Marsotto e il lavoro / 82

Il tema scelto per la collezione di quest’anno è il lavoro, declinato da sei designer: Jasper Morrison, Konstantin Grcic, Naoto Fukasawa, Ross Lovegrove, Philippe Nigro e Studio Irvine.

Marsotto e il lavoro
È una parte imprescindibile della nostra vita, che invade peraltro in continuazione, spesso spezzando quella netta divisione tra home e office. Il lavoro racchiude al suo interno una vastissima serie di attività che richiedono strumenti per svolgere.
Da queste considerazioni muove la collezione Working on marble, diverse interpretazioni della superficie come piani d’azione curata da Studio Irvine che ne ha anche disegnati due pezzi: la scrivania Toio e la Toeletta Isa.
Marsotto e il lavoro
Marsotto, vista dell'installazione

La collezione 2014 comprende poi grandi tavoli ovali e rotondi con colonne di sostegno di Jasper Morrison, uno rettangolare di Naoto Fukasawa, dotato di un raccordo angolare per creare un grande quadrato, un banco per reception di Philippe Nigro, due interpretazioni di tavolo scacchiera,di Ross Lovegrove.

Infine, un appoggio per il computer disegnato da Konstantin Gric, formato da due elementi, uniti da un perno, che possono ruotare, determinando diverse configurazioni, un pezzo che ricorda per meccanismi e struttura la libreria Joy di Achille Castiglioni, un maestro che Gric aveva già citato nella lampada Ok presentata per Flos al Salone dello scorso anno.

Marsotto e il lavoro
Konstantin Grcic, Keyboard
A Marsotto, azienda vicentina giunta alla quinta generazione, piace cimentarsi con le sfide che progetti particolari come questi impongono: superfici sottili ma resistenti, piani curvi, grandi dimensioni.
Marsotto e il lavoro
Destra: Philippe Nigro, Rendez vous
“Con il dilatarsi delle superfici”, racconta Costanza Olfi, “gli spessori e le silhouette al contrario si assottigliano, una sfida da affrontare con nuove soluzioni tecniche, una ricerca che è sempre supportata da tutto il saper fare tramandato nella nostra famiglia”. Ha scelto come location la sala Napoleonica dell'Accademia di Belle Arti di Brera, che rappresenta un ritorno al luogo dove i loro antenati si sono dedicati allo studio dell'arte della scultura agli inizi del Novecento e che rappresenta un tributo alle origini dell’azienda e alla cultura italiana.

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