Le gare di surf delle Olimpiadi 2024 a Tahiti sollevano diversi problemi ambientali

Dopo mesi di proteste la comunità locale, sostenuta dalla Federazione internazionale di surf, è riuscita a contenere i danni, tuttavia la barriera corallina potrebbe essere danneggiata.

Il surf – come l’arrampicata sportiva – è entrato a pieno titolo nel programma dei Giochi Olimpici in occasione di Tokyo 2020. Così, le gare di surf per le Olimpiadi di Parigi 2024, si terranno nelle acque che circondano l’isola di Tahiti (a ben 15.700 chilometri dalla Ville Lumière), nella Polinesia francese, per precisione di fronte al villaggio di Teahupo’o, che conta circa 1500 abitanti e si trova sulla costa sud-occidentale dell’isola. È qui che, nonostante le proteste dei residenti, sostenute dalla stessa Federazione internazionale di surf, è stata costruita una torretta in alluminio che servirà a ospitare i giudici durante le competizioni – dato che le onde che interessano le gare si trovano a circa 400 metri di distanza dalla costa. Ma poteva andare molto peggio.

Teahupo’o è famosa per le sue onde spettacolari, oltre che pericolose, a casa della poca distanza tra la superficie dell’acqua e la barriera corallina, che anche a causa di questa caratteristica durante i lavori di costruzione è stata già danneggiata a causa di un urto accidentale di una chiatta. Questa località ospita abitualmente gare di surf internazionali, tuttavia i giudici di solito stanno su una piattaforma di legno che viene montata e smontata. Il problema è che in occasione delle Olimpiadi, sulla piattaforma, potrebbero dovercene stare fino a 40 (contando per esempio gli operatori televisivi) contro le solite 10/20, da cui l’apparente necessità di una struttura in alluminio, che comunque dovrebbe essere smontata alla fine delle olimpiadi.

Al di là della torretta le Olimpiadi hanno posto diversi problemi ambientali, come quello dell’alloggio dei 48 surfisti e dei loro staff. Dato che quella parte dell’isola non era attrezzata per accogliere così tanta gente, infatti, inizialmente si voleva realizzare infrastrutture permanenti, un villaggio olimpico, un hotel, e addirittura un ponte che permettesse alle auto di arrivare fino a Teahupo’o. Dopo molte prosate alla fine si è optato per accogliere tutte queste persone su una nave da crociera, che comunque, dovendo tenere i motori perennemente accesi, avrà un pesantissimo impatto su un ecosistema, quello della barriera corallina, già di per sé estremamente fragile.

The cover image is a screenshot from Tim McKenna's Instagram video.

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