Lo spazio di un lavoro che si trasforma: i nuovi uffici LVMH a Milano

Il progetto sviluppato da Il Prisma per il gruppo internazionale del lusso punta a far sì che il lavoro “smart” si faccia in ufficio, condividendo spazio ed esperienza di benessere.

Che senso assume oggi il termine “headquarters”? La sua conformazione si allontana sempre di più da archetipi come l’edificio isolato, ma anche da visioni quasi novecentesche come il centro uffici, con la sua struttura rigida che appiattisce identità e carattere di aziende e persone.

Oggi poi, dopo la pandemia, in tempi in cui si è scoperto e affermato il valore dello smart working nel suo significato di lavoro da remoto, lo spazio fisico del lavoro diventa un tema delicatissimo, terreno della sperimentazione che punta a prevenirne l’abbandono, tra great resignation e nuove rivendicazioni di una modalità di lavoro che valorizzi la qualità di vita degli individui.

I nuovi uffici LVMH Beauty, Il Prisma, Milano

Il ramo Italia di LVMH Beauty riunisce i suoi brand dopo 20 anni in sedi diverse e si sposta in due piani del nuovo complesso milanese Symbiosis. Il progetto di interior, affidato a Il Prisma, si è confrontato proprio con le urgenze che abbiamo descritto sopra, partendo da un principio che il Country General Manager della multinazionale Giuseppe Oltolini ha riassunto in un’immagine di estrema chiarezza: “Il lavoro davvero smart deve diventare quello che si fa in ufficio”. Lo spazio fisico deve garantire quelle condizioni di benessere percettivo e relazionale che lo rendano desiderabile, financo preferibile alla casa.

I nuovi uffici LVMH Beauty, Il Prisma, Milano

Pluralità e condivisione come struttura del progetto spiccano subito, a partire dall’edificio stesso in cui si è scelto di collocarlo: Symbiosis parte infatti dal programma di per sé consueto del complesso multi tenant, ma la forma degli edifici permette una grande varietà di scelte, ed è così che il nuovo inquilino con l’aiuto de Il Prisma ha potuto definire uno spazio di lavoro che dispone di un vero e proprio nuovo piano terra, sollevato in quota al terzo piano: un giardino di 2000 mq con accesso dedicato, che diventa estensione dell’area cuore dell’ufficio, il Workcafè, dove il bar, gestito da una cooperativa di persone con disabilità, riunisce un paesaggio di tavoli sedute e angoli destinati a incontri, riunioni e lavoro individuale.

Il giardino ha vocazioni diverse, a partire naturalmente da quella di spazio eventi abbastanza unico nell’area: una più dedicata a benessere psicofisico e preservazione della biodiversità, un secret garden, separato dal resto della terrazza per meditare o fare esercizio, e un working garden con diverse tipologie di postazioni di lavoro cablate, all’aperto o sotto pergole.

I nuovi uffici LVMH Beauty, Il Prisma, Milano
Il lavoro davvero smart deve diventare quello che si fa in ufficio.

All’interno, dal Workcafé si passa ad aree comuni su cui si innestano gli uffici dei singoli brand (Dior, Guerlain, Givenchy, ma anche Benefit, Fresh e MakeUp Forever): si tratta di divisioni commerciali di marchi dalle identità molto diverse tra loro, e questo richiede un lavoro su spazi molto operativi dalla caratterizzazione forte ma anche flessibile.

Oltre al core dell’edificio riservato a funzioni di servizio e ad aree training dalla massima configurabilità, ogni maison è annunciata da un portale luminoso a led personalizzato, e ha a disposizione aree open space con postazioni fisse, poi aree per la collaborazione informale come i tavoli atelier e i salottini separati adiacenti alle postazioni; le vetrate in facciata sono poi completate da grandi frame in legno, cablati in modo da ricavare postazioni più adatte al raccoglimento e alla concentrazione, affacciate sul giardino o sulla città.

I nuovi uffici LVMH Beauty, Il Prisma, Milano

Anche quello che questi uffici guardano diventa un tema di particolare rilevanza: fuori dalle vetrate, la Milano in trasformazione dello scalo di Porta Romana, delle strutture olimpiche in arrivo. Ma soprattutto la Milano di Fondazione Prada e quella dove brand come Bottega Veneta hanno trasferito i loro centri operativi: stiamo assistendo alla nascita di un nuovo cluster, com’era successo qualche anno fa nella banlieue parigina con Chanel a Pantin? Di nuovo Oltolini fa il punto: “Non c’è un piano condiviso, è successo. Oltretutto i nostri uffici in precedenza erano già poco distante da qui”.

Certo la scelta in fatto di area si mostra particolarmente centrata: uno spazio di lavoro che deve confrontarsi con sperimentazioni rese necessarie dall’avanzare della nostra storia sociale si colloca in un’area che queste sperimentazioni le deve tradurre alla scala urbana, dalla ridiscussione del concetto di cluster alla trasformazione delle infrastrutture dismesse, alla convivenza di città pubblica e brand. Una combinazione di esperimenti con la quale siamo solo all’inizio, e che indubbiamente si arricchirà di episodi nuovi.

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