L’Austria a New York

Dopo dieci anni, la slanciata torre di Raimund Abraham, sede del Centro culturale austriaco, è finalmente ultimata. Ce ne parla Michael Webb. Fotografia di Michael Moran

Raimund Abraham fa parte di quella lunga schiera di immigrati dall’Austria che nel tempo hanno rivelato all’America il lato più segreto e aspro della cultura europea. La torre rastremata del Forum Culturale Austriaco di New York (un progetto che ha ormai dieci anni) è finalmente terminata e funzionante. L’area su cui insiste, di limitate dimensioni ma di grande rilievo urbanistico, si trova nel cuore di Manhattan, in un isolato a sud del MoMA e del nuovo American Museum of Folk Art: sulla stessa strada su cui si affacciano la CBS di Eero Saarinen e il Seagram Building di Mies van der Rohe. In forte contrasto con queste icone rettilinee e i loro fiacchi epigoni, la torre di Abraham è come un coltello affondato nella ‘pasta’ del tessuto urbano. È uno schiaffo alla reazione politica ed estetica, che potrebbe scuotere New York e, come un catalizzatore, contribuire ad aprire la città all’architettura d’avanguardia.

In origine il Forum aveva sede in un palazzetto di cinque piani acquistato nel 1958. Ben presto però esso si rivelò insufficiente, e dopo molte discussioni il governo austriaco decise di usare l’area per costruire una nuova struttura che si sviluppasse maggiormente in altezza (anche se il lotto misurava meno di 8 metri in larghezza e appena 25 in profondità). Indetto un concorso riservato esclusivamente ad architetti nati in Austria, la giuria (di cui facevano parte Kenneth Frampton, Richard Meier e Charles Gwathmey) scelse la proposta di Abraham fra quelle di altri 225 concorrenti. Le caratteristiche del sito e le restrittive norme edilizie urbane hanno influito sul progetto di Abraham, che ha saputo trasformare le costrizioni in vantaggi. Per garantire le due uscite di sicurezza richieste dai vigili del fuoco, l’architetto ha collocato scale a forbice sul retro dell’edificio, in modo da lasciare sgombro il resto del piano di calpestio: di queste scale con rampe che si intersecano, egli dice poeticamente che “lottano per raggiungere l’infinito, come la colonna senza fine di Brancusi”.

Per il Forum Abraham ha ideato una struttura tripartita: Vertebre (le scale), Torso (la torre di venti piani), Maschera (il curtain wall digradante della facciata). Dalla strada l’edificio appare a prima vista eccessivamente sottile e spigoloso, come una di quelle torri ‘firmate’ che furono infilate nel centro di Tokyo durante gli anni Ottanta: ma mentre quei pretenziosi edifici erano stati progettati soprattutto per apparire, quasi come giganteschi tabelloni pubblicitari, la torre di Abraham è rigorosa, coerente e molto rispettosa del tessuto urbano. Le facciate bianche dell’albergo e degli uffici ai lati sono parzialmente arretrate rispetto all’allineamento dell’edificio, così che il Forum alla base sporge in avanti, e poi digrada per 86 metri di altezza, rientrando nel profilo di questa parte della città. Pannelli di zinco rivestono il cemento delle pareti laterali e della scala, percorse da tagli diagonali.

A metà altezza, la cascata di vetro colorato della facciata è interrotta da due rientranze e relative sporgenze; la scansione ritmica è completata da elementi verticali e da aperture a spigoli vivi, che hanno tutti una funzione specifica, oltre a quella di riportare la torre all’ortogonalità del contesto. La più vistosa di queste sporgenze è un prolungamento vetrato dell’ufficio del direttore al settimo piano, una specie di belvedere che serve anche come studio.

Le esigenze del Forum erano quelle tipiche di ogni istituto di cultura: spazi versatili per mostre e manifestazioni varie, sale per conferenze, incontri e seminari, una biblioteca, uffici, e un appartamento per il direttore. Ma la verticalità della struttura e il piacere della sperimentazione sono stati uno stimolo per Abraham e l’hanno portato a creare un interno trasparente e permeabile. Verso strada una parete di vetro rende visibile l’atrio con il semicilindro di acciaio inossidabile del nucleo dei servizi. Un lucernario al secondo piano illumina la parte posteriore dell’atrio, le sottostanti gallerie espositive a piani sfalsati e gli spazi di riunione, oltre a consentire la vista della facciata posteriore arretrata della torre. Scale leggere collegano le piattaforme delle gallerie e conducono a un teatro interno a due livelli che può ricevere la luce naturale quando se ne ripiegano le pareti-schermo di legno.

La luce fa da filo conduttore per chi visita questo edificio, osserva Abraham. Si arriva dalla luce dell’esterno e ci si sposta verso la luce che filtra sul retro penetrando dalla facciata nord. Il percorso è indicato dalla scala e dal fluire dello spazio: è l’edificio stesso che suggerisce al visitatore dove dirigersi. Poiché i diversi piani sono raggiungibili in pochi secondi, per la presenza dell’ascensore, e il numero dei visitatori è contenuto, Abraham ha alternato nell’edificio spazi pubblici e spazi privati. Nella biblioteca a doppia altezza, situata sopra il teatro, una scala sale dalla zona delle scaffalature dei libri alla sala di lettura al mezzanino. Ai livelli sei e undici si trovano studi e uffici ai livelli intermedi. All’appartamento del direttore si accede passando attraverso la sala da pranzo al diciannovesimo piano e percorrendo poi una elegante scala a spirale di acero che scende al soggiorno, alla camera da letto principale e alle camere dei figli. Alla sommità della torre in cui si trovano, debitamente schermati, i depositi dell’acqua e gli impianti tecnici, c’è anche un terrazzo riparato che viene usato per i ricevimenti: da questo terrazzo la vista spazia dalla 52esima strada fino ai due fiumi di New York, l’East River da un lato e l’Hudson dall’altro. Per il direttore Christoph Thun-Hohenstein, un diplomatico che si è trasformato in impresario culturale, il ruolo del Forum è quello di favorire la collaborazione fra gli Stati Uniti, l’Austria e i Paesi a essa vicini nel campo dell’arte del nuovo secolo.

Egli ricorda che cento anni fa Vienna fu il perno di un’avanguardia internazionale, la città in cui Freud e Schoenberg, Otto Wagner e Adolf Loos gettarono le basi della modernità. Dopo la prima guerra mondiale l’Austria perse il suo impero, si ritirò in se stessa, aprì le braccia al nazismo e distrusse la cultura ebraica locale. Provato dalla sconfitta e dall’isolamento, questo piccolo Paese ha tuttavia nutrito una nuova generazione di artisti e di creatori: il Forum può diventare la loro vetrina, in una città in cui gli affitti altissimi hanno sospinto nei sobborghi le avanguardie più vivaci. La recente apertura, nell’Upper Side di New York, della Neue Galerie, un piccolo, prezioso museo dell’arte dell’inizio del Novecento a Vienna, ha sollevato il Forum dal compito di trattare “i pionieri” di quel periodo e gli consente di concentrarsi sul presente e sul futuro. È stato fissato un programma ambizioso che supera i confini tradizionali fra discipline, si avvantaggia di tutte le risorse della rivoluzione elettronica e parte dal modernismo per andare oltre.
La torre rastremata occupa un lotto estremamente prestigioso, per quanto di dimensioni molto ridotte (8x25 metri), nel cuore di Manhattan
La torre rastremata occupa un lotto estremamente prestigioso, per quanto di dimensioni molto ridotte (8x25 metri), nel cuore di Manhattan
Dettagli strutturali enfatizzati contribuiscono a caratterizzare formalmente l’edificio
Dettagli strutturali enfatizzati contribuiscono a caratterizzare formalmente l’edificio
Il fronte monumentale rende inconfondibile la torre nella prospettiva della strada. Pannelli di zinco rivestono le facciate laterali
Il fronte monumentale rende inconfondibile la torre nella prospettiva della strada. Pannelli di zinco rivestono le facciate laterali
Una scala leggera collega i due livelli della biblioteca, mentre struttura e luce naturale modellano gli interniFino alla metà di agosto, l’Istituto ospiterà la mostra “TransModernity: Austrian Architects”, curata dall’Architekturzentrum Wien
Una scala leggera collega i due livelli della biblioteca, mentre struttura e luce naturale modellano gli interniFino alla metà di agosto, l’Istituto ospiterà la mostra “TransModernity: Austrian Architects”, curata dall’Architekturzentrum Wien
Nello sviluppo dei suoi ventiquattro piani la torre ospita spazi espositivi, locali per manifestazioni culturali, un teatro, una biblioteca, uffici e un appartamento su più livelli per il direttore
Nello sviluppo dei suoi ventiquattro piani la torre ospita spazi espositivi, locali per manifestazioni culturali, un teatro, una biblioteca, uffici e un appartamento su più livelli per il direttore

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