Nell’architettura la storia dello spazio progettato si intreccia con quella degli oggetti che quello spazio ospita. Il mestiere dell’architetto prevede un’attività legata non solo alla scala dell’edificio ma anche alla grafica e ai prodotti. Viene subito in mente la sterminata produzione di mobili, spesso disegnati per un contesto specifico e finiti successivamente in una produzione seriale, ma il discorso si è ampliato in molte occasioni agli oggetti d’uso quotidiano, la moda e il tech. E non solo di recente.
10 oggetti straordinari disegnati dai maestri dell’architettura
L’architettura, oltre al costruito, da sempre lavora al progetto di product design, indagando in diverse scale di grandezza le necessità e i comportamenti degli esseri umani.
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- Nicola Aprile
- 26 novembre 2025
L’esigenza di avere un controllo sul progetto nella totalità dei suoi livelli è stata una costante nel corso dei secoli: negli edifici liberty tutti gli elementi contribuiscono a una sorta di opera d’arte totale (Van de Velde quando progetta la sua villa ad Uccle disegna addirittura i vestiti che la moglie avrebbe dovuto indossare al suo interno); più tardi l’obiettivo della Bauhaus era definire un metodo più che uno stile, valido tanto per l’architettura quanto per tutte le arti applicate e qualche decennio più avanti “dal cucchiaio alla città” è lo slogan di Ernesto Nathan Rogers che esorta a considerare il progetto nella sua ampiezza e nella relazione con la complessità delle dinamiche umane.
Viene subito in mente la sterminata produzione di mobili, ma il discorso si è ampliato in molte occasioni agli oggetti d’uso quotidiano, la moda e il tech.
In effetti, di cucchiai gli architetti ne hanno disegnati e lo spazio che li separa della “città” è un contenitore enorme pieno di altri prodotti: sedie e lampade, ovviamente, ma anche elettrodomestici, dispositivi medici, packaging, automobili, giocattoli, ciabatte, annaffiatoi. Tutte le cose più o meno fondamentali che abitano la nostra quotidianità.
Il contributo copioso e fondamentale degli architetti all’universo del prodotto ha ceduto il passo ai designer specializzati solo in tempi recenti - le prime scuole di design in Italia non hanno nemmeno cent’anni - continuando a manifestarsi con alcune eccezioni degne di nota: la loro firma sugli oggetti rafforza la relazione già solida tra i due universi e evidenzia una sorta di valore architettonico dei prodotti (in questo senso il più esplicito è stato Aldo Rossi).
Schivando le numerose operazioni di marketing che hanno visto alcuni marchi coinvolgere grandi architetti in collaborazioni di dubbio valore progettuale, abbiamo fatto una lista di dieci cose (che esulano dal campo semantico dell’arredo) disegnate da architette e architetti.
Ebbene sì, nella nicchia più nascosta delle case di molti, si cela un gioiello disegnato da uno dei più celebri architetti contemporanei. Il contatore disegnato per Enel nel 2001 è un oggetto intuitivo e familiare, curatissimo nella forma e simile a nient’altro.
Pensata come una scultura, la grattugia di Zaha Hadid non ha niente a che vedere con l’archetipo, si compone di due pezzi e si ispira alle forme naturali dei ciottoli di fiume. È solo uno dei tanti oggetti concepiti dalla maggiore esponente dell’architettura parametrica.
Più che un fashion item, è un prodotto di dressing design, flessibile e adattabile, uno strumento al servizio della persona, come tutti quelli disegnati dall’architetta che progettava spazi e oggetti capaci di garantire a ciascuno una totale autonomia.
Disegnata nel 1974 con una originale ed elegantissima forma schiacciata è il primo strumento di scrittura (insieme alla stilografica Hastil, sempre di Zanuso) ad essere esposto al MoMA di New York.
L’architetto che si è confrontato con tutti, tutti i tipi di prodotto e ha firmato anche Juicy Salif, lo spremi agrumi icona del design, ha concepito per il marchio cinese uno smartphone originale e innovativo.
La leggenda dell’architettura giapponese, vincitore del Pritzker nel 1995, si è ispirato a una mela verde per disegnare un orologio da polso super minimale (come i suoi edifici). Ne esistono una versione verde, omaggio al frutto e una grigia che ricorda il cemento di cui Ando è uno dei più abili scultori.
I più grandi lasciano sempre una scia: il progettista delle forme “accartocciate” ha impresso un segno riconoscibile in un oggetto apparentemente distante dall’architettura. La fragranza audace, enigmatica e complessa prodotta da Louis Vuitton anticipa le sue caratteristiche olfattive con la forma del tappo.
Il guest editor di Domus per il 2025 ama il movimento e la velocità, soprattutto quando hanno la forma del futuro; lo dicono le sue architetture e lo dice Oko, la bicicletta disegnata per il brand danese attento al design e leader nella produzione di bici da città.
“La più piccola delle mie architetture” è la definizione che l’architetto ha dato delle sue sneaker, generate da uno studio attento del piede e dei suoi movimenti e ispirate alla flessibilità del bambù.
Architetture giocose e postmoderne, ma anche tantissimi oggetti. Nel portfolio del progettista statunitense gli utensili elettrici e non occupano uno spazio importante. Per Target, Graves progetta decine di oggetti ma soprattutto una nuova strategia di merchindising che ha definito un nuovo standard.