Architettura dell’Esodo

Marco Tiberio fotografa il campo rifugiati di Calais per parlare d’immigrazione da una prospettiva insolita, quella dell’architettura e dell’urbanistica del campo, le cui abitazioni possono raccontarci molto più di quello che pensiamo sulla vita e la provenienza dei rifugiati.

Marco Tiberio, <i>Invisible Cities. Architecture of Exodus</i>
Quando si parla della recente crisi dei rifugiati in Europa, la povertà di diversi linguaggi sta restituendo un’informazione piuttosto sterile e standardizzata dove “l’interessante” è rappresentato da ciò che la gente vuole vedere: il più delle volte, sofferenza e povertà.
Come nuova classe sociale europea, i rifugiati – soprattutto non europei – meritano un’analisi molto più profonda di quella che è stata portata avanti fino a ora.
Marco Tiberio, <i>Invisible Cities. Architecture of Exodus</i>
Marco Tiberio, Invisible Cities. Architecture of Exodus

Il progetto di Marco Tiberio vuole affrontare il tema dell’immigrazione da una prospettiva diversa. Attraverso l’analisi della struttura architettonica dei rifugi in relazione ai loro proprietari, Tiberio vuole sottolineare l’importanza del background culturale degli immigrati e la forza dei loro legami con la terra madre. In situazioni di disperazione e di alienazione, queste connessioni dimostrano di essere ancora più forti. Nella “giungla”, la casa e la comunità sono l’unico luogo dove ci si sente protetti.

Con questo progetto, presentato in una maniera fredda e seriale che nasconde ore e ore di confronto con i rifugiati, si vuole analizzare l’immigrazione da una prospettiva diversa, perché dietro una semplice casa fatta di legno e plastica, c’è molto di più di quanto ci aspettiamo.


Marco Tiberio (1988) è un fotografo e un ricercatore multimediale italiano con sede a Bruxelles, che lavora principalmente in serie. Nel 2015, ha iniziato a sviluppare il suo progetto “Invisible Cities. Architecture of Exodus” durante il master in fotografia del Fabrica Research Centre. Gli piace analizzare i diversi argomenti attraverso approcci presi in prestito da altre discipline al fine di innescare discussioni. Nelle sue opere si avvale sia di fotografia sia di metodi di appropriazione, estrazione e composizione. Tiberio è anche il co-fondatore dello studio creativo DeFrost.

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