Lo scorso anno Google ha presentato Project Starline, una nuova tecnologia che consente di effettuare videochiamate basate su ologrammi attraverso una “finestra magica”. Il sistema sfrutta i più recenti progressi nel campo del deep learning, dei sistemi di Light Field Visualization e dell'audio spaziale per dare ai partecipanti la sensazione di condividere lo stesso ambiente anche se si trovano a migliaia di chilometri di distanza.
Google ha testato la finestra magica internamente nei suoi campus e con diversi partner aziendali. Ora è pronta a estendere la fase di test a una più ampia gamma di aziende attraverso un nuovo programma di beta. Il progetto Starlink può sembrare ancora uno dei famosi progetti moonshot di Google o un concept dal look fantascientifico.
Eppure, l’idea alla base ci sembra già una soluzione sostenibile e umana per risolvere il problema intrinseco dell’assenza fisica nel lavoro a distanza, soprattutto se confrontata con le soluzioni legate al metaverso.
La finestra magica di Google cerca di riprodurre le sensazioni della presenza fisica di un collega o di un cliente, senza limitare la nostra interazione con ciò che ci circonda. Tutto ciò che Meta ha fatto finora, per contro, è cercare di convincerci a indossare un visore per partecipare a una noiosa riunione in un mondo virtuale in cui, fino a poco tempo fa, gli avatar non potevano nemmeno avere le gambe. Non è un caso che ad oggi le soluzioni per il Metaverso di Zuckerberg e compagnia abbiano meno successo di Roblox o addirittura di Second Life.
“La proliferazione di modelli di lavoro ibridi sta creando nuove opportunità per ripensare radicalmente il modo in cui collaboriamo sul posto di lavoro”, afferma Scott Morey, presidente del settore tecnologia e innovazione di WeWork, una delle aziende che sta testando il nuovo dispositivo di Google. “Project Starline è all’avanguardia di questo cambiamento e offre un'incredibile esperienza utente che colma il divario tra il mondo fisico e quello virtuale. In WeWork crediamo che questa tecnologia abbia il potenziale per arricchire l’esperienza dei dipendenti, rendendo le connessioni più intenzionali e significative”.