“Alpha era un luogo d’arte e un caffè creato dalla famiglia Arsheed nel 2006 ad As-suwaida, in Siria”, racconta Alaa Arsheed. “Abbiamo ospitato circa 65 mostre e organizzato 60 eventi culturali di musica, racconto, filosofia, poesia, documentaristica, spesso opera di giovani artisti. Il nostro motto era ‘l’arte è per tutti’. (...) Nel 2011 è scoppiata la guerra e io sono scappato in Libano dove ho cercato di continuare i miei studi al conservatorio. Dopo cinque mesi mi è arrivata una terribile notizia: alcuni gruppi che combattono contro l’arte e la libertà avevano attaccato Alpha e l’avevano distrutta. E avevano anche arrestato mio padre. Sono stato costretto ad abbandonare tutti i miei progetti in Libano e tornare in Siria per far liberare mio padre. Per la nostra sicurezza non abbiamo riaperto Alpha. In realtà non ne eravamo nemmeno in grado, per motivi economici.
Così, io e mio fratello siamo andati in Libano a cercare un lavoro, trascorrendo un periodo molto duro. Per sopravvivere ho suonato in molte band, eventi, concerti. Ho insegnato violino ai bambini nei campi profughi e creato una street band a Beirut, nella speranza che il mondo prima o poi si riscopra unito e le divisioni scompaiano”.

Alaa Arsheed
Sham
in collaborazione con Jhon Montoya, Geremia Vinattieri e Giacomo Mazzucato
prodotto da Fabrica Musica

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