Il nuovo flagship di Bershka a Milano ha la firma di Oma

Lo studio di ricerca Amo, il “centro analitico” dell’Office of Metropolitan Architecture, ha progettato il nuovo negozio del marchio fast fashion nel centro della città.

Se è vero che lo shopping online negli ultimi anni è cresciuto a dismisura è anche vero che in un mondo sempre più virtuale i luoghi fisici possono avere l’occasione di assumere più rilevanza. È su questo concetto che Bershka ha puntato, affidando la progettazione del suo nuovo store milanese ad Amo, lo studio di ricerca e progettazione che lavora in parallelo a Oma.

Anche i negozi, insomma, non sono più qualcosa in cui limitarsi a esporre delle merci, ma “esperienze”, templi contemporanei in cui moda e architettura si mescolano. Bershka, famoso brand di fast fashion, prevede di dedicare più attenzione ai servizi, puntando a diventare un omnichannel hub. Il flagship store di Milano sarà il primo a dare una risposta a questo obiettivo e a ospitare isole funzionali che soddisfino le diverse necessità della clientela.

Amo si è dovuto confrontare con la sfida di dar forma a questa idea all’interno di uno spazio storico pre-esistente di 1872 metri quadri, che fino alla fine del secolo scorso era stato un cinema. Aperto intorno al 1920 come Cinema Provvisorio, diventa poi Corso e infine Ariston, chiuso nel 2001 per lasciare spazio alla vendita di vestiti. 

© Photo by Marco Cappelletti, courtesy Bershka and OMA

Il nuovo spazio stabilisce una rinnovato affaccio  alla città, aprendo il negozio verso la strada e l’adiacente Galleria del Corso. All’interno, i percorsi personalizzati e la visibilità dei differenti servizi permettono di orientarsi facilmente, grazie alla forte identità visiva data da oggetti freestanding e aree dedicate.

Alla diversificazione degli spazi contribuisce la scelta dei materiali: il sughero è protagonista della fitting lounge; fast checkout e slow checkout sono facilmente distinguibili grazie all’utilizzo di gomma rossa per l’uno e resina rosa per l’altro; il Plasticiet, prodotto della nota azienda olandese di materiali riciclati, è utilizzato per segnalare le “isole” veloci. 

Su una predominante base cromatica neutra, superfici grezze si alternano a tanti elementi dai colori pastello e all’uso di legno e metallo per le scale, griglie e pannelli con scritte a scorrimento.

Alcuni spazi dischiudono vere e proprie nicchie, come nel corridoio a ferro di cavallo su cui si affacciano gli oltre trenta camerini dello store, o nelle fitting room dove domina il color pesca e gli specchi, che accolgono in stanze di piccole e medie dimensioni, pensate per più persone, che ricordano gli spazi di un disco club degli anni Novanta, in perfetto accordo con l’estetica predominante degli indumenti Bershka delle ultime collezioni.

Il progetto, guidato da Ellen van Loon e Giulio Margheri di Oma, ha avuto una fase preparatoria con l’installazione di un mockup 1:1 nella sede di Barcellona del gruppo. Uno spazio che potrà restare a modello per futuri nuovi restyling o aperture degli store targati Bershka. 

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