L'attesa apertura al pubblico è avvenuta la scorsa settimana: i giardini sono ora impeccabilmente pettinati, la villa è restaurata e gli architetti, celebri per la loro stringatezza, hanno aggiunto alla splendida proprietà un padiglione di pietra bianca, sobrio e di serena grandiosità.
Una visita alla residenza e ai giardini, la settimana scorsa, permetteva di assaporare un'atmosfera decisamente "West London": gente che portava i cani a spasso nei vialetti o si incontrava davanti a una tazza di caffè, carrozzine e bambini gravitavano intorno al locale, segno d'identità del luogo. È evidente che il pezzo forte del progetto è il profondo e ampio porticato scandito da pilastri di sobrie proporzioni, realizzato in originali blocchi bianchi di pietra di Portland bocciardati. Sono una bella cornice per il giardino e forniscono un utile riparo ombroso nel famigerato clima inglese (che, se non è troppo freddo e piovoso, è troppo caldo e umido).
Mentre il progetto è certamente un intelligente ed elegante contributo alla veduta dei giardini, l'interno è poco interessante, ed è generico come tanti altri caffè. I paralumi a specchio apparivano più adatti a un bar trendy, l'arredamento è scomodo e il tè era tiepido. È evidente che gli architetti hanno dedicato molto più tempo e molta più competenza alla struttura permanente, alle proporzioni e ai materiali. Chi passeggia nel giardino e sosta sotto il colonnato ne godrà pienamente. Ma per chi sta dentro non è quel che si dice una festa. Beatrice Galilee
