Luis Fernández-Galiano: “possiamo trovare il futuro nascosto nel presente”

Per concludere l’anno di Winy Maas a Domus, abbiamo chiesto a una serie di autori che riteniamo importanti di scrivere una breve riflessione sul futuro dell’urbanistica, dell’architettura, dell’arte e del design; sul futuro dell’umanità; sul futuro dell’astronave Terra.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1040, novembre 2019

Abbiamo chiesto a una serie di autori che riteniamo importanti di scegliere un’immagine per illustrare le loro riflessioni sul futuro dell’umanità e della Terra e tutti hanno risposto con enorme generosità al nostro appello. In un contesto di crisi climatica, di minacce di una nuova (ennesima) recessione globale e di profondo scetticismo sul futuro, abbiamo cercato una nota di ottimismo tra le righe scritte da ciascun autore. Anche se non abbiamo la sfera di cristallo per vedere cosa diventeremo, abbiamo capito come ci sia molto da imparare dal passato: per esempio che la crisi può essere un’opportunità per renderci migliori e che l’umanità ha superato le crisi precedenti dando spazio alle idee. Tiriamo allora fuori il meglio di noi stessi e progettiamo un futuro pieno d’immaginazione. (Javier Arpa)

Di seguito, la visione del futuro di Luis Fernández-Galiano.

Luis Fernández-Galiano

Anziché guardare nella sfera di cristallo, possiamo trovare il futuro nascosto nel presente. Questa è la mia opinione, che ho riassunto nel 2019 in 10 editoriali per Arquitectura Viva. Con o senza gilet gialli, la categoria degli invisibili chiederà attenzione e rispetto, le politiche identitarie avanzeranno e il populismo estenderà la sua influenza, indebolendo le democrazie liberali.

La corsa allo spazio riprenderà vigore, con molti attori e una dimensione militare, mentre la fissazione per la Luna o per Marte distrarrà risorse che sarebbero investite meglio per affrontare i problemi del nostro pianeta. Le crepe nelle calotte polari illustrano un’emergenza climatica che dobbiamo affrontare attraverso la transizione energetica già in atto e l’inevitabile adattamento a questo cambiamento irreversibile.

La produzione robotizzata e l’intelligenza artificiale renderanno obsolete molte capacità professionali, trasformando l’occupazione e gli scenari del lavoro, alterando anche la percezione di noi stessi. Se la distruzione delle città a causa delle guerre ha moltiplicato i rifugiati, la devastazione delle campagne per siccità o carestie provocherà spostamenti molto più vasti di migranti per motivi economici. Il turismo di massa, alimentato dai viaggi aerei a basso costo, sta distruggendo il patrimonio architettonico e la struttura sociale delle città storiche, con una pressione crescente e autodistruttiva sulle aree naturali.

La patina del tempo e i segni dell’uso danno agli edifici e agli oggetti una dimensione organica, inserendoli nel flusso della vita e rendendoci più consapevoli della loro bellezza imperfetta.

Le città continueranno a crescere perché le persone vi si trasferiscono per godere dei vantaggi della dimensione urbana, dove sanità e sicurezza sono migliori, e perché la densità è più sostenibile della dispersione.

Gli oceani contaminati dalla plastica e dai residui del nostro stile di vita ci costringeranno a rivedere sia i processi industriali sia le abitudini personali. Mentre ci preoccupiamo delle guerre commerciali o informatiche, la più grande minaccia per il pianeta è la corsa agli armamenti nucleari: una lotta geopolitica che colpisce tutti i passeggeri dell’astronave Terra.

Speciale Guest Editor

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