come mi ha confidato Jimenez mentre ci trovavamo in una delle sue installazioni, "nell'architettura c'è spazio per la performance. Così raggiungo una maggiore autoconsapevolezza. Tutto sta nell'infrangere le barriere tra pubblico e privato e vedere che cosa ne nasce". Nel periodo in cui vi lavorerà, Lai terminerà un disegno sulle pareti della galleria: una caverna dipinta che sia lo specchio del suo soggiorno. Poi altri ospiti lo sostituiranno con proiezioni, cene, conferenze e perfino una discoteca (fino al 25 agosto).
Haus-Ruckner-Co, <i>Gelbes Herz</i> ("Cuore giallo"), 1968, in mostra alla WORK Gallery. Photo courtesy Ortner & Ortner Baukunst
Haus-Ruckner-Co, Gelbes Herz ("Cuore giallo"), 1968, in mostra alla WORK Gallery. Photo courtesy Ortner & Ortner Baukunst
Il festival ha proposto anche forme più tradizionali di dibattito, tra cui le più interessanti sono state forse le conversazioni tra l'artista Graham Gussin e l'architetto di fama internazionale David Chipperfield sui punti di convergenza dei rispettivi modi di operare. Gussin punta potenti riflettori su parti dimenticate delle città – o non-luoghi, come vengono talvolta definiti – e ne registra i risultati con la fotografia. Chipperfield ne ha apprezzato l'inattesa bellezza e le situazioni sorprendenti che svelano nel tessuto urbano, ma ha anche colto l'occasione di criticare l'attuale politica urbanistica. "La città è il risultato di attività scollegate. È davvero inevitabile che questo genere di spazi sia regolarmente destinato a deteriorarsi?", ha domandato. Un suggerimento per vincere questa battaglia? "Gli architetti devono essere sovversivi e offrire qualità che non necessariamente vengono loro richieste."
Haus-Ruckner-Co, <i>Gelbes Herz</i> ("Cuore giallo"), 1968, in mostra alla WORK Gallery. Photo courtesy Ortner & Ortner Baukunst
Haus-Ruckner-Co, Gelbes Herz ("Cuore giallo"), 1968, in mostra alla WORK Gallery. Photo courtesy Ortner & Ortner Baukunst
London Pleasure Gardens. Photo Agnese Sanvito
London Pleasure Gardens. Photo Agnese Sanvito

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