La finestra del poeta

Prodotta in occasione del 20° anniversario del Bonnefantenmuseum Museum di Aldo Rossi, la mostra sull’affascinante Opera Grafica di questo versatile architetto arriva a Losanna.

Attraverso il lavoro di Aldo Rossi, si entra in un mondo in cui l’ingenuità architettonica si intreccia con concetti artistici e filosofici. Senza la sua opera non convenzionale, le stampe architettoniche sarebbero probabilmente rimaste un fenomeno periferico.

Top: Aldo Rossi, Reliquie (dettaglio) 1989. Fotoincisione, acquatinta, 23,5 × 70 cm (43,7 × 80,5 cm), pda. Eredi Aldo Rossi, Collection Bonnefantenmuseum. Photo Peter Cox. Above: Aldo Rossi, Dieses ist langer – Ora questo è perduto, 1975. Acquaforte, 17,2 × 25 cm (carta per bozze 25 × 35 cm). Collezione Bonnefantenmuseum

In occasione del 20° anniversario del museo di Aldo Rossi a Maastricht, il Bonnefantenmuseum ha prodotto una mostra sull’affascinante Opera Grafica di questo versatile architetto e artista. Insieme con la mostra “La finestra del poeta” e seguendo uno dei soggetti preferiti di Rossi, Silvana Editoriale ha pubblicato il volume Aldo Rossi: Opera Grafica, frutto di una ricerca condotta in stretta collaborazione con il museo e la Fondazione Aldo Rossi di Milano, mentre Archizoom ha editato una mappa e un’applicazione sulla Città Analoga.

Aldo Rossi, Il trattato perduto, 1981. Fotoincisione, acquaforte, acquatinta 23,3 × 15,7 cm (50 × 35 cm), 5/30. © Eredi Aldo Rossi, Collection Bonnefantenmuseum. Photo Peter Cox

È impossibile ignorare l’importanza di Aldo Rossi (1932–1997) per lo sviluppo della cultura architettonica. Attraverso la rete unica e complessa delle sue opere teoriche, dei suoi edifici e dei suoi progetti e disegni, attività didattiche ed espositive, e grazie a una vasta produzione di disegni e stampe, Rossi è stato uno dei protagonisti nel riorientamento dell’architettura dello scorso secolo. La sua produzione di stampe non è paragonabile a quella di nessun altro artista o architetto, in quanto non crea una “nicchia privata”. Al contrario, le sue stampe mostrano una reazione non convenzionale agli impulsi dal di dentro (riflessione personale) e dall’esterno (relazioni con amici e committenti).

Aldo Rossi, Il caffé del mattino, 1990. Fotoincisione, acquatinta, 29,2 × 42 cm (carta Fabriano 100% cotone, 35 × 50 cm)

Il gruppo relativamente ristretto di stampe esposto nella mostra “Opera Grafica” non era quasi mai – immeritatamente – stato oggetto di studio. Ma se considerato nella prospettiva più ampia della “riscoperta” di stampe architettoniche degli anni Settanta, le incisioni di Rossi hanno avuto un ruolo determinante in questo particolare sviluppo. Le sue stampe, strettamente legate ai suoi disegni, mostrano un rapporto affascinante tra opera unica e riproduzione, relativi concettualmente all’idea influente di Rossi dell’architettura come modus operandi – in cui il processo è importante almeno quanto il prodotto.

Aldo Rossi, Senza titolo, 1989, tecnica mista su carta da lucido, 58 × 82,5 cm. Collezione privata

Tra il 1973 (anno in cui Rossi  curò la sezione internazionale di architettura del XV Triennale di Milano) fino alla sua morte, Rossi ha arricchito la sua opera con oltre 100 stampe. Anche se interessato ai misteri e alle possibilità delle varie tecniche grafiche, Rossi non era un incisore esperto. Le sue stampe mostrano spesso una varietà sconcertante di stili e tecniche: alcune sono esperimenti puri; altri sono tecnicamente convenzionali o riproduzioni fotomeccaniche firmate.

Aldo Rossi lavora nel laboratorio della Houston Fine Art Press, 1986. Photo Richard Newlin

Dopo la tappa presso la galleria Archizoom, la mostra si trasferirà alla GAMeC di Bergamo (aprile–luglio 2016).


29 febbraio – 23 marzo 2016
La finestra del poeta
Archizoom
EPFL, Losanna