22 (+1) posti a Milano dove fare smart working, gratis

Dal nuovo Officina Design Cafè del Museo ADI alla Biblioteca Sormani. Abbiamo selezionato alcuni delle migliori destinazioni milanesi in cui lavorare da remoto.

Fare una lista di luoghi a Milano in cui poter lavorare in smart working sembrerebbe un compito facile. Per noi di Domus non lo è affatto.

Perché anzichè giudicare la coolness di un locale o la qualità della crema nei cornetti (tema che tra l’altro è centrale per chi scrive) ci inoltriamo in tematiche riguardanti l’accessibilità, l’organizzazione spaziale e in altre dinamiche relative allo spazio. Alla fine, ricadiamo sempre nell’architettura.

Per parlare di “bar e locali dove poter lavorare in smart working”, non possiamo non menzionare le rivoluzioni in atto nel mondo del lavoro (abbiamo attivato da qualche mese lo speciale in cui trovate questo articolo, dedicato al Modern Work), non accennare al tema del nomadismo digitale e nemmeno ignorare prospettive come quella del near working.


Tornando a Milano: la città è stata tra le più colpite dagli effetti del lockdown, ma è anche quella che – come spesso succede – è stata in grado di offrire soluzioni e visioni a lungo termine in risposta alle mutate condizioni imposte dalla pandemia.

Il concetto di near working, introdotto dall’amministrazione meneghina all’inizio del 2021, cambia la prospettiva del lavoro e rimette al centro gli spazi della città. Il tema è che smart worker, freelencer e le nuove categorie di lavoratori flessibili e precari (che ci piace descrivere con facili inglesismi) possano lavorare in spazi che si trovano a pochi minuti da casa. La città dei quindici minuti è la città della prossimità e dell’intreccio virtuoso tra reti locali, cittadine e globali.

Già da un po’ si moltiplicano in città nuovi spazi ibridi: vere e proprie estensioni domestiche, luoghi di condivisione in cui si confondono lavoro e socialità. La nostra selezione non è quindi solo una guida pratica per chi vuole lavorare fuori da casa senza pagare un abbonamento in uno dei tanti coworking, ma anche una riflessione su possibilità che in futuro potrebbero diventare la norma.

Nella lista troviamo bar e locali che dedicano una parte dei propri spazi al coworking (o che informalmente sono punti di ritrovo per lavoratori flessibili), ostelli e attività ricettive che ibridano le proprie aree comuni, centri culturali che pensano anche alla vita quotidiana dei giovani creativi, coworking che si camuffano da cafè, librerie che diventano salotti, bar di musei dove fare meeting di lavoro. In questa lista non possono mancare le biblioteche comunali: un servizio fondamentale, accogliente e funzionale a chi cerca uno spazio di lavoro silenzioso (e a chi non deve fare troppe call di lavoro). Insomma, il minimo comun denominatore di questi spazi è che hanno un Wi-Fi aperto e non richiedono pagamento all’ingresso.

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