Nascondino suburbano

Dick van Gameren si ispira alla tradizione modernista funzionalista per l'ampliamento di un bungalow suburbano.

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Questo articolo è stato pubblicato su Domus 951, ottobre 2011

La Villa 4.0 si trova in una delle aree archeologiche dell'antica città fortificata di Naarden: è un contesto ricco di memorie culturali, di bellezze naturali ben conservate, noioso appena quel tanto da offrire la tranquillità e la pace necessarie dopo un'intensa giornata di lavoro in una grande città. Il committente, in precedenza, abitava ad Amsterdam, in un appartamento anch'esso disegnato da Dick van Gameren nel 1999, in un edificio all'estremità della Borneo Island. Ha avuto così modo di apprezzare una strategia progettuale basata sull'equivalenza 'interno = esterno', in grado di collegare l'esperienza dello spazio domestico al paesaggio circostante, grazie ad ampie superfici trasparenti.

Prendendo spunto dalla Farnsworth House, l'interpretazione che Van Gameren ha dato delle esigenze del committente si è tradotta nell'introduzione in una struttura preesistente, completamente rivisitata, di grandi aperture, facciate e di un padiglione vetrati. Il risultato, ironicamente, è un'atemporalità di stampo modernista.
Osservandole dall'esterno, le due torri strambate che Van Gameren ha aggiunto al centro dell'edificio creano un contrasto spiritoso. L'interno dell'ingresso, invece, offre una sensazione più seria. Nei giorni di sole, la luce naturale gioca negli spazi domestici creando forme e figure su pareti e pavimenti come in una cattedrale: un ottimo sistema per impressionare i visitatori. L'atrio non è uno spazio studiato per trattenersi a lungo. Riesce, comunque, a suscitare una certa curiosità su che cosa stia accadendo nelle altre stanze: in cucina, nelle stanze da letto e in soggiorno.
La sensazione di un ritorno al modernismo è rafforzata dal disegno degli interni curato dallo studio IDing di Amsterdam: per esempio, dal design rétro dei divani nell'area riservata alla conversazione. Il committente teneva più alla superficie che al lusso estremo e la trasformazione del bungalow originario razionalizza al massimo i 500 m2 ottenuti con questo ampliamento, il quarto dal 1967 (da cui deriva il nome di Villa 4.0). L'affaccio sul parco circostante è spettacolare, forse un po' troppo di fronte alla sensazione di vuoto che si prova nel padiglione vetrato.
È un commento inconsueto per un critico d'architettura, ma si può affermare che, per i bambini, quest'edificio è un posto fantastico per giocare a nascondino. L'organizzazione spaziale e la bizzarra ristrutturazione della pianta offrono un costante elemento di sorpresa e un motivo di divertimento
Non si può fare a meno di chiedersi se ci si sentirebbe a casa in questo luogo. O, ancora, se questa abitazione non è po' troppo teatrale. In tutti i casi, l'intimità degli spazi minori (la cucina con la sua stufa ad alto rendimento o la stanza da letto con il pavimento di bambù) comunica sensazioni confortevoli, mentre la scelta dei materiali regala calore e personalità alla casa. In queste camere non ci si sente dentro un'opera d'arte, ma in un'abitazione familiare funzionale. Ci si immagina subito distesi a letto a leggere il giornale o in cucina, a preparare da mangiare o a cenare con gli amici attorno al grande tavolo.
È un commento inconsueto per un critico d'architettura, ma si può affermare che, per i bambini, quest'edificio è un posto fantastico per giocare a nascondino. L'organizzazione spaziale e la bizzarra ristrutturazione della pianta offrono un costante elemento di sorpresa e un motivo di divertimento. E, allora, che cosa si può criticare? La casa è un po' sbilanciata: il padiglione è troppo grande, le camere da letto e lo studio troppo piccoli. Quest'ultimo è poco significativo. Benché la veduta sul paesaggio sia costantemente presente, si avverte curiosamente la mancanza di un tocco di verde, come per esempio la presenza di una pianta negli spazi più ampi. Forse, nell'insieme l'edificio manca di colore. Inoltre, può sembrare un paradosso, ma dall'interno è particolarmente difficile raggiungere l'esterno.
Questo aspetto della composizione architettonica è probabilmente intenzionale e l'architetto, quindi, si diverte a sfidare e a stupire i visitatori con una sequenza di esperienze spaziali diverse l'una dall'altra, esperienze che si alternano quando ci si sposta da un capo all'altro della residenza. Se è così, questo progetto raggiunge l'obiettivo che si propone. E ci fa desiderare che fosse in un ambiente più pubblico. Christian Ernsten, Critico
Progettisti: Dick van Gameren architecten
Team di progetto: Dick van Gameren, Justin Fowler, Maarten de Geus, Sebastiaan Kaal, Maarten Peters, Mark Sloof
Progetto d'interni: Iding, Tommy Kleerekoper, Sanne Schenk, Miriam Zuurbier
Gestione del cantiere: Tijs Post Bouwbegeleiding
Ingegneria strutturale: BreedID
Design del paesaggio: Michael van Gessel
Impresa edile: Bouwbedrijf L. Post en Zonen

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