Rising Talents, i giovani designer francesi scompigliano Maison&Objet

La fiera parigina, giunta alla sua venticinquesima edizione, racconta le personalità e le attitudini di sei giovani talenti d’Oltralpe. Celebrando la freschezza e la fluidità del nuovo French Touch.

Si chiamano Wendy Andreu, Laureline Galliot, Adrien Garcia, Natasha&Sasha, Mathieu Peyroulet Ghilini, Julie Richoz, e sono i nuovi talenti selezionati dalla giuria di esperti per il format Rising Talents, quello dedicato ai designer emergenti dalla fiera parigina Maison&Objet. Difficile inquadrare il loro lavoro sotto un’etichetta comune.

Chi intrigato dalla materia e dalla sua manipolazione, chi pronto a rendere trasversale la presenza della tecnologia, chi incline a immaginare usi imprevisti per i lasciti della tradizione, questi giovani designer sembrano piuttosto trovare un minimo comun denominatore nella volontà di sottrarsi ai canoni opulenti di un certo lusso alla francese. Rivendicando improvvisazione e libertà di movimento, giocando sull’imprinting grafico e facendo progetti senza vincoli di mandato, oltre le definizioni di genere.

Julie Richoz, Suspension Dyade, Maison & Objet 2020. Foto Sylvie Chan Lyat. Courtesy of Kreo.

È un minimalismo audace e giocoso quello proposto da Adrien Garcia (selezionato da Pierre Yovanovitch), designer che si divide tra Parigi e un castello bretone dove, beneficiando di uno spazio altamente scenografico, si fa ispirare soluzioni fuori scala, per ora lontane – ma non si sa mai - dalla piccola taglia degli appartamenti della capitale. Il suo blocco integrato di tavolo, sedie e console in legno a scomparsa rivendica il gusto di una soluzione senza compromessi, che si oppone alla seduzione di un eclettismo fatto di piccoli accostamenti.

Ha invece una matrice pittorica il lavoro di Laureline Galliot (selezionata da René-Jacques Mayer, direttore della scuola Camondo), che trova nell’uso libero del colore un modo per rivendicare un décor fluido, tanto nella forma quanto nella funzione. Ne è un esempio la brocca Jug, la cui morfologia inclassificabile – stampata in 3d - alterna senza soluzione di continuità spigoli e curve, colori fluo e toni spenti. Tufty, tappeto realizzato in collaborazione con Nodus, tradisce l’istintività del disegno originario da cui è stato ricavato, realizzato con le dita sullo schermo di un iPad.

Mathieu Peyroulet Ghilini, Elephant Mirror per Galerie Kreo, Maison & Objet 2020

Guarda invece ad una mise en espace libera da vincoli il lavoro di Mathieu Peyroulet Ghilini, talento selezionato da Pierre Charpin. Il suo pezzo Marie Laure en Amerique, sviluppato durante una residenza a Sèvres, ha il coraggio di immaginare un’applicazione realmente inedita per la porcellana, delineando una tipologia oggettuale di difficile definizione (installazione? arazzo sui generis? room divider?) che fa dell’equilibrio tra corda e moduli ceramici un esercizio a metà strada tra architettura e decorazione.

A cavallo tra designers e makers, il duo Natasha & Sacha (Natacha Poutoux et Sacha Hourcade, selezionati da Françoise Seince, direttrice degli Ateliers de Paris) trova invece un fertile terreno di ricerca nel tentativo di ibridare i più classici oggetti domestici con la tecnologia. Ne è un esempio la loro fascinazione per le tecniche di riscaldamento, che li porta ad immaginare nuovi oggetti riscaldanti - come il tappeto Traces – che permettono un risparmio energetico pari a circa sedici volte rispetto al tradizionale riscaldamento ambientale. La sostenibilità è anche al cuore di METIS02, un umidificatore per la casa che rinuncia alla plastica a favore del vetro; METIS01, invece, camuffa l’aspetto di un server grazie a dischi rigidi estraibili da uno scultoreo – e non meglio identificato – complemento d’arredo connesso realizzato in ceramica.

Già scovata per l’edizione di FAR 2019 a Nilufar Depot, la giovane Wendy Andreu (selezionata da Guillaume Houzé, direttore della Fondazione Lafayette Anticipations), collaboratrice di Faye Toogood e Rick Owens, sperimenta con la materia senza cercare forme accomodanti, quanto puntando a un risultato alle volte totemico, alle volte hands-on, esito di un processo più che di un risultato definito. Se infatti il pouf della serie Regen – presentato in fiera con tappeto integrato – utilizza un tessuto waterproof in cotone, silicone e poliestere per delineare una ennesima “forma-informe”, la libreria in alluminio spazzolato della serie FAT (in collaborazione con Bram Vanderbeke) assomiglia a uno ziggurat contemporaneo che si fa ammirare per iconicità e protagonismo.

Predilige invece un tratto più sottile, epurato dalla necessità di stupire, la designer Julie Richoz (selezionata da Didier Krzentowski, cofondatore della Galerie Kreo), all’attivo numerose collaborazioni con, tra gli altri, Alessi, Tectona, Louise Poulsen. Il suo vaso della serie Oreilles è l’accostamento di due strati di vetro che giocano con le proporzioni e con gli effetti di opacità e trasparenza. Stessa semplicità solo apparente per la lampada a sospensione Dyade, prodotta per la Galerie Kreo, dove un anello luminoso anima lo spazio grazie ai movimenti di un riflettore che, anch’esso sospeso, indirizza la luce intorno a sé.

Oltre ai Rising Talents, un’altra apertura sulla freschezza delle giovani generazioni arriva dal designer Ramy Fischler con la sua installazione Design, ça tourne! nello spazio tendenze. Mettendo in discussione certezze e punti fissi, Fischler allestisce 9 ambienti di co-living sollecitati dalle domande sull’abitare messe in rilievo sulle pareti dell’allestimento. Un modo, ancora una volta, per sottolineare la prospettiva di quei Millennials che preferiscono gli interrogativi alle certezze monolitiche, l’apertura, anche destabilizzante, a percorsi chiusi e fin troppo prevedibili.

Fiera:
Maison&Objet 2020
Date di apertura:
17–21 gennaio 2020
Dove:
Parigi

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