Il Made in Italy del futuro? Per esempio, questo zaino

Interamente realizzato in materiali di riciclo, (Back) to Moon unisce tradizione artigianale italiana e sguardo al futuro, aspirando a diventare il simbolo di una generazione: quella dei due under 30 che l’hanno creato. L’intervista.

La storia di (Back) to Moon inizia un anno e mezzo fa, quando il padre di Manuel Altieri, artigiano della pelle con esperienza trentennale, mostra al figlio Manuel e al suo amico Diego Anastasi un campione di Cummis, un materiale ricavato dagli scarti delle gomme. I due ragazzi all'epoca hanno circa 25 anni e si conoscono da una decina, Anastasi con una laurea in economia ed esperienza nell’azienda di trasporti meneghina ATM e nella “fabbrica delle imprese” eNovia, Altieri figlio, invece, studi non completati di grafica in Naba e product design a Brera. 

(Back) to Moon, un dettaglio dello zaino

Di quello strano materiale, ricordano di non avere capito bene cosa fosse, “ma riconoscevamo subito una qualità eccezionale in termini di robustezza, durevolezza e lavorazione”, raccontano a Domus i due. Decidono dunque di utilizzarlo per creare un prototipo di zaino costruito solo con materiali di riciclo. “Fin da subito ci siamo accorti la difficoltà di lavorazione di questo materiale, che richiede un alto tasso di competenza e attenzione al dettaglio in ogni fase del processo produttivo”.

Lo zaino racconta la nostra generazione, innamorata del minimalismo Apple e dello streetwear, ma con valori importanti, che nascono dal dover fare i conti con le problematiche ereditate dalle generazioni precedenti

(Back) to Moon come brand nasce quando Altieri e Anastasi vedono lo zaino finito: un prodotto che per loro rappresenta “un simbolo della nostra generazione”, spiegano, “pronta a risolvere i problemi ereditati dalle generazioni passate e a mettersi in gioco per cambiare le nostre abitudini”.

Una sfida non facile, quella di lanciare una startup, da un lato per la burocrazia e i costi, dall’altro, come spiegano candidamente i ragazzi, perché in Italia quando sei giovane è difficile farsi ascoltare. “Ma diventa più facile nel momento in cui si riesce a trasferire il valore del prodotto e del progetto che si sta portando avanti”, aggiungono.

Per Anastasi nella nuova avventura professionale c’è anche il valore aggiunto di potere lavorare “senza capi che ti dicono cosa devi e non devi fare”. Uno zaino come simbolo della libertà. Fino alla luna. E finanziato di tasca propria.

Altieri viene da una famiglia legata alla moda: il nonno confezionava abiti di lusso a Milano, del padre abbiamo già detto. “In Naba ho imparato il branding, la comunicazione e i software Adobe. In Brera a disegnare prodotti e la storia del design”, racconta lui. “Nell’azienda di mio padre come disegnare borse e zaini, dal nostro stilista”.

Lavorare a un nuovo uno zaino, spiega, è sempre trovare un compromesso. “Ogni volta l’intenzione è di creare un prodotto funzionalissimo, comodissimo e bellissimo”, ma ovviamente si sa già che non sarà possibile. “In questo caso l’utilizzo della gomma riciclata al posto del cuoio mi ha costretto ad affrontare diversi problemi dovuti alle tecniche di lavorazione specifiche che richiede”.

Vista laterale del modello Heartcage

Il primo zaino di (Back) to Moon è una dichiarazione di intenti con la sostenibilità al centro della narrazione. Secondo Altieri, oggi la maggioranza dei brand emergenti sa come comunicare molto bene, d’altro canto in pochi sanno fare davvero prodotti. Il risultato sono tante bellissime scatole vuote.

“Per prendere le distanze da questa modalità, ho fatto riferimento al mondo dell’utility, con le tasche frontali, e inserendo la tasca tecnica per portare borracce o ombrelli”. Il resto è in equilibrio tra styling e funzionalità, spiega Altieri, tornando al tema del prodotto che racconta una generazione, la sua, “innamorata del minimalismo dei prodotti Apple e dello stile streetwear, ma con valori importanti, che nascono dal dover fare i conti con le problematiche ereditate dalle generazioni precedenti”.

Gli artisti sono un pilastro di (Back) to Moon

Sulle tasche frontali trovano spazio le grafiche, che personalizzano lo zaino in tante diverse edizioni, e rendono potenzialmente infinite le variazioni sul tema. “Volevamo iniziare con un solo modello per farlo diventare iconico”. La soluzione che escogitano i fondatori di (Back) to Moon è stata quindi di sviluppare diverse varianti e dropparle periodicamente.

“Ho pensato a quando condividevo le mie vignette e illustrazioni su Instagram”, continua Altieri. “Avevo costruito un discreto seguito, qualche migliaio di ragazzi che interagiva con me e mi somigliava molto”. Da lì nasce l’idea di coinvolgere altri creativi in (Back) to Moon. “Collaboriamo solo se c’è affinità”.

La tasca tecnica

La stampa sublimatica, spiega, ha permesso di rendere questo processo sostenibile per la startup. “È una tecnologia che permette di essere molto dinamici, non ci sono minime quantità da stampare e la qualità è altissima”. Per il futuro il piano è di essere un brand basato sui creativi. “Gli artisti sono un pilastro di Back to Moon”.

Le parti su cui vengono stampate le grafiche sono in poliestere ottenuto dalla plastica delle bottiglie. “Molto robusto e in grado di conferire alle grafiche che vi vengono stampate sopra un'eterna lucentezza”. Gli accessori sono in polipropilene riciclato proveniente per oltre l’85% da recupero di prodotti e packaging domestici urbani giunti a fine vita. La produzione avviene tutta in Val Vibrata, in Abruzzo, una zona manifatturiera del Made in Italy importante, anche se meno celebrata di altre.

“Tutti fornitori sono eccellenze italiane nella produzione di materiali, e li trovate tutti sul nostro sito. Ci teniamo molto alla trasparenza della catena di fornitura”, dice Anastasi, che sottolinea come oggi tutti la fanno un po’ facile, con le grandi aziende di moda che lanciano collezioni con prodotti eco-friendly. Il lato positivo è che i fornitori si stanno adeguando a creare linee di materiali innovativi ricavati da scarti o riciclo, ma c’è un però.

I disegni del nuovo Icon Lite Mini

“Il problema oggi riguarda la strategia: la maggioranza delle aziende vogliono aumentare i guadagni con una produzione veloce e a prezzi bassissimi”. Questo permette di dichiarare l’ecosostenibilità, ma non rende quei prodotti realmente sostenibili, continua Anastasi, secondo cui siamo in una transizione che porterà i consumatori ad essere disposti a pagare di più per acquistare un capo prodotto in maniera sostenibile al 100%. “Se non siamo in grado di cambiare le nostre abitudini di consumo, il tema sostenibilità in questo settore si rivelerà soltanto un’icona sul cartellino”.

E la luna? “Da buoni introversi siamo vittime del suo fascino e di tutta la simbologia collegata”, spiegano Anastasi e Altieri. “Abbiamo pensato all’approdo dell’uomo sulla luna, una conquista appartenente alle generazioni passate, le stesse che ci hanno lasciato in eredità un mondo fatto di debiti con l’ambiente, asimmetrie sociali e tensioni tra popoli. La nostra generazione ha il potenziale per creare un mondo diverso. Quando lo avremo fatto potremo tornare sulla Luna e piantare una bandiera di cui potremo essere davvero orgogliosi”. Con delle parentesi, anche quelle da intendersi come una metafora generazionale. “Siamo immersi in un contesto, lo completiamo con il nostro valore, ma nessuno ci legge”. E nel futuro del brand, due nuovi zaini, uno più piccolo, e uno tecnico.

La nostra generazione ha il potenziale per creare un mondo diverso

Ultimi articoli in Design

Ultimi articoli su Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram