Best of 2016 #portfolio

Abbiamo scelto dieci tra i saggi fotografici più significativi del 2016 di fotografi e artisti.

Silvia Camporesi, Atlas Italiae
Abbiamo scelto alcuni tra i più significativi saggi fotografici di quest’anno che guardano al mondo a volte con sguardo critico, altre di reportage, altre ancora per rileggere architetture storiche ma anche le migrazioni, la crisi finanziaria o fissare ciò che sta per scomparire per sempre.

– Frank Herfort cattura l’atmosfera spesso malinconica degli interni russi, sottolineata da materiali come il marmo e il legno scuro, suscitando emozioni contrastanti, dalla poesia all’angoscia.

– Le immagini, di Roberto Conte, sono parte di un progetto fotografico molto più ampio e a lungo termine sul brutalismo in tutto il mondo, con l’obiettivo di riscoprire queste strutture e la loro influenza.

– Silvia Camporesi ha esplorato nell’arco di un anno e mezzo tutte le venti regioni italiane alla ricerca di paesi ed edifici abbandonati. Atlas Italiae è una mappa ideale dell’Italia che sta svanendo.

– Il fotografo iraniano Jalal Sepehr racconta, attraverso diverse serie fotografiche, lo spaesamento prodotto dalle guerre e dalle migrazioni che attraversano l’intero Medio Oriente.

– Dopo quattro anni passati a fotografare i lasciti edilizi della crisi finanziaria in Portogallo, Nelson Garrido svela alcuni scenari inquietanti alla Biennale di Architettura di Venezia.

– Il progetto di Marinos Tsagarakis è un omaggio a tutti i paradisi perduti, in cui il turismo di massa ha trasformato la terra in merce, con architetture scadenti, tra il kitsch e il folkloristico, desolanti nei periodi di bassa stagione.

– Marco Tiberio fotografa il campo rifugiati di Calais per parlare d’immigrazione da una prospettiva insolita, quella dell’architettura e dell’urbanistica del campo, le cui abitazioni possono raccontarci molto più di quello che pensiamo sulla vita e la provenienza dei rifugiati.

– Jan Vranovský osserva il “diagramma di forze” delle città giapponesi, piene di accostamenti inaspettati e dettagli che nascono spontaneamente, come un ecosistema vivo di architetture.

– Il fotografo – e amante – di New York Max Touhey ha catturato le ultime immagini del terminal progettato nel 1962 da Eero Saarinen al John F. Kennedy International Airport prima della sua trasformazione in un hotel.

– Nelle fotografie di Bas Princen ogni immagine è sospesa all’interno di una temporalità incerta tra passato e futuro; e il presente si configura come momento della contemplazione.

In apertura: Silvia Camporesi, Atlas Italiae, 2015

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