Gli edifici religiosi, e specialmente le piccole cappelle, sono spesso più adatti – e quindi spesso destinati – a contesti delicati: angoli e stradine tranquille in città oppure, in montagna, al termine di catartici percorsi a piedi. Ma il profilo spigoloso della Cappella di Netos si trova all'estremità dell'affollata via principale di un villaggio della costa occidentale portoghese. La vicinanza del traffico, del rumore degli scarichi e della strada ha indotto l'architetto Pedro Mauricio Borges a definire il progetto come un tentativo di trovare una mediazione tra il sacro e il profano.

A parte la collocazione e la curiosa struttura piramidale asimmetrica del tetto, la maggiore eccentricità dell'edificio è una nicchia di vetro scavata in profondità nella facciata di nord-ovest, che dà sulla strada, che fa da cornice a una statua del Cristo dal fascino inconsueto. Visibile dalla strada e simile a una pala d'altare, l'immagine del Cristo al di là della spessa vetrata vuole indicare all'esterno l'edificio come uno spazio religioso. Dalla navata l'immagine sembrerà galleggiare nello spazio esterno, dato che dall'interno la profondità della parete non viene percepita.

Lo spazio interno – una saletta con poche panche – è chiaro e pacato, con una finestra sulla parete meridionale che proietta luce sulla parete nord-occidentale.

La cappella è costruita con semplicità ed economia, con un unico strato di rivestimento in ghiaia calcarea, e l'effetto è analogo a quello della pietra locale. Secondo l'architetto il materiale bilancia la "forma piramidale della cappella con l'atemporalità delle costruzioni di pietra, richiamando anche, grazie al colore, la pietra utilizzata nei monumenti della regione". Si tratta senza dubbio di un episodio curioso e di un ardito omaggio a questa piccola città. Beatrice Galilee