Moda, le sei sfilate da ricordare dalle collezioni invernali

Dal debutto della nuova direzione Bottega Veneta, alla scenografia immersiva di Dior. Una selezione degli eventi più interessanti visti durante le fashion week femminili tra Milano e Parigi, che si sono anche confrontate con l’invasione russa in Ucraina.

Dopo due anni di riapertura ad intermittenza, il calendario delle settimane della moda è tornato in piena attività. Milano ha assistito al ritorno di Gucci, di nuovo in passerella dopo una pausa, e alla prima sfilata di Bottega Veneta sotto la direzione artistica di Matthieu Blazy. In piena settimana milanese le forze russe hanno iniziato l’invasione dell’Ucraina. Tra gli stilisti ucraini c’era anche Lilia Litkovskaya, che aveva preparato la sua sfilata per la capitale francese prima dell’inizio dell'invasione, ed è fuggita da Kyiv attraverso la Polonia.

Tutto ciò ha creato uno scollamento mediatico importante, tra passerelle luccicanti e notizie dell’ultima ora. Giorgio Armani ha cambiato all’ultimo minuto la sfilata programmata, poi trascorsa in totale silenzio, mentre il marchio ungherese Nanushka ha annunciato la sua solidarietà con il paese vicino, collaborando con il Servizio di Carità Ungherese dell'Ordine di Malta per fornire alloggio, cibo, vestiti e trasporto a coloro che entrano a Budapest.

Tra revival inaspettati, e direzioni artistiche già confermate, vi presentiamo qui una selezione dei momenti più salienti delle Fashion Week di Milano e Parigi A/I 2022.

Bottega Veneta

  

Evento tra i più attesi della settimana milanese, Bottega Veneta ha presentato non solo la nuova collezione ma il debito alla direzione di Matthieu Blazy. Una linea che parla di movimento e emozione: “Bottega Veneta è essenzialmente pragmatica perché è un’azienda di pelletteria. Poiché è specializzata in borse, si tratta di movimento, di andare da qualche parte”. Nel passaggio di consegna con Daniel Lee, Blazy ha preferito non alterare l’identità del brand, trovandoci però di fronte a un guardaroba aggiornato dove prevale la bellezza e ingegnosità dei singoli capi. Dal denim quotidiano e fotorealistico (in realtà nabuk stampato e flessibile) con la sua borsa Kalimero a tracolla; alle ragazze con le camicie da lavoro (di nuovo in nabuk, realizzate come le camicie tradizionali) e i loro stivali intrecciati alla coscia, la collezione è una sequenza plastica di tessuti rigorosi, tutti freschi ed formulati per l’ultra-leggerezza. “I gesti di un individuo contano” spiega a fine sfilata “alla fine è la decisione di chi lo indossa di come muoversi e vivere in questi abiti, di come racconterà le proprie storie attraverso questi pezzi”.

Marni

  

Con la direzione creativa di Francesco Risso, Marni ha ambientato la sfilata in un magazzino abbandonato nel quartiere Segnanino di Milano, sito nella zona nord della città. Nell’archeologia industriale Risso ha creato una foresta di bambù, un’atmosfera utopica immersiva che ha fatto da scenografia per i nuovi abiti. La collezione parla di mescolanza tra vecchio e nuovo, personale e condiviso, facendo del brand un manifesto all’autodeterminazione e positività del corpo. Agli abiti curati, si uniscono oggetti che sembrano rubati da un museo, in una mescolanza dove emerge la pratica del bricolage: abiti divelti, maglioni ricostruiti fuorimisura con maniche infinite, decori rammendati sui capi, assemblamenti di gioielli e capi sgualciti riparati. “Di cosa abbiamo bisogno se non di ciò che ha più bisogno di noi?” ha scritto il direttore creativo in una nota scritta a mano per gli ospiti.

Blumarine

  

Altro momento atteso è stato il ritorno sulle passerelle di Blumarine, un revival degli anni Novanta con a capo Nicola Brognano, che dal 2019 è impegnato a riscrive i codici estetici del brand all’insegna di leggerezza e felicità. Una collezione che è un inno alla femminilità, i capi guardano alla scena musicale del pop femminile anni 2000 e al  sex appeal glam e vistoso. Ma tutto viene riletto a uso e consumo della Generazione Z. Le tute sono accessoriate con fibbie di diamanti, i top a cascata incontravano le gonne a fazzoletto, e le camicie di raso con corsetteria incorporata erano indossate con jeans a gamba dritta e tacchi impreziositi da corsetti. “Cresciuta nella consapevolezza di sé, la donna Blumarine apre il suo mondo ad una sensualità senza compromessi, potente e libera dal preconcetto della fisicità, che porta ad una presa di coscienza che la seduzione è prima di tutto un’attitudine” spiega Brognano.

Loewe

  

Jonathan Anderson nella collezione Loewe rievoca il caos della genesi, scavando in forme primitive, messe a nudo per rivelare un tocco di kink. Il tatto viene sollecitato – pelle, feltro, latex, tweed, maglia, fibre stampate in 3D, seta, resina – mentre il movimento è catturato in divenire, da oggetti-scultura intrappolati nell’azione – abiti sagomati in pelle, bustini sagomati in feltro, abiti drappeggiati con corazze a forma di labbra o reggiseni a palloncino. Gli ospiti accedono alla sede dell’evento attraverso una riproduzione monumentale di Aquarius di Anthea Hamilton, evocando un’atmosfera surrealista. Composto da un’arena quadrata ricoperta di moquette marrone che alludeva al terreno, lo spazio esponeva le Giant Pumpkins, sempre firmata Hamilton, repliche in scala esatta di vere zucche giganti, tipicamente coltivate per la competizione, realizzate in pelle e prodotte in collaborazione con Loewe.

Dior

  

Disegnata da Bureau Betak, la collezione di Maria Grazia Chiuri sfila in una scenografia dettagliata da pareti foderate in velluto rosso e una serie di occhi fissi sul pubblico. Chiuri arruola spesso artiste donne nei propri lavori, trovandoci questa volta di fronte ai ritratti femminili dell’artista italiana Mariella Bettineschi. Le sue opere prendono ritratti femminili canonici dal XVI al XIX secolo – come la Ragazza col turbante di Jan Vermeer – e li reimmaginano con gli occhi tagliati e surrealmente duplicati. Per la prossima stagione, questo si è tradotto in silhouette forti, che hanno visto la Bar Jacket di Dior rielaborata e decostruita in corsetti ispirati dal football americano e stratificati su delicati abiti di pizzo e trench. Vividi guanti da motocross erano abbinati a mantelle, gonne voluminose e abiti camicia, giacche da ciclista e tute da lavoro erano giustapposte a stampe floreali femminili.

Acne

  

Per la sfilata Acne Studios ha portato un senso di comfort nel suo spazio espositivo. Al Lycée Carnot – il rinomato istituto d'istruzione francese di boulevard Malesherbes, nel 17° arrondissement – , il marchio ha foderato il pavimento del suo set minimalista, dalle pareti bianco ottico agli spazi incassati, simili a salotti per ospitare il suo pubblico, in pelliccia sintetica. Pelliccia che verrà riutilizzata nelle prossime collezioni e donata alla scuola di moda di Parigi Studio Berçot. Da questi saloni incassati il pubblico ha guardato sfilare una collezione che si distingue per l’artigianato, le silhouette a strati, il denim, il broccato floreale e i colori metallici, in una giustapposizione che unisce i tessuti del prêt-à-porter ai materiali per l’arredo, come il jacquard e la schiuma che si utilizza nelle tappezzerie.

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