Steven Holl: “Il regno aptico”

Nell’editoriale di Domus 1079 il guest editor affronta il tema dell’esperienza tattile, spiegando come la matericità degli elementi possa modificare sensibilmente la percezione degli spazi.

“Nella pietra d’inchiostro del tempio sulla montagna, il primo ghiaccio è arrivato presto”.

Yosa Buson 

Questo breve haiku giapponese isola l’essenza dell’esperienza e della percezione, della materia e del dettaglio. Buson amalgama l’inchiostro, la pietra, il ghiaccio e un tempio di montagna in un luogo remoto con il suo linguaggio scarno ed elegante. Ha scritto di notte, con il tipico pennello di bambù e la pietra per inchiostro Suzuri. Il mattino seguente, ha trovato del ghiaccio nell’incavo della spessa lastra, l’inchiostro era congelato. Il regno aptico è definito dal senso del tatto.

La parola ‘aptico’ fu coniata nel 1892 dal filosofo tedesco Max Dessoir nel tentativo di trovare un termine che equivalesse ad ‘acustica’ per il suono o a ‘ottica’ per la vista. Quando la materialità dei dettagli che formano uno spazio architettonico diviene evidente, il dominio aptico si spalanca e l’esperienza sensoriale si intensifica, coinvolgendo la dimensione psicologica. La percezione degli spazi dipende da questi fattori, così come il gusto di un cibo dipende dal sapore originale degli ingredienti. 

Continuando con questa analogia, possiamo facilmente immaginare cosa vorrebbe dire essere condannati a mangiare solo cibi aromatizzati artificialmente. Purtroppo, in architettura la minaccia di ambienti costituiti in modo artificiale è concreta. I materiali possono essere alterati con una varietà di mezzi che non ne diminuiscono le proprietà naturali, ma al contrario le esaltano. Il vetro può irradiare perché, trasformato, cambia il suo ruolo funzionale. La curvatura del vetro induce stupefacenti variazioni su un piano semplice con la curvatura geometrica della luce riflessa. Con la sua misteriosa opacità, il vetro fuso intrappola la luce nella sua massa e la proietta in un bagliore diffuso. Allo stesso modo, il vetro sabbiato ha una luminescenza che cambia sottilmente a seconda dello spessore, del tipo di vetro e della granulometria della sabbia silicea utilizzata.

Quando la materialità dei dettagli che formano uno spazio architettonico diviene evidente, il dominio aptico si spalanca e l’esperienza sensoriale si intensifica, coinvolgendo la dimensione psicologica. La percezione degli spazi dipende da questi fattori, così come il gusto di un cibo dipende dal sapore originale degli ingredienti.
Stanislav Libenský e Jaroslava Brychtová, Imprint of an Angel I, 1998-1999. Vetro fuso. 233.7 x 110.5 x 43.2 cm

I metalli possono essere trasformati in modo significativo dalla sabbiatura, dalla piegatura e dall’ossidazione con gli acidi per creare una ricca matericità di superfici e colori. Parte integrante dei materiali e dei loro cambiamenti nel tempo, la bellezza dei differenti colori e delle texture dell’ossidazione conferisce ai dettagli una dimensione pittorica. Metalli da fusione, bronzo, alluminio e ottone si aggiungono alla tavolozza dei materiali alternativi, ampliando la gamma dei dettagli.

Parlando dell’aptico, Juhani Pallasmaa ha scritto: “Mentre la nostra esperienza del mondo è formulata dalla combinazione dei cinque sensi, l’architettura è prodotta tenendone in conto uno solo, la vista. La sospensione degli altri regni sensoriali ha portato a un impoverimento del nostro ambiente e la conseguente sensazione di distacco e alienazione. Per combattere questo distacco e aumentare le qualità esperienziali dell’ambiente stesso, l’architettura dovrebbe essere progettata tenendo conto degli altri sensi, in particolare del tatto. Il tatto è il senso più strettamente legato alla capacità della vista di comprendere il nostro ambiente”. 

Questo numero di Domus è l’ultimo di una serie di cinque, iniziata con la macroscala de “Il sentimento oceanico” e conclusa con la microscala de “Il regno aptico”, che è suddiviso in quattro sezioni: Dettaglio, materiale; Il tempo aptico; Lo spazio aptico; L’extra ottico, l’infinitamente piccolo. Gli elementi della tavola periodica vengono esplorati nel recente lavoro dell’artista Agnieszka Kurant. Le esperienze degli spazi aptici del paesaggio, come le linee nodali prodotte dalle gocce di pioggia in uno specchio d’acqua, possono riferirsi a fenomeni molto grandi, all’esperienza e all’immaginazione.

Brani di questo testo sono tratti da Questions of Perception – di Steven Holl, Juhani Pallasmaa e Alberto Pérez-Gómez – pubblicato da A+U, Tokyo, nel 1994 e da William Stout, San Francisco, nel 2006, e da The Eyes of the Skin di Juhani Pallasmaa, John Wiley & Sons, Hoboken (NJ) 2005 

Immagine di apertura: Agnieszka Kurant, The Half-Life of Facts, 2017. Stampe a due pigmenti su carta d’archivio

Speciale Guest Editor

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