Ossa di animali riciclate per prese e interruttori minimalisti

Il designer svizzero-tunisino propone una singolare collezione di prese per la corrente prodotte grazie agli scarti dell’industria alimentare animale. E tutte plastic-free.

Souhaïb Ghanmi, designer svizzero-tunisino laureato presso l’École cantonale d’art de Lausanne, ha presentato recentemente una collezione di prese per la corrente e interruttori della luce, interamente plastic-free. Il materiale principale utilizzato per la realizzazione degli oggetti sono infatti gli scarti dell’industria alimentare animale. La collezione Elios è prodotta proprio dalle le ossa bovine di scarto, le quali sono state prima ridotte in polvere e successivamente plasmate nei nuovi oggetti, sfruttando le proprietà naturali della materia prima come isolante elettrico e termico.

“In passato, l’osso era l’equivalente della plastica, e oggi la plastica è uno dei maggiori problemi ecologici” spiega Ghanmi. “È quindi ovvio per me tornare a questo materiale primitivo per applicarlo alla nostra vita quotidiana”.

Souhaïb Ghanmi, Elos collection, 2022. Foto Noé Cotter

L’idea nasce dall’esperienza personale del designer. Osservando il padre lavorare con i capi di bestiame, notò come lo zio recuperava le ossa di scarto per fare manici di coltello. Attualmente, solo in Francia, 20 milioni di capi di bestiame sono destinati al consumo alimentare e le ossa di questa produzione industriale sono considerate come rifiuti. Una parte di esse viene trasformata in vari sottoprodotti come gli integratori alimentari per animali o la porcellana cinese. Tuttavia, una parte molto grande viene semplicemente raccolta per poi essere bruciata.

Lo sperimentale progetto potrebbe così aiutare a rompere la nostra dipendenza dalle plastiche fossili, facendo degli oltre 130 miliardi di chilogrammi di rifiuti ossei prodotti dai macelli ogni anno una risorsa disponibile, biodegradabile e dalle alte caratteristiche tecniche.

Souhaïb Ghanmi, Elos collection, 2022. Foto Noé Cotter

Formalmente, la presa si ispira all’articolazione della testa di un femore, permettendo di accompagnare il cavo per evitare l’usura, e le forme organiche degli interruttori si ispirano al taglio delle ossa lunghe. Dopo essere stato trasformato in polvere, il materiale viene mescolato con un legante e colato nella forma desiderata in un processo non dissimile da quello utilizzato tradizionalmente per creare interruttori e prese, i quali sono stampati a compressione utilizzando urea-formaldeide. Questa plastica termoindurente non si scioglie se esposta al calore, rendendola adatta all’uso nell’elettronica ma allo stesso tempo estremamente difficile e anti-economica da riciclare.

Nel tentativo di offrire un’alternativa circolare a questo processo, Ghanmi sta lavorando per ottimizzare la durata e la riciclabilità del suo composito osseo in modo che possa essere ridotto in polvere e formato in nuovi prodotti.

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