In principio furono i pioneristici Stabilimenti Farina, che aprirono i battenti a Torino nel 1906 grazie a Giovanni Farina — anche padre di Nino, poi primo campione del mondo di Formula 1 — e rimasero in attività fino al 1953. Qui, facendo fronte a due guerre mondiali, lavorando per Fiat, Lancia. Ferrari e Alfa Romeo in primis, ma anche per Case automobilistiche straniere come Rolls-Royce, Hispano-Suiza e Jaguar, fecero gavetta parecchi designer.
Fra questi, ci furono Pietro Frua, Mario Felice Boano, Giovanni Michelotti, Alfredo Vignale e il fratello minore del fondatore: Giovanni Battista detto Pinin — soprannome attribuitogli a causa della somiglianza con il padre Giuseppe.
Il car design di Pininfarina in 10 modelli indimenticabili
Dieci auto raccontano l’evoluzione dello stile Pininfarina, che compie 95 anni, tra eleganza senza tempo e innovazione nella progettazione della mobilità.
In foto: Cisitalia 202 Berlinetta (1947). Courtesy Pininfarina
In foto: Cisitalia 202 Berlinetta (1947). Courtesy Pininfarina
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- Federico M. Fabbri
- 05 aprile 2025

Nel 1930, grazie al grosso finanziamento concesso da una facoltosa zia della di lui moglie, Pinin decise di mettersi in proprio e fondare la Società Anonima Carrozzeria Pinin Farina, insieme ad altri soci minoritari, tra cui Vincenzo Lancia — con cui aveva un rapporto di stima e amicizia nato durante la collaborazione della Casa torinese con gli Stabilimenti Farina — e Gaspare Bona. Tale società sarebbe poi divenuta celebre come Carrozzeria Pininfarina.
Forse non tutti sanno, però, che Pinin Farina non era un designer: non disegnò, infatti, alcuna delle vetture che popolano la gallery di questo articolo.
Per dieci anni Pinin Farina lavorò quasi esclusivamente per Lancia, realizzando prototipi, speciali e piccole serie, soprattutto su telai Aprilia, Astura e Augusta. Con la fine delle ostilità nel 1945, l'attività riprese e, dagli anni Cinquanta in poi, guadagnò una fama sempre crescente, anche per merito del figlio Sergio e del genero Renzo Carli, marito della figlia Gianna. Con il fallimento degli Stabilimenti Farina del 1953, molte maestranze furono assorbite dalla Pininfarina.
Forse non tutti sanno, però, che Pinin Farina non era un designer: non disegnò, infatti, alcuna delle vetture che popolano la gallery di questo articolo. Pinin, in realtà, padroneggiava un elevato senso estetico e, non senza l’expertise acquisita a stretto contatto con battilastra e carrozzieri nell’azienda del fratello Giovanni, riusciva — con strepitoso talento — a far evolvere, modificare e sviluppare prima i disegni su carta e poi i vari modelli in scala delle vetture commissionate al suo atelier dai vari clienti.
Immagine di apertura: Ferrari Berlinetta Boxer (1973). Courtesy Wikimedia Commons
È stata — insieme alla Maserati A6 — la primissima Gran Turismo nella storia dell’automobile. La Cisitalia 202, realizzata in una speciale lega d’alluminio, è da oltre cinquant’anni parte della collezione permanente del MoMA.
Resa immortale dal film Il sorpasso con Vittorio Gassman, a detta di molti è una tra le più belle auto mai costruite. “Quando vedi una B24 non ti basta guardarla, avresti voglia di toccarla” disse Franco Martinengo, direttore del Centro Stile Pininfarina per vent’anni.
Presentata al Salone di Parigi del 1962, grazie alle sue linee senza tempo fece subito impazzire chiunque. Elegante e maestosa, era a suo agio sia ad andature di crociera sia in velocità, forte del suo V12 da 250 cavalli. Tra i fan del modello, un certo Steve McQueen.
La MG B debuttò come spider nel 1962; tre anni dopo fu affiancata da una versione coupé 2+2. Il motore era lo stesso della versione aperta e, grazie al peso molto contenuto, la vetturetta sapeva il fatto suo. In questa selezione non poteva mancare.
Dopo il successo della Giulia Spider del 1962, Alfa Romeo necessitava di un’erede che sapesse essere all’altezza. La Spider, conosciuta come Duetto, diventerà il modello più longevo della Casa di Arese, con 28 anni ininterrotti di produzione su quattro serie.
Negli anni Sessanta viaggiare con il vento tra i capelli è sinonimo di lusso e libertà. Ecco la proposta di Fiat, molto apprezzata anche Oltreoceano. Provata nel maggio del 1967 da Quattroruote, raggiunse i 173 km/h. E, al contrario della Duetto, la 124 era una 2+2.
Una Ferrari minuta — e senza il logo del Cavallino Rampante — mossa da un 6 cilindri a V da 2 litri. Disegnata da Aldo Brovarone per Pininfarina, suscitò clamore e fece innamorare chiunque — tra coloro che se la potevano permettere — da un lato dell’Atlantico all’altro.
Visti i risultati commerciali dei modelli precedenti, anche lei fu stilizzata da Aldo Brovarone per Pininfarina. Era una berlina a tre volumi e quattro porte con un'originale coda spiovente, spaziosa e confortevole, ben più moderna rispetto alla 404 che sostituiva.
Prima Ferrari di serie con V12 posteriore: per lei il Commendatore dovette rinunciare allo suo detto "mai mettere il carro davanti ai buoi”. Disegnata da Leonardo Fioravanti per Pininfarina — come anche la successiva Testarossa — vanta una linea ancora invidiabile.
Poster car per eccellenza, sfoggiò un design di rottura rispetto a ciò che la Casa di Maranello aveva “sfornato” in precedenza. Coda larga, gruppi ottici dissimulati da barre orizzontali e dele vistose griglie laterali a correre lungo la fiancata. Opulenza anni Ottanta.