Cooking Sections: il cibo è un infestante culturale

Le infrastrutture dell’alimentazione rimettono in discussione le funzioni politiche e sociali dell’architettura. Conversazione con Daniel Fernández Pascual e Alon Schwabe.

Alla vigilia di Manifesta 12, abbiamo intervistato Daniel Fernández Pascual e Alon Schwabe a Palermo, per approfondire lo straordinario corpus dei loro lavori e scoprire la multiforme prospettiva sulle discipline contemporanee dello spazio in vista della loro installazione che inaugura a Palermo il 16 giugno.

Il vostro modo di lavorare ci sembra affascinante ed è difficile da inquadrare tra le discipline consolidate. Quale formazione avete e come avete iniziato a lavorare insieme?
Daniel Fernández Pascual: Ho studiato da architetto e da urbanista, mentre la cultura di Alon viene dal teatro e dalla danza. Ci siamo conosciuti all’università Goldsmiths di Londra, quando studiavo al Centre for Research Architecture, e abbiamo iniziato a collaborare a un progetto autonomo a Kivalina, in Alaska. Dopo questo progetto è nato Cooking Sections.
Alon Schwabe: Per un anno abbiamo indagato su come il cambiamento climatico veniva recepito nella comunità del villaggio, dato che la loro dieta, parzialmente basata sulla caccia, risente profondamente degli eventi meteorologici. In questa occasione, il cibo è diventato uno strumento per registrare le trasformazioni degli ultimi anni.

Fig.1 Cooking Sections, Climavore: On Tidal Zones. Photo Ruth Clark
Fig.2 Cooking Sections, Climavore: On Tidal Zones. Photo Ruth Clark
Fig.3 Cooking Sections, ATLAS 2. Photo Ruth Clark
Fig.4 Cooking Sections, Climavore: On Tidal Zones. Photo Ruth Clark
Fig.5 Cooking Sections, Climavore: On Tidal Zones. Photo Ruth Clark
Fig.6 Cooking Sections, Climavore: On Tidal Zones. Photo Ruth Clark
Fig.7 Cooking Sections, Climavore: On Tidal Zones. Photo Ruth Clark
Fig.8 Cooking Sections, Climavore: On Tidal Zones. Photo Ruth Clark
Fig.9 Cooking Sections, Devaluing Property Real Estate Agency

Come mai un architetto arriva a lavorare a progetti di questo genere? Che cosa vi è servito, dell’architettura, quando avete scelto il cibo come tema di ricerca?
DFP: La leva che ci ha fatto prendere direzioni completamente differenti è l’analisi continua delle infrastrutture dell’alimentazione. L’alimentazione, più che una professione, la consideriamo un progetto; perché il cibo è uno strumento finalizzato a guidare la nostra ricerca oggi, finché non ne troveremo uno migliore. Così come, di recente, abbiamo preso in considerazione la finanziarizzazione della natura, che è diventata una direzione di lavoro parallela.

Fig.1 Cooking Sections, Climavore: On Tidal Zones, underwater aerial
Fig.2 Cooking Sections, Climavore Sharjah, 2017
Fig.3 Cooking Sections, Climavore Sharjah, 2017
Fig.4 Cooking Sections, Climavore Sharjah, 2017
Fig.5 Cooking Sections, Climavore Performative Dinner, HNI Rotterdam, 2016
Fig.6 Cooking Sections, Climavore Performative Dinner, HNI Rotterdam, 2016
Fig.7 Cooking Sections, Climavore Performative Dinner, HNI Rotterdam, 2016

All’incontro di Manifesta 12 avete presentato il progetto Next “Invasive” Is “Native”, in cui analizzate la commercializzazione di una pianta infestante e il modo di usarla per cambiare la percezione da parte del pubblico servendosi, per esempio, del gelato. Come si è sviluppato questo progetto?
AS: Ci avevano invitati a esporre al festival Glasgow International, e abbiamo analizzato il ruolo di trasformazione delle gelaterie che in Scozia venivano considerate “infestanti culturali” mentre poi sono state completamente integrate e apprezzate. Nei primi anni del Novecento, a Glasgow si verificò un’ondata migratoria dall’Italia e parecchi italiani aprirono delle gelaterie, professione che non ricadeva sotto il controllo dei gruppi d’interesse locali. È stato interessante ricostruire la storia di questi luoghi, spazi sociali di emancipazione e di “promiscuità” dove le donne si potevano recare da sole di sera, e dove potevano chiacchierare con gli uomini.
DFP: Poi ci siamo concentrati sulle piante “infestanti” come la correggiola (Polygonum aviculare) che in Gran Bretagna, nel contesto dell’attività immobiliare, sono state stigmatizzate come tossiche, al punto che un nuovo gruppo di società dedite alla sua eradicazione sta ricavandone una fortuna. Di fatto, se questa pianta viene trovata sul tuo terreno, non puoi ottenere il mutuo. Abbiamo parlato con i botanici che hanno studiato la pianta per decenni per provare che è infestante come qualunque altro vegetale, ma il fatto che sia nuova e venga dall’estero ne fa, nei discorsi nazionalisti, il bersaglio di campagne terroristiche. Perciò abbiamo fornito questo vegetale e altri “infestanti” nativi e non nativi, come il sambuco e l’ortica, come materia prima ai produttori di gelato. Il nome del gelato seguiva l’impostazione allarmistica dei titoli dei giornali: tra i cartellini che dicevano “Fragola” e “Pistacchio” ce n’era uno che diceva “La pianta che vi fa andare a monte il mutuo”.    

Cooking Sections, Offsetted Performa NYC, 2017

C’è un progetto particolarmente rappresentativo del vostro speciale metodo di lavoro?
AS: L’Empire Remains Shop è un buon esempio. È un terreno di lavoro e un insieme di strategie per analizzare, indagare e ripensare le infrastrutture coloniali dell’alimentazione e l’eredità che hanno trasmesso ai nostri anni. È un modo per mettere in discussione le manifestazioni dei mercati alimentari neoliberisti che ci affliggono a ogni livello sociale e di vita.
DFP: Il nostro è un lavoro in evoluzione. Ogni progetto è la prosecuzione di quello precedente: si evolve in qualcosa di più grande e, in questo modo, accumuliamo più conoscenza e maggiori strumenti.

Fig.1 Cooking Sections, The Empire Remains Shop, Cases of Confusion, 2015
Fig.2 Cooking Sections, The Empire Remains Shop, 2016. Photo Tim Bowditch
Fig.3 Cooking Sections, The Empire Remains Shop, 2016
Fig.4 Cooking Sections, The Empire Remains Shop, Empire Remains Christmas Pudding, 2013
Fig.5 Cooking Sections, Today We Are Green, 2015

Avete viaggiato molto e avete esperienza di diverse parti del mondo. Che cosa pensate dell’Italia meridionale, e in particolare della Sicilia, in rapporto all’opera che vi stato chiesto di realizzare a Palermo per Manifesta 12?
DFP: Stiamo compiendo ricerche sulla scarsità d’acqua. Il tema porta a domande come: c’è davvero scarsità d’acqua? Chi trae vantaggio dalle risorse? La distribuzione è equa? Si fanno osservazioni sulla situazione in corso. Altrettanto si potrebbe fare con le abitazioni a prezzo calmierato a Londra: c’è davvero una crisi degli alloggi? Chi definisce il livello del prezzo calmierato? Chi ne trae profitti?
AS: Girando per Palermo e per la Sicilia, si trovano testimonianze straordinarie di civiltà estremamente avanzate, come le infrastrutture idrauliche diffuse in tutta l’isola. Per noi è una cosa affascinante. C’è tanto da imparare su come questi popoli per migliaia d’anni hanno affrontato le difficoltà dell’acqua e delle terre, e che tuttavia, realizzando in fatto uno dei sistemi agricoli più produttivi di tutta l’Europa, in materia d’irrigazione e di microclima.

  • What Is Above Is What Is Below
  • Volpe Astuta (base scout AGESCI)
  • via Micciulla 1, Palermo
  • Alon Schwabe, Daniel Fernández Pascual (Cooking Sections)
  • Giuseppe Barbera, Antonio Motisi, Manfredi Leone, Valentina Mandalari, Gaetano Cascino, Piero D’Angelo
  • 16 giugno – 4 novembre 2018