Il Festival dell'architettura di Londra

Ridotta a causa della recessione economica a soli tre week-end l'edizione di quest'anno si è concentrata in alcuni punti della città, ognuno con un tema diverso.

Frutteti temporanei, orti nomadi e teatri portatili hanno annunciato a piena voce quest'estate il ritorno del Festival dell'Architettura, un'orgia biennale di passeggiate, seminari, installazioni e performance focalizzate a riconnettere gli architetti al loro pubblico disaffezionato. Al posto dell'incredibile sequenza di eventi in tutta la città durata un intero mese nel 2008, il festival di quest'anno è stato ridotto a causa della recessione economica a soli tre week-end e si concentra in alcuni punti della città, ognuno con un tema diverso, dalla passeggiata nel centro della Londra "regency" di Terry Farrell intitolata "Nash Ramblas", all'hinterland Olimpico intorno a Stratford nella parte est della città, alla "foresta urbana" nel Bankside a sud del Tamigi.

Al suo meglio, il festival ha dimostrato l'uso alternativo di porzioni della città, fornendo una lente d'ingrandimento per guardare da vicino e in modo nuovo le nostre strade e cercare di coinvolgere le comunità locali. Il Frutteto Urbano, ideato da Heather Ring e curato dall'Architecture Foundation, ha occupato un lotto abbandonato sotto un viadotto della ferrovia, trasformandolo in un rifugio per "erbacce" e ottantacinque piante da frutta. Ospitando una serie d'incontri su come produrre sidro e classi di giardinaggio d'assalto, il frutteto è diventato una florida comunità botanica che vivrà anche dopo il festival: le piante saranno distribuite nei vari quartieri popolari nelle vicinanze e nell'autunno adottate dagli stessi abitanti.

Un progetto creato dagli studenti del Central Saint Martins ha evidenziato alcune delle forze invisibili che operano all'interno della città agendo sotto le spoglie della "London Flapjack Association", una critica alquanto eccentrica dei "Distretti per il Miglioramento dell'Imprenditoria" che progressivamente stanno privatizzando i nostri spazi pubblici. Pattugliando il Bankside con il loro "Mobile Ranger Hub" (o carrello per il tè), hanno distribuito prodotti da forno ufficialmente autorizzati e reclutato un esercito di "Flapjack Rangers" in canotte ad alta visibilità.

Nel frattempo Daniel Marmot e Pooja Agrawal con la loro Chai-cycle, una bancarella su ruote per la vendita del tè, pedalando senza interruzione tra la miriade di eventi e distribuendo tazze di tè per sedare la sete degli spettatori hanno dimostrato il potenziale che anche i luoghi più improbabili hanno di diventare punti d'incontro.

Al suo peggio, il festival ha evidenziato come gli architetti si siano ormai ritirati nel loro mondo teorico interiorizzato, progettando una moltitudine di "spazi pubblici" senza considerare l'utente finale, il pubblico. L'installazione in Stratford "Hyperlimpics" di Field72 ha fornito un chiaro esempio di tale indulgenza, trasmettendo rumori di folla dal loro modulo a sedere mobile orientato verso un grande schermo in cui ci si poteva vedere. Il suo tentativo di commentare sul mondo dello spettacolo purtroppo era anche un deterrente assai rumoroso per chiunque cercasse di sedersi sopra.

In modo simile, l'elegante padiglione ristorante sul tetto, realizzato da Carmoady Groarke, appollaiato sopra il cantiere olimpico e costruito con materiali in eccedenza, ha fornito un appropriato monumento all'esclusività: esteticamente provvisorio ed economico, a un prezzo inflazionato di 90 euro a testa, era tutt'altro che economico.

Altrove, New London Architecture con il loro "parco tascabile" istantaneo, un giardino pubblico temporaneo in cui si sono svolti una fitta serie di libere discussioni, spettacoli e "bagni di sole", hanno dimostrato che il vecchio trucco di coprire la strada con un tappeto erboso rappresenta ancora una forte attrazione per il pubblico. Gli studenti della Welsh School of Architecture in Cardiff hanno continuato il tema del verde, organizzando una serie di "orti nomadi" utilizzando pallet e altri materiali recuperati dal mercato nel Borough, dando vita a degli spazi festosi in cui soffermarsi ai margini del frenetico mercato coperto. Questi progetti hanno generato un immediato interesse, catturando l'immaginazione del pubblico su come potrebbe essere la città del futuro. Gli eventi ben riusciti del festival hanno dimostrato che interventi temporanei possono dare un'istantanea di ciò che è possibile con il potenziale di aprire dibattiti fondamentali sul futuro di un luogo o di una strada. Troppo spesso questi progetti spariscono con la stessa velocità con cui sono apparsi. Senza un piano per il loro futuro, questi rimangono unici, anomalie serendipiche biennali nel calendario architettonico, piuttosto che delle opportunità per discutere il futuro delle nostre città e per interrogare i lati meno felici del mondo che ci circonda. Oliver Wainwright
Photo Agnese Sanvito
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Photo Agnese Sanvito
La London Flapjack Association, progetto degli studenti del Central Saint Martins, è una critica alquanto eccentrica dei "Distretti per il Miglioramento dell'Imprenditoria" che progressivamente stanno privatizzando i nostri spazi pubblici
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