606 volti si affacciano sulla piazza antistante il duomo di Napoli, in una sorta di affresco umano eterogeneo che ne ricopre la facciata neogotica. Sono pizzaioli, sacerdoti, studenti, musicisti, turisti e cittadini comuni i protagonisti di un’esplorazione identitaria della città che l’artista francese JR ha intrapreso nel settembre 2024 con sette set fotografici, per la realizzazione della sua installazione site-specific Chi sei, Napoli?, l’ottavo capitolo della sua serie “Chronicles”.
Il progetto, promosso dalle Gallerie d’Italia – museo di Intesa Sanpaolo in via Toledo – vuole trasformare il volto della città in un mosaico di storie individuali e identità condivise, utilizzando come supporto uno dei simboli religiosi più rilevanti del Meridione. L’artista, noto per le sue installazioni fotografiche su scala urbana che mescolano attivismo e poetica visiva, ha scelto Napoli per la sua energia contraddittoria e la sua anima polimorfa, cercando di costruire attraverso il collage fotografico un’urbanistica emotiva che potesse coincidere con la realtà umana della città.
Chi sei, Napoli? è una domanda-provocazione che JR pone a Napoli, e a chi la vive, ma che diviene un pretesto per interrogarsi in senso lato su cosa significhi raccontare una città oggi, quando i modi di abitare si moltiplicano e le memorie collettive si accumulano. L’installazione, infatti, è accompagnata da una mostra multimediale alle Gallerie d’Italia dove sono incluse opere precedenti della serie – Chroniques de Clichy-Montfermeil (Francia), Las Crónicas de Cuba (Cuba) e The Gun Chronicles (USA)– ma anche i materiali documentari dell’intero progetto da cui possa affiorare un’immagine corale e non idealizzata della città: sul sito jrchronicles.com, sono direttamente accessibili anche le registrazioni vocali in cui le persone ritratte raccontano la propria storia.
L’intervento, però, inaugurato da pochi giorni, ha già suscitato un certo scetticismo. L’uso della facciata del Duomo ha generato reazioni contrastanti e manifestazioni di protesta. Se da un lato il Comune e le Gallerie d’Italia hanno sottolineato il valore partecipativo e sociale del progetto, dall’altro alcune voci critiche, tra cittadini e rappresentanti del mondo ecclesiastico, hanno parlato di una “sacralità violata”, di una mercificazione degli spazi comuni e di un progetto che promuove una visione stereotipata del capoluogo campano. Tuttavia, in una città in cui la tensione tra icone e corpo sociale è così fluida, stratificata e viscerale, il dibattito sul valore di un’opera d’arte pubblica con queste finalità non può che rimanere aperto e necessario.