As far as the eye can see

Il fotografo iraniano Jalal Sepehr racconta, attraverso diverse serie fotografiche, lo spaesamento prodotto dalle guerre e dalle migrazioni che attraversano l’intero Medio Oriente.

Jalal Sepher, As far as the eye can see
La recente serie Red Zone (2013–2015), un progetto d’intensità quasi lacerante, che svela la dimensione intima di un popolo – non specificatamente iraniano, ma mediorientale in generale – costretto a vivere in una quotidianità in allarme, in una red zone per l’appunto, dove la minaccia e il pericolo sono i soli e fedeli compagni di viaggio.

Su di un lungo camminamento, fatto di splendidi tappeti persiani, ora un enorme masso caduto dal cielo, ora una violenta tempesta di sabbia, o un aereo che ha appena preso il volo, sembrano puntualmente ostacolare il passaggio, rendendo difficile una qualsiasi via di fuga.

Il tappeto torna come elemento centrale anche nell’ambientazione surreale di Water and Persian Rugs, del 2004, diventando invece un ponte immaginario fra passato e presente, una magnetica superficie scivolosa che si è obbligati ad attraversare, se si vuole davvero essere protagonisti del proprio tempo, senza aver troppa paura dell’inaspettato. Seguono poi la suggestiva serie Knot del 2011 e l’opera Girl and the Mirror del 2010, realizzate entrambe tra le mura e le caratteristiche cupole di argilla della splendida antica città di Yazd, nell’Iran centrale. Mentre l’ultimo progetto fotografico di Sepehr, Color As Gray (2014-2016), che con elegante fragilità s’interroga sulla drammatica realtà della guerra, ormai elemento quotidiano in molti paesi mediorientali. Una triste testimonianza di quanto le ferite di questi conflitti non riescano mai a cicatrizzarsi.
Il lavoro di Sepher, a cura di Silvia Cirielli, è in mostra fino al 9 luglio presso le Officine dell’Immagine di Milano.


Jalal Sepehr è nato a Teheran (Iran) nel 1968, dove attualmente vive e lavora. Ha iniziato a fotografare nel 1995, imparando da autodidatta. Dopo un’esperienza di tre anni in Giappone, Sepehr torna in Iran, dove fonda il sito Fanoos Photo insieme al fotografo Dariush Kiani. Al suo attivo ha numerose partecipazioni in mostre e Festival internazionali, come Pulso Iraniano al Oi Futuro di Rio de Janeiro (2011); il PX3 Festival (Francia), il Peking Art Photography Festival (China), l’Australian Photography Festival di Sydney (2014) o l’International Photo Festival in Belgio (2009).

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