Luca Guadagnino sta realizzando un film girato tra il Piemonte e la California, e con questa operazione arriva anche il debutto cinematografico per un edificio di Renzo Piano: la torre Intesa Sanpaolo che dal 2015, coi suoi 167 d’altezza e la sua serra-rooftop, si staglia sopra la skyline di Torino, festeggiando ormai i suoi 10 anni come nuovo simbolo della città contemporanea.
Come ha riportato il Corriere della Sera, la torre è infatti tra le location selezionate per Artificial, il nuovo lavoro del regista palermitano dedicato al mondo dell’AI e ispirato dalla vicenda di Sam Altman, creatore di ChatGPT, licenziato e poi di nuovo assunto dall’azienda che lui stesso aveva fondato, OpenAI.
Altre architetture d’eccezione si uniscono al grattacielo di RPBW nella rubrica della nuova produzione, tra cui la Nuvola Lavazza firmata Cino Zucchi, e le architetture olivettiane di Ivrea, in particolare la mensa progettata da Ignazio Gardella tra la metà degli anni ’50 e l’inzio dei ’60, altro simbolo di una città e della sua storia, col linguaggio moderno della sua struttura a vista e la sua pianta esagonale che abbraccia il terreno e apre gli spazi al paesaggio urbano (e aziendale).
La lavorazione avrà molto a che fare con gli Stati Uniti, ma non si può non notare come questo film “tech” prenda forma proprio in quelle che sono state le culle dell’innovazione tecnologica italiana, tra la Torino dell’automobile e l’Ivrea dell’informatica, passando per i loro spazi e le loro forme costruite.
Guadagnino ci aveva già abituat a questi ruoli da protagonista per l’architettura, d’altronde la sua ossessione per gli interni, di cui è anche progettista, è nota: l’aveva raccontata a Domus nel 2022. La ricerca di uno spazio curato ed esplorato in ogni dettaglio è un pilastro di tutto il suo cinema, che si tratti del Nord Italia lirico di Call me by your name, delle scene tennistiche di Challengers, o della Città del Messico in scala creata con Jonathan Anderson. Ma anche le icone vere e proprie sono state personaggi delle sue storie, come la Villa Necchi Campiglio di Piero Portaluppi nel melodramma borghese milanese di Io sono l’amore, o le stanze abbandonate del Grand Hotel Campo dei Fiori di Giuseppe Sommaruga, palcoscenico delle allucinazioni estetiche e demoniache nel remake di Suspiria, capolavoro di Dario Argento.
Immagine in apertura: Foto Massimo Parisi da Adobe Stock
