Desley Luscombe, professore emerito di Architettura presso la University of Technology di Sydney, in Australia, ha realizzato il primo libro sui dipinti di Zaha Hadid, aspetto molto importante e meno conosciuto del lavoro della grande architetta di origine irachena che li utilizzava, al pari di altri maestri dell’architettura come strumenti di progettazione.
Zaha Hadid’s paintings: Imagining Architecture, pubblicato da Lund Humphries, si concentra sulla relazione tra la pittura – fortemente ispirata al suprematismo – e lo sviluppo della progettazione visionaria di Hadid, che usava l’astrazione come metodo investigativo per immaginare l’architettura e che durante i primi vent’anni della sua carriera si fece conoscere proprio grazie “all’architettura di carta”: progetti esposti in mostre e pubblicati su varie riviste di architettura, ma che in gran parte non sono mai stati realizzati.
Il libro esamina in dettaglio una selezione di dipinti, valutandoli criticamente nel contesto più ampio dell’arte del XX secolo, in relazione al Suprematismo, al De Stijl, al Cubismo e al Futurismo. Inoltre, pur essendo stati creati a ridosso del passaggio in architettura dal disegno manuale ai computer, molti dei dipinti di Hadid anticipano il potenziale della realtà digitale e virtuale.
Immagine di apertura: Zaha Hadid Architects 59 Eaton Place, Three Towers: the Flamboyant, the Suprematist, the Clinical London, United Kingdom, 1981 © Zaha Hadid Foundation