Project Heracles #11

La curatrice romana ha scelto nove proposte in grado di rappresentare la dimensione dello scambio con immagini irrealizzabili, poetiche o ironiche

Per leggere la serie dei commenti a Project Heracles di Lieven De Cauter e Dieter Lesage, Geoff Manaugh, Saskia Sassen, Bruce Sterling, Asif Khan e Pernilla Ohrstedt, Elisa Poli, Carson Chan, Salvatore D'Agostino, Matteo Costanzo, e Pippo Ciorra vai qui. Emilia Giorgi ha selezionato nuove cartoline, tra le centinaia inviate a Domus.


Scorrendo le centinaia di progetti giunti alla redazione di Domus per suggerire un possibile collegamento tra Europa e Africa attraverso lo stretto di Gibilterra, mi è tornato in mente un testo del curatore e artista nigeriano Olu Oguibe, letto qualche anno fa.
L'autore racconta di quando da bambino, costretto dall'embargo imposto alla popolazione della regione del Biafra durante la guerra civile nigeriana, utilizzava le voci provenienti da una vecchia radio a transistor per infrangere idealmente tutte le frontiere senza lasciare la sua stanza. "La radio a transistor – scrive Oguibe - allargava i confini del mio mondo e della mia immaginazione oltre le sette colline e i sette mari, fino a terre ancora da immaginare, culture i cui nomi sapevo a stento pronunciare, geografie che arrivai a conoscere e possedere senza uscire fisicamente dal mio vicinato." (Cfr. La radio a transistor degli dei, in ibridA AfricA, a cura di Egidio Cossa e Guido Schlinkert, Gangemi Editore, Roma 2002).
Poco convinta della necessità di una struttura permanente e per questo invasiva che congiunga materialmente i due continenti, ho scelto dieci proposte in grado di rappresentare il viaggio/percorso di scambio con immagini irrealizzabili, poetiche o ironiche per uno spostamento immaginario, in alcuni casi emozionale.
L'ambiente descritto da questi progetti diventa narrativo. Uno spazio di separazione per ospitare il passaggio di visitatori occasionali che si incontrano, si raccontano, si scambiano esperienze e brani culturali e identitari. Per esaltare ancor più il carattere romanzesco di questo viaggio ideale, ho pensato di commentare le singole cartoline attraverso un sistema di associazioni libere con sequenze cinematografiche, racconti letterari, citazioni e idee mutuate da artisti o architetti. Un approccio che mi permetta di dar vita a un ciclo di produzione surreale, offrendo suggestioni e aperture verso ulteriori forme di deterritorializzazione solo evocata.

Cartolina #105. [immagine sotto] Inizio il mio itinerario con la proposta più poetica, una serie di trampolini che punteggiano lo stretto di Gibilterra. I viaggiatori, provenienti da entrambe le sponde, scalano ciascuna di queste "fragili infrastrutture" per tuffarsi e nuotare verso la successiva, fino a raggiungere la meta. I singoli oggetti e il movimento generato da chi li utilizza mi ricordano i Mobiles di Alexander Calder che così li descriveva: "A mobile in motion lives an invisible wake behind it, or rather, each element leaves an individual wake behind its individual self. Sometimes these wakes are contracted within each other, and sometimes they are deployed." (Cfr., A propos of measuring a mobile, 1943, testo inedito, Archives of American Art, Smithsonian Institution)

Cartolina #133. [immagine in alto] "Le radici degli alberi stanno già penetrando nell'ossatura dell'imbarcazione, fra poco non serviranno più queste vele issate, basterà che il vento soffi fra le cime degli alberi e porti la caravella verso la meta. È una foresta che naviga e si mantiene in equilibrio sopra le onde, una foresta dove senza sapere come hanno cominciato a cantare gli uccelli... L'Isola Sconosciuta prese infine il mare, alla ricerca di se stessa."
José Saramago, Il racconto dell'isola sconosciuta, (1997), Einaudi, Torino 2003.
In apertura: A floating island, Mario Lamber (Italia). Sopra: Fragile Infrastructure #1, Sara Angelini, Davide Piccinini (Italia).
In apertura: A floating island, Mario Lamber (Italia). Sopra: Fragile Infrastructure #1, Sara Angelini, Davide Piccinini (Italia).
Cartolina #158. [immagine sotto] "Non è importante sapere dove siamo. È importante sapere dove si può essere da un momento all'altro in questo momento, decidere dove stare per essere più civili possibile. Dal momento che si decide dove si è, vuol dire che si vuol conservare qualcosa; si è già dentro i canoni della cultura e questo non va bene, è sbagliato. Che importanza ha sapere dove si è? Essere vuol dire qualcosa di statico, di fermo; no, la realtà non è così."
Enzo Cucchi in Cucchi, cat. esp, Amnon Barzel (a cura di), Museo d'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 1989
Resendiz Cruz Guadalupe Antonia.
Resendiz Cruz Guadalupe Antonia.
Cartolina #49. [immagine sotto] Nel breve film Le ballon rouge di Albert Lamorisse, piccolo gioiello pre-nouvelle vague del 1956, un bambino ha come solo amico un palloncino. Il gioco, lungi dall'essere un mero oggetto inanimato, diventa l'espediente per evidenziare le traiettorie del bimbo attraverso i luoghi più nascosti della città di Parigi, lasciandoci scoprire architetture e persone che caratterizzano l'identità di ciascuna zona. Bucato da un gruppo di ragazzi, viene sostituito in un'onirica scena finale da tutti i palloncini della città accorsi per trasportare il bimbo deluso in una lunga fuga verso il cielo e altre dimensioni geografiche da scoprire.
L'ambiente descritto da questi progetti diventa narrativo. Uno spazio di separazione per ospitare il passaggio di visitatori occasionali che si incontrano, si raccontano, si scambiano esperienze e brani culturali e identitari.
Welcome to Africa, Pat & Luca Architecture, Melbourne (Australia).
Welcome to Africa, Pat & Luca Architecture, Melbourne (Australia).
Cartolina #39. [immagine sotto] "Chi è fiero della propria paura. Osa tendere cavi sui precipizi, si lancia all'assalto dei campanili, allontana e unisce le montagne. Il suo cavo d'acciaio, la sua corda devono essere tesi all'estremo. Egli si serve di un bilanciere per le grandi traversate. È il Ladro del Medioevo, l'Ascensionista del secolo di Blondin, il Funambolo."
Philippe Petit, Trattato di funambolismo, (1985), Ponte alle Grazie, Milano 2010
Connection means equilibrium, Matteo Muggianu (Italia).
Connection means equilibrium, Matteo Muggianu (Italia).
Cartolina #29. [immagine sotto] "Progettare architettura vuole anche dire disegnare un posto dove, al tramonto, due amici seduti per terra si raccontano, adagio le storie della loro vita."
Ettore Sottsass, Foto dal finestrino, Adelphi, Milano 2009, appunto del 1983
Shio Stop, Giuseppe Volpe, Bitonto (Bari, Italia).
Shio Stop, Giuseppe Volpe, Bitonto (Bari, Italia).
Cartolina #115. [immagine sotto] "Gli utenti finali, quelli che comprano e usano i miei oggetti… Non posso certamente confrontarmi con loro, ma provo sempre a immaginarmeli: costruisco piccole storie, quasi dei film, cerco di disegnarli, immagino la loro vita e i loro nomi, li identifico con qualcuno che conosco. Non voglio mettermi a fare lo psicologo, ma le relazioni che gli esseri umani intrattengono con le cose sono davvero affascinanti, e gli oggetti, dal canto loro, costituiscono un formidabile osservatorio sociale sull'umanità."
Kostantin Grcic, intervista di Valentina Ciuffi, in "Klat", n. 2, marzo 2010
Market as a landscape of "connection", Ya Ying Feng Guangzhou (Cina).
Market as a landscape of "connection", Ya Ying Feng Guangzhou (Cina).
Cartolina #56. [immagine sotto] "…Ci sottomettiamo docilmente a viaggi grotteschi attraverso profumi, persone in cerca d'asilo, cantieri, biancheria intima, ostriche, pornografia, telefoni cellulari – avventure incredibili per il cervello, l'occhio, il naso, la lingua, l'utero, i testicoli…"
Rem Koolhaas, Junkspace, (2001), in Rem Koolhaas, Junkspace. Per un ripensamento radicale dello spazio urbano, Quodlibet, Macerata 2006).
Heracles Cruise, Andrea Perletti, Aster Sittoni, Filippo Tiozzo, Erica Ubbiali (Italia).
Heracles Cruise, Andrea Perletti, Aster Sittoni, Filippo Tiozzo, Erica Ubbiali (Italia).
Cartolina #139. [immagine sotto] Concludo la selezione con un brusco ritorno alla realtà. A questa immagine di perfetta ed edulcorata organizzazione, prefigurazione surreale almeno quanto il ponte sorretto da uno sciame di palloncini, voglio accostare le fotografie scattate dal sudafricano Pieter Hugo alla baraccopoli di Agbogbloshie nel Ghana. Il ciclo Permanent Error (in mostra al museo MAXXI di Roma dal 1 dicembre) documenta lo scenario apocalittico rappresentato da una discarica di rifiuti tecnologici provenienti dalle donazioni occidentali. Tra i rottami si aggirano, come un esercito di fantasmi rubati a La Strada di McCarthy, quei giovani giunti dai paesi vicini per ricavare metalli da rivendere, contaminando irrimediabilmente l'ambiente in cui sono costretti a vivere.
The never-ending construction site between Africa and Europe. Samia Henni & Giorgio Ponzo, Rotterdam (Olanda).
The never-ending construction site between Africa and Europe. Samia Henni & Giorgio Ponzo, Rotterdam (Olanda).

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