I progetti educativi devono rispondere a esigenze reali. Innanzitutto, bisogna individuare il problema e poi promuovere un’iniziativa per risolverlo. Un progetto che miri a insegnare l’architettura come linguaggio in orario scolastico alle medie in Spagna non equivale a uno in orario extrascolastico dentro un museo colombiano o in una scuola d’arte per bambini finlandesi. Un progetto che preveda la partecipazione dei bambini in quartieri ingessati di città europee non equivale a uno che si svolge in quartieri alla mano di città latinoamericane. Non sono la stessa cosa.
Osserviamo il panorama nel mondo. Decine di progetti che mettono insieme le parole infanzia [1], architettura ed educazione risolvono problemi concreti. Ne derivano alcune possibili classificazioni: l’educazione all’architettura come linguaggio, vale a dire in cui il bambino [2] impara l’architettura così come impara la danza, la musica, la pittura… Oppure, le arti sono linguaggi che ci permettono d’indagare e costruire il mondo che abitiamo. E, ancora, processi partecipativi in cui bambini e ragazzi sono artefici delle decisioni, siano esse di natura sociale e politica o di design dello spazio e degli oggetti.
Video di Andrés Jaque dalla serie What is Architecture? di Jorge Raedó
L’infrastruttura scolastica è importante nella vita dei bambini perché al suo interno trascorrono tanti anni. Lo spazio educativo dev’essere cucito addosso al progetto pedagogico che gli dà vita.
Materiali didattici e ludici basati sul design e sull’architettura, come quelli di Froebel nell’Ottocento… Lyonel Feininger, Ladislav Sutnar, Joaquín Torres-García, Bruno Munari e molti altri nel Novecento… Corsi di formazione permanente degli insegnanti di scuola materna, primaria e secondaria per rafforzare il loro concetto di edificio scolastico e di architettura in generale. Rigenerazione o appropriazione dello spazio pubblico, come le strade per arrivare a scuola, i percorsi guidati per conoscere il patrimonio circostante, i parchi giochi, le migliorie urbanistiche per i piccoli da 0 a 3 anni e per chi si prende cura di loro, la pedagogia ospedaliera…
Ricerche sul cervello del bambino, sullo sviluppo della sua percezione spaziale, sulla relazione del suo corpo con il mondo che lo circonda, sul suo senso dell’orientamento e sulla costruzione mentale della mappa in cui si colloca.
Come impara l’architettura un bambino?
Osa Menor (Orsa Minore) è il nome che ho dato alla ricerca e alla pratica di insegnamento dell’architettura e dell’arte per l’infanzia e per l’adolescenza che porto avanti dal 2008.
Come impara l’architettura un bambino? Con l’utopia, la capacità d’immaginare qualcosa di buono che non esiste e crearlo (e per farlo ha bisogno delle tecniche delle arti). Con la poesia, la capacità di alterare l’ordine della grammatica ricevuta in eredità per sviluppare una comunicazione più profonda (tutte le arti sono comunicazione e hanno una grammatica propria). Con la natura, la capacità di creare una narrazione personale dentro la narrazione collettiva che ci dà vita (il bambino cresce come un albero dentro il bosco millenario che lo accoglie).
Video di Alberto Campo Baeza dalla serie What is Architecture? di Jorge Raedó
L’architettura, come le altre arti, significa cose concrete: un edificio, una città, un quadro, una scultura, un romanzo, una performance. Per esempio, quando vedo una scultura del Neolitico, nasce una comunicazione tra me e il suo autore, una comunicazione che mi cambia, migliorandomi. Per questo, imparare l’arte significa imparare a fare cose concrete. Il docente di architettura insegnerà al bambino tecniche, metodi e processi artistici che gli permetteranno di realizzare quello che lui immagina nella sua mente rafforzandone la voglia di superarsi. Vale a dire, costruire il suo mondo (utopia) con il dominio del linguaggio (poesia) a partire dalla narrazione personale che si aggancia a quella collettiva (natura). Il processo di creazione artistica è il processo educativo.
Da quel che ho visto lavorando con i bambini di diversi Paesi, il DNA con cui nasciamo ha poche ripercussioni sulla nostra felicità presente e futura, sul nostro successo, appagamento e tranquillità. È l’ambiente dove cresciamo a configurarci. L’ambiente sociale, culturale, economico… Costrutti umani che danno forma ai più piccoli conducendoli verso un destino piuttosto che un altro. Parte del mio lavoro consiste nel creare un ambiente proficuo per il pieno sviluppo dell’infanzia.
I video puntano ad avere un impatto estetico sui piccoli, destando in loro la curiosità per l’architettura
Per raggiungere questi obiettivi ho realizzato alcuni progetti. Per esempio, “Qué es Arquitectura?” (Che cos’è l’Architettura?), una serie di brevi video in cui architetti e attori di teatro professionisti spiegano a bambini dai 5 agli 8 anni che cos’è l’architettura. I video puntano ad avere un impatto estetico sui piccoli, destando in loro la curiosità per l’architettura. Abbiamo realizzato anche laboratori in diversi Paesi. “Amag! Architecure Magazine for Children” è un sito OER, Risorse didattiche aperte, con giochi scaricabili e stampabili in formato A4 per “giocare all’architettura”. Nel gioco, il foglio di carta, oggetto bidimensionale, diventa tridimensionale. I contenuti sono stati creati da decine di organizzazioni da tutto il mondo. Infine, “Ludantia. I Biennale Internazionale di Educazione all’Architettura per l’Infanzia e per l’Adolescenza”. Da soli, i neuroni non generano pensiero; hanno bisogno delle sinapsi. I professionisti che si dedicano a infanzia, architettura ed educazione hanno bisogno di condividere (sinapsi) le loro esperienze per produrre una vera conoscenza. La I Biennale è il grande foro che li convoca.
Da lontano vediamo un gruppo di bambini in movimento. Si dirigono verso un luogo. Stanno piangendo o ridendo? Stanno scappando o giocando? Alle loro spalle, l’orizzonte sussurra melodie di architettura, educazione e inclusione: pedagogia ospedaliera che richiede cambiamenti degli spazi medici, modifiche nei cortili delle scuole che favoriscano l’uguaglianza di genere, processi partecipativi dei piccoli che migliorino gli spazi pubblici di quartiere, progetti di educazione artistica in centri scolastici “speciali” (c’è forse qualcuno che non sia speciale?), infrastrutture educative cucite addosso a infanzie concrete…
Ogni infanzia ha esigenze specifiche che richiedono progetti necessari.
[1] La Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza definisce l’infanzia l’età da 0 a 18 anni
[2] Quando scriviamo bambino, intendiamo sia i bambini sia le bambine