L’Adi Design Index non è solo un catalogo: è un ritratto corale del design italiano, un osservatorio che ogni anno restituisce l’immagine di una disciplina sempre più ampia e interconnessa. Dalla conferenza di presentazione dell’edizione 2025 emerge con chiarezza l’intenzione di leggere il design non solo come prodotto ma come fenomeno culturale e sociale, capace di raccontare chi siamo e come viviamo. I 344 progetti selezionati – oltre mille i candidati – compongono una costellazione di idee e linguaggi diversi, legati da un unico filo rosso: la cultura del progetto.
Il premio che porta agli “Oscar italiani del design”
“Un catalogo che racconta le forme plurali del design oggi”, così Francesco Zurlo, membro del Comitato scientifico di selezione, ha descritto l’Adi Design Index 2025. Se il Compasso d’Oro è considerato l’Oscar del design, l’Index funziona come la candidatura preliminare per i “film dell’anno”. Una commissione composta dall’Osservatorio permanente del Design Adi, sotto la supervisione di un comitato di indirizzo formato da Makio Hasuike, Domenico Sturabotti, Laura Traldi e dallo stesso Zurlo, seleziona – tra più di mille progetti – una rosa di “premiati” per ogni categoria: Abitare, Illuminazione, Mobilità, Lavoro, Persona, Food, Materiali e sistemi tecnologici, Servizi, Sociale, Ricerca per l’impresa, Comunicazione, Exhibition, Ricerca teorica e Targa Giovani.
Il Compasso d’Oro esiste da oltre settant’anni, è stato fondato da Gio Ponti, primo storico direttore di Domus, ed è oggi uno dei riconoscimenti più importanti al mondo. La collezione dei vincitori è esposta all’Adi Design Museum di Milano e dal 2004 è riconosciuta dal Ministero della Cultura come patrimonio artistico nazionale. Tutti i progetti che accederanno al Compasso d’Oro 2026 devono prima passare per l’Index.
Dall’osservare al capire
“Osservare non è più sufficiente, vogliamo aiutare a capire”: con queste parole Luciano Galimberti, presidente di Adi, ha presentato la principale novità dell’edizione 2025. Dopo 27 anni, l’Index amplia la propria funzione istituendo un Centro Studi dedicato a contestualizzare il disegno industriale nel presente, legandolo a dati economici, culturali e sociali. L’osservatorio collabora con enti come l’Istat, Federculture, Fondazione Symbola e Federlegno per analizzare tendenze e condizioni del design in Italia. Il primo report, allegato al catalogo di quest’anno, parte dall’ultimo triennio e si propone come strumento per scuole, istituzioni e imprese.
Cosa raccontano i progetti del 2025
La selezione 2025 riflette la crescita e la diversità del sistema italiano: 344 progetti scelti da più di mille candidature, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente. Emergono alcuni temi chiave.
Il primo è la pluralità, considerata non come dispersione ma come metodo. L’Index restituisce un’immagine di equilibrio tra giovani e maestri, piccole realtà e grandi aziende, università e associazioni. È un design che nasce da una rete di relazioni e che non si lascia definire da un’unica direzione, ma da una costellazione di percorsi coerenti.
Gli oltre 300 progetti dell’Adi Design Index 2025 raccontano un design italiano che non cerca una definizione univoca ma un equilibrio tra diversità e coerenza.
Il secondo tema è la persona, con una crescente attenzione al benessere fisico e psicologico, alla salute, all’accessibilità. Accanto a questo, il design per l’abitare conferma la sua centralità, mentre ricerca e impresa si intrecciano in progetti che uniscono tecnologia e produzione responsabile.
La Targa Giovani segna un record di candidature: le scuole e i giovani designer diventano le “antenne” del settore, capaci di intercettare temi sociali e ambientali prima di altri. Tra i progetti selezionati spicca un dispositivo simile a un vecchio registratore, ideato da studenti del Politecnico di Torino, che traduce le frequenze delle pannocchie in tracce di musica ambient: un esempio di creatività che unisce ricerca, ironia e immaginazione.
I protagonisti della selezione
Nel 2025 crescono soprattutto le categorie dell’abitare, del design per la persona, dell’exhibit design, della comunicazione e della ricerca per l’impresa. Tra i progetti più interessanti: Lana, il radiatore modulare in alluminio riciclabile disegnato da Amdl Circle per Antrax It; il sistema di divani modulari di Snøhetta per Mdf Italia; la collezione di cesti, lampade e tavolini realizzati da Paola Lenti con lo studio giapponese Nendo attraverso la termocompressione dei tessuti.
Alias presenta Nastro di Daniel Rybakken, un tavolo regolabile ispirato ai videoregistratori analogici, mentre Konstantin Grcic reinterpreta la Safari Chair nel progetto Magic. Molteni&C riporta in catalogo la poltrona Continuum D.163.7 di Gio Ponti. Nell’illuminazione si confermano Kartell, Artemide e Flos con il progetto di Formafantasma, mentre Alessi presenta una lampada firmata da Michael Anastassiades ispirata al gioco giapponese tsumiki.
Nel design per la persona si distingue la selezione di occhiali, dai modelli Ray-Ban di Meta agli strumenti per chirurghi di Univet, fino ai Micromega Cult in titanio-beta, senza viti né saldature. Nell’exhibit design figura anche Filippo Bisagni con l’allestimento di Francesco Vezzoli nella quadreria del Museo Correr di Venezia, all’interno del progetto di Carlo Scarpa.
L’Index che diventa mostra
La Lombardia genera il 30% del design italiano, con 44.000 imprese di cui 14.000 attive nel settore. Non sorprende che la prima tappa espositiva dell’Index sia a Milano, all’Adi Design Museum, durante e dopo il Salone del Mobile Milano. La mostra diventa poi itinerante: nel novembre 2025 sarà ad Agrigento, capitale italiana della cultura, nel 2026 all’Aquila e nel 2027 a Pordenone.
Nel frattempo, in occasione del Salone del Mobile, sarà allestita anche una mostra dedicata al Compasso d’Oro, seguita da una cerimonia di premiazione a Milano e da un’esposizione al Maxxi di Roma. Un percorso che segna la volontà di costruire un sistema museale nazionale del design, capace di dialogare tra città, istituzioni e territori.
Verso il Compasso d’Oro
Gli oltre 300 progetti dell’Adi Design Index 2025 raccontano un design italiano che non cerca una definizione univoca ma un equilibrio tra diversità e coerenza. È un design che mette al centro le persone, trasforma la ricerca in valore, si radica nei territori e si apre al mondo. È sistemico, culturale e inclusivo, capace di unire industria e umanesimo, impresa e conoscenza.
Nel segno di Gio Ponti, l’utile che diventa poesia continua a essere la formula più vera per descrivere un movimento che osserva, capisce e costruisce il futuro.
