Le innovazioni artistiche dei tardi anni sessanta, espresse spesso nell’astrazione, e a volte attraverso il vuoto, avevano come sfondo le immagini esplicite e onnipresenti di guerre, proteste e rivolte sociali. Negli stessi anni nasceva una nuova visione dell’eguaglianza sociale e si prendeva coscienza di problemi come la condizione presente e futura dell’ambiente in cui viviamo.
Oggi la scienza e la tecnologia ci offrono la possibilità di connetterci globalmente attraverso i social network, una quantità infinita di immagini sempre accessibili e, in prospettiva, un’aspettativa di vita più lunga e l’uso di energie rinnovabili. Eppure viviamo ancora in un clima di ansia spesso generata da avversari invisibili e astratti, come il riscaldamento globale o il terrorismo tecnologico. Siamo immersi in una cacofonia d’immagini e di suoni mediatici.
Se lo scopo della maggior parte delle opere d’arte ottocentesche era rappresentare la verità attraverso la bellezza e l’equilibrio, dalla fine del XX secolo l’arte tende invece alla conciliazione degli estremi – astrazione e surrealismo, vuoto e caos, negazione e spettacolo, alto e basso. Dal punto di vista artistico, viviamo in un’epoca di pluralismo globale.
Nelle sale di Palazzo Grazzi, le quattro forme espressive fondamentali – pittura, scultura, installazione, performance – sono amalgamate dalla prima materia dei media intendendo con questo termine non solo la sostanza dei film o dei video o di Internet, ma mezzo di diffusione e discussione globale.
Dal 30 maggio 2013 al 30 dicembre 2014
Materia Prima
Palazzo Grassi
Punta della Dogana
Dorsoduro 2, Venezia