Contaminazioni materiche: come cambiano gli showroom. Due esempi a Milano

Dordoni Architetti e Ferruccio Laviani utilizzano la materia per definire gli spazi e dialogare con i prodotti di due marchi diversi.

L’evoluzione degli showroom sta trasformando questi spazi da luoghi destinati alla vendita in punti d'incontro per professionisti, progettisti e clienti, specialisti e non, dove discutere con calma le proprietà dei prodotti in vendita, esperire lo spirito del marchio e scoprire i progetti in contesti suggestivi e inusuali. L’uso della materia diventa uno strumento di racconto e centro del progetto di due nuovi showroom a Milano: uno progettato da Ferruccio Laviani per Foscarini e l’altro disegnato dallo studio Dordoni Architetti per il marchio di abbigliamento Aspesi. 

Foscarini

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Laviani riorganizza lo spazio dello showroom di corso Monforte “rendendo i volumi il più possibile generosi e versatili, mentre i materiali, mantenuti nella loro finitura naturale, lasciano i prodotti liberi di esprimersi ed essere compresi,” racconta il designer. Il cemento conserva i segni dei casseri, creando motivi eleganti che esaltano i colori accesi e la luce delle lampade. “Al piano strada lo spazio espositivo è stato pensato per essere utilizzato sia come luogo di vendita e accoglienza che come set per installazioni artistiche o di prodotto,” racconta il progettista.

Dordoni Architetti, showroom Aspesi, Milano, 2019

Dordoni Architetti, showroom Aspesi, Milano, 2019

Dordoni Architetti, showroom Aspesi, Milano, 2019

Dordoni Architetti, showroom Aspesi, Milano, 2019

Dordoni Architetti, showroom Aspesi, Milano, 2019

Dordoni Architetti, showroom Aspesi, Milano, 2019

Un ricco e sapiente mix di materiali – PVC, vetroresina, plexiglass, legno, ferro, cemento intonaco e pietra – caratterizza invece il negozio in via San Pietro all’Orto, in cui Dordoni Architetti ha scelto di alternare colori neutri e materialità ruvide ad elementi colorati, lisci e brillanti. “Il grande lucernario centrale rivela le architetture degli edifici circostanti e permette al sole di filtrare, unendosi alle luci interne per un effetto il più possibile naturale,” dice il progettista, che concepisce lo showroom come un’agorà, un luogo che crea connessioni tra dentro e fuori, la natura e la città.