Aral porta prepotentemente all'attenzione di tutti le conseguenze enormi della più grave catastrofe ecologica di tutti i tempi, dovuta alla volontà politica dell'Ex Unione Sovietica di dirottare le acque dell'omonimo lago per incentivare le coltivazioni di cotone. Attualmente la zona, quasi del tutto desertificata, è una delle più inquinate al mondo: i pochi superstiti sono continuamente sottoposti a rischio fisico e privati di qualunque strumento di sussistenza, al punto tale da configurarsi come "archeologia dell'umanità".
Saõ Paulo, in collezione alla Tate Modern, presentato alla Biennale di San Paolo del 2006 e in prima serata tv in Brasile, ha costituito un contributo fondamentale all'individuazione dei flussi umani sottostanti l'organizzazione sociale di una metropoli dagli scenari estremi, dove le istituzioni giocano un ruolo di secondo piano rispetto alle forme di autoregolazione delle comunità presenti sul territorio.
Dubai, infine, è la testimonianza del fallimento di un sistema capitalistico estremo, che ha sfruttato fino a ridurla in schiavitù (ne sono un esempio le sevizie nei confronti dei bambini-fantini per le corse di cammelli) la forza lavoro indiana, pakistana, nepalese e bangladese per costruire una colossale isola immobiliare nel deserto, ora in grave crisi a causa dell'insostenibilità della propria incontrollata espansione.
Un viaggio visivo ma anche gnoseologico per scoprire nuove realtà, ma soprattutto i diversi livelli percettivi ed interpretativi con cui ci vengono rappresentate.
