Minimalismo soft per un resort stellato nella campagna svedese

Il nuovo ambiente per il ristorante ANG vede la collaborazione di Norm Architects e Keiji Ashizawa Design per il disegno degli interni e i mobili della collezione Case Study del colosso nipponico del legno Karimoku.

Immersa nel paesaggio rurale del sud-ovest svedese, un po’ inglese e un po’ toscano per livello di antropizzazione e di cura, Ästad Vingård è un resort di fascia alta che associa una serie di programmi non scontata, soprattutto a queste latitudini: una spa, camere e bungalow, una vigna, un bistrot e ANG, un nuovo ristorante con stella Michelin. Deus ex machina del complesso è Daniel Carlsson, imprenditore vulcanico che ha saputo capitalizzare sulla tenuta che la sua famiglia possiede da generazioni.

Proprio Carlsson ha impostato l’architettura di massima di ANG, sintetica greenhouse dalla sagoma simile a quella di case e fienili tradizionali, in posizione panoramica verso uno degli infiniti specchi d’acqua che punteggiano la regione. Per il disegno degli interni e degli arredi su misura si è affidato a Norm Architects e Keiji Ashizawa Design, che hanno inserito il progetto nella serie dei case study di Karimoku, colosso nipponico del legno. Danesi i primi, giapponese il secondo, i loro contributi assonano senza contrasti in ambiente dai toni tenui, che abbinano superfici di pietra grigia e di legno chiaro, con gli stessi materiali che rivestono o costruiscono la maggior parte degli arredi mobili e fissi. Un approccio che Norm Architects definisce di soft minimalism e che brilla più per eleganza e cura del dettaglio che per originalità in senso stretto. 

Ästad Vingård, ANG. Foto Jonas Bjerre-Poulsen
Ästad Vingård, ANG. Foto Jonas Bjerre-Poulsen

La sequenza degli spazi, invece, è un vero elemento di sorpresa: uno dei due blocchi di servizi che articolano il piano terra della serra contiene – più propriamente, nasconde – un ascensore che dà accesso a un piano inferiore, invisibile dall’ingresso principale. Attraverso l’ambiente ovattato e oscuro di una cantina-enoteca con area lounge, il visitatore accede alla sala principale del ristorante. Un’immensa parete vetrata fa da quinta trasparente a uno spazio realmente riuscito per le proporzioni, i materiali e la luminosità, concludendolo sul filo dell’acqua di un piccolo specchio d’acqua artificiale, anch’esso una presenza inaspettata. 

Oltre il caso particolare di ANG, una considerazione finale s’impone sulla tipologia del padiglione di vetro, croce e delizia dell’architettura moderna – dai disagi di Mrs Farnsworth nella casa-manifesto di Ludwig Mies van der Rohe in giù –, ancor di più in tempi d’imprevedibilità climatica. In un mezzogiorno d’estate più mediterraneo che scandinavo, la serra di ANG non si può dire confortevole: troppo caldo, troppa luce e nessuna schermatura prevista. Una problematica facilmente risolvibile, ma che spinge a riflettere su quanto rapidamente l’evoluzione delle condizioni atmosferiche planetarie stia mettendo in discussione abitudini progettuali consolidate.

Ultimi articoli di Interni

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram