Hi-tech naturale

La leggerezza e la precisione del legno in tre progetti svizzeri: un rifugio per alpinisti, un edificio amministrativo per un museo all'aperto e un edificio residenziale.

Ogni progetto è un gettare avanti e presuppone un costruire il momento pensando alle sue conseguenze future. Ciò è particolarmente importante oggi, in un periodo di crescente necessità di una gestione responsabile delle modifiche dell'ecosistema. I sintomi sono noti: effetto serra, surriscaldamento globale, esaurimento delle risorse. Le cause sono varie, e fra queste vanno annoverate la costruzione e la gestione degli edifici, responsabili del 40% delle emissioni di co2. Le risposte devono saper combinare una gestione scientifica delle risorse con una rinnovata sensibilità verso le loro qualità. In architettura, il legno permette questa combinazione. Plurale, versatile, poliedrico, ha abbandonato il cliché rurale e alpino ed è riconosciuto come un materiale naturale high tech a basso impatto ambientale. Un materiale la cui produzione, se ben gestita, è illimitata. Una produzione che avviene nel bosco, una 'fabbrica' che lavora e al contempo offre spazio ricreativo, immagazzina co2 e, come 'scarto di lavorazione', produce ossigeno. I vantaggi del costruire in legno sono molti: leggerezza, rapidità e facilità di lavorazione, precisione, riduzione degli imprevisti in corso d'opera, varietà, bellezza e comfort naturale. Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, consistenza: sono le qualità che Italo Calvino nelle Lezioni americane propone per questo millennio. Costruire ha conseguenze ecologiche, ma la sostenibilità di un progetto è anche la sua capacità di dialogare con un contesto culturale e fisico dato. Una situazione esemplificata da tre architetture realizzate recentemente in Svizzera.

Il Passo del San Gottardo è da sempre uno dei principali luoghi di comunicazione tra il mondo mediterraneo e quello mitteleuropeo. Ma raggiungere i suoi 2.091 metri non è molto agevole, neppure oggi, e non sorprende che già nel XIII secolo si menzioni la presenza di un Ospizio per i viandanti, arricchito nel '600 da una cappella, e ampliato poi continuamente per adattarlo alle crescenti esigenze. Un nuovo capitolo di questa storia l'ha scritto nel 2010 lo studio Miller&Maranta di Basilea, ristrutturando completamente l'ospizio per adeguarlo ai criteri attuali di una struttura alberghiera.
In alto: ospizio per i viandanti ristrutturato dallo studio
Miller&Maranta di Basilea, per adeguarlo ai criteri attuali di una
struttura alberghiera. Sopra: nel confronto fotografico
prima e dopo l’intervento
emerge la volontà
progettuale di ripulitura e
chiarezza architettonica. Foto Ruedi Walti
In alto: ospizio per i viandanti ristrutturato dallo studio Miller&Maranta di Basilea, per adeguarlo ai criteri attuali di una struttura alberghiera. Sopra: nel confronto fotografico prima e dopo l’intervento emerge la volontà progettuale di ripulitura e chiarezza architettonica. Foto Ruedi Walti
Il progetto si è basato sul carattere della preesistenza, che è stata rispettata e precisata criticamente ripulendola dagli elementi di confusione e d'indebolimento architettonico. L'azione più evidente è stata la ricucitura dei due volumi separati dell'ospizio e della cappella sotto un unico grande tetto rivestito in piombo e abitato da numerosi abbaini. Inserire un albergo moderno in un edificio storico non è cosa indolore: è stato necessario realizzare un vero e proprio edificio nell'edificio, svuotando la preesistenza ma preservandone le facciate, innalzate di un piano verso sud e consolidate da un cordolo di cemento che funge da appoggio al tetto. I piani inferiori sono stati realizzati in muratura, quelli superiori invece in una struttura di legno, seguendo una tecnica a travi, pilastri e tavolati tipica della regione. Tale struttura lignea è invisibile dall'esterno, essendo rivestita dalla copertura e protetta dalle pareti in pietra. La decisione di procedere con una costruzione a secco ha permesso di prefabbricare gli elementi a valle, trasportarli e montarli nelle poche settimane estive senza neve. Il legno ottimizza anche il consumo energetico dell'edificio, che è garantito da una pompa di calore. Attraverso una piccola porta si accede ai locali di servizio e a un grande soggiorno con una biblioteca adiacente. Una scala di legno sale fra due muri intonacati di grigio e distribuisce i piani con le piccole camere: una nicchia con l'alcova e l'arredo semplice rendono omaggio al carattere del vecchio ospizio. Nelle camere emerge il legno, lasciato finalmente libero alla vista, al tatto e all'olfatto. Una camera di legno in montagna, a prima vista una cosa normalissima. Ma guardando fuori dalla finestra, non si vede che roccia. Come in città, questo è un mondo minerale: il bosco non c'è. Il nuovo Ospizio è un'architettura fra continuità e analogia inattesa: è un edificio urbano, costruito in montagna per puro sforzo di volontà. Proprio per questo diviene un'architettura memorabile per chi giunge sul passo e scorge questo volume fortemente verticale, posto a sfidare un luogo sublime.
L’edificio residenziale di pool Architekten che si sviluppa lungo la Badenerstrasse nel centro di Zurigo. Foto Giuseppe Micciché.
L’edificio residenziale di pool Architekten che si sviluppa lungo la Badenerstrasse nel centro di Zurigo. Foto Giuseppe Micciché.
Un lotto lungo la Badenerstrasse nel centro di Zurigo: il contesto nel quale si inserisce l'edificio residenziale di pool Architekten è inequivocabilmente urbano. Gli architetti rispondono con un'architettura ritmata volumetricamente: l'andamento dei corpi a filo strada interrotti da profondi arretramenti è una chiara scelta linguistica, ma anche funzionale, perché permette di allontanare i 54 appartamenti dal rumore, dando loro un doppio affaccio aprendoli verso il parco retrostante. Un gioco dinamico ripreso dal disegno zigzagante degli elementi di facciata, che insieme alle finestre angolari offre un indizio della leggerezza della struttura portante in legno: un legno che non si vede, ma che produce i suoi effetti benefici.
I vantaggi del costruire in legno sono molti: leggerezza, rapidità e facilità di lavorazione, precisione, riduzione degli imprevisti in corso d'opera, varietà, bellezza e comfort naturale.
Sinistra: gli interni in fase
di costruzione. Destra: negli appartamenti finiti il legno strutturale non è visibile. Foto Giuseppe Micciché
Sinistra: gli interni in fase di costruzione. Destra: negli appartamenti finiti il legno strutturale non è visibile. Foto Giuseppe Micciché
Grazie alle sue caratteristiche di coibentazione termica, riduzione di energia grigia e immagazzinamento di co2, questo edificio è il primo a soddisfare gli esigenti criteri fissati dal programma urbano 'Società 2000 Watt', che prevede di abbassare il consumo annuo pro capite a 2kW entro il 2050. La costruzione è semplice: sopra il piano terra in cemento armato poggiano 6 piani con struttura in legno massiccio realizzati con il sistema Topwall: una serie di assi di legno in abete sono fissati fra loro e isolati termicamente, intonacati e rivestiti in facciata con pannelli in fibra di cemento. I solai prefabbricati sono collegati alle pareti con pioli di legno. L'energia per la gestione dell'edificio è fornita da una pompa di calore, da pannelli solari e dal riciclo del calore prodotto dal supermercato posto a piano terra. Realizzato per una cooperativa edilizia, l'edificio di Badenerstrasse 380 si propone come progetto sostenibile esemplare, senza rinunciare a essere soprattutto una buona architettura urbana.
Edificio direzionale del museo all’aperto Ballenberg realizzato nel 2010 da Gion Caminada, qui la soluzione d’angolo
con gli elementi in legno
prefabbricati. Foto Lorenz Jaisli
Edificio direzionale del museo all’aperto Ballenberg realizzato nel 2010 da Gion Caminada, qui la soluzione d’angolo con gli elementi in legno prefabbricati. Foto Lorenz Jaisli
Il museo all'aperto Ballenberg raccoglie edifici tipici di tutta la Svizzera: ogni edificio è originale, non ci sono repliche, anche se nella sua posizione e nel rapporto di vicinato appare spaesato. Per questo luogo di storie diverse Gion Caminada realizza nel 2010 l'edificio direzionale. Nel suo lavoro Caminada pone sempre l'accento sul fare architettura nella continuità della tradizione, ma attraverso un'interpretazione compatibile e non mimetica. Al Ballenberg ogni edificio risponde a una diversa tradizione e logica costruttiva, l'unica costante comune è l'elevato livello di artigianalità determinata dalle condizioni dei diversi luoghi d'origine. Su questo tema opera Caminada, realizzando un edificio dalla presenza decisa basato su due elementi: un reticolo di colonne e una facciata fortemente espressiva. A differenza del pilastro che deve solo sostenere i pesi, una colonna racconta di un dialogo fra forze, materiale e volontà umana. In questo caso le colonne organizzano flessibilmente gli spazi dell'intero edificio e li distribuiscono su 3 piani attraverso una scala posta simbolicamente al centro. A piano terra si trovano la ricezione e alcuni spazi riunione, al primo piano gli uffici direzionali, mentre in quello superiore è ospitata una biblioteca e le stanze per pedagogia e ricerca. Le pareti divisorie, rivestite di juta, non raggiungono il soffitto, lasciando così sempre in vista la trama complessiva delle travi. Nel disegno della facciata, prefabbricata con elementi in abete locale, si rivela la sensibilità di Caminada: la grande cura artigianale con cui è lavorato il semplice tavolato conferisce all'edificio un carattere straordinario. Le transizioni del materiale fra parete e cornicione, i pannelli d'angolo e gli infissi sono simili a cuciture e orli di un abbigliamento curato. Questo atteggiamento manierista, quasi barocco nella sua espressione, riscatta il sistema da una possibile meccanicità e lo innalza al pari degli altri edifici del Ballenberg ad architettura originale e, al contempo, coerente. Alberto Alessi
La scala centrale struttura
lo spazio interno. Foto Lucia Degonda
La scala centrale struttura lo spazio interno. Foto Lucia Degonda

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