Il ritorno della lampada minimalista La Roche di Le Corbusier

Nemo, in collaborazione con la Fondation Le Corbusier, riedita l’innovativa lucepresentata nel 1925 all’Expo di Parigi dal grande architetto, impiegata nella villa dell’amico Raoul La Roche, dal quale prende il nome.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1068, maggio 2022.

Negli anni Venti, Le Corbusier (1887-1965) mette a punto alcune raffinate soluzioni d’illuminazione, per rispondere alle specifiche esigenze delle sue architetture, che inaugurano un nuovo linguaggio e aprono la strada della modernità. Luce e ombra, si sa, per l’architetto svizzero sono parte integrante del progetto: attraverso la raffinata calibrazione delle due componenti mette in risalto le forme pure che costruiscono i suoi spazi.

Per il discusso padiglione dell’Esprit Nouveau, presentato all’Expo di Parigi nel 1925, che con la sua modernità prende le distanze dall’imperante gusto déco, disegna una lampada a parete dalla linea essenziale. La stessa soluzione è impiegata nella villa parigina per l’amico e collezionista Raoul La Roche, dove gli spazi abitativi accolgono anche l’ambiente dedicato all’esposizione delle opere di Picasso, Léger e dello stesso Corbu. 

L’architetto si occupa personalmente del disegno delle luci, da inserire in ambienti alti, che si estendono anche orizzontalmente. Come si vede dall’appunto abbozzato sul frammento di un foglio conservato negli archivi della Fondazione – che ha sede proprio all’interno di casa La Roche – l’architetto immagina una sorgente luminosa a parete dalla forma pura, una sottile ampolla cilindrica di luce e ferro, una soluzione essenziale, fatta di materiali industriali, per ottenere una luce diffusa e discreta. Accanto allo schizzo, sono specificate le modalità di aggancio, tramite due pioli a sezione quadrata, ed è sottolineata la verticalità. 

Lo schizzo originale di Le Corbusier in cui si vede l’aggancio dell’ampolla a parete. Courtesy © FLC by SIAE 2022
Lo schizzo originale di Le Corbusier in cui si vede l’aggancio dell’ampolla a parete. Courtesy © FLC by SIAE 2022

Esclusa ogni componente ornamentale, la lampada contribuisce a dare forma all’interno senza essere protagonista, armonizzandosi con discrezione. Purezza ed essenzialità sono le qualità che hanno portato Nemo, storica azienda specializzata nella progettazione e produzione di lampade, a riproporre, con la collaborazione della Fondation Le Corbusier, la lampada impiegata per villa La Roche e che prende così il suo nome. 

Nemo ne attualizza l’ingegnerizzazione senza compromettere il progetto e la calibrata resa luminosa; La Roche mantiene l’originale struttura in metallo opaco, ed è oggi ancorabile al muro tramite un unico perno centrale. Nel diffusore di vetro sagomato opale, la sorgente luminosa LED sostituisce l’originale lampadina a incandescenza, conservando però la qualità dell’illuminazione calda e omogenea. L’ampolla di luce richiama un oggetto industriale, fatto di pochi elementi ‘poveri’ che contribuiscono al fine auspicato: costruire una tensione tra zone d’ombra e di luce, in un dialogo mutevole che riempie l’architettura e diventa componente imprescindibile del progetto.

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