A quasi cento anni dalla sua comparsa, la moka Bialetti è un oggetto cult della storia del prodotto industriale. Il suo design - geniale almeno quanto la strategia di comunicazione che l’ha resa nota - sintetizza una funzione irrinunciabile in una forma imperfettibile, a cui niente si può sottrarre e niente si può aggiungere. È un’icona che ha inventato un rito e un nome per l’intera categoria che conta esempi firmati dai più grandi progettisti.
La nuova Turbo Moka fa il caffè in meno di due minuti
Hanno reinventato la moka, l’inconfondibile macchinetta per il caffè che tutti credevamo perfetta, rendendola più veloce ed efficiente.
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- Nicola Aprile
- 01 ottobre 2025
Eppure qualcuno recentemente ha voluto discuterne l’efficienza e proporre un’alternativa. “Non pensavamo a una rivoluzione, ma a un’evoluzione”, ci racconta Matteo Frontini, il designer di Turbo Moka che è al lavoro col resto del team per aggiungere al modello in alluminio da tre tazze, già disponibile, uno più grande da sei e un altro in acciaio.
La Turbo Moka, assecondando i principi della termodinamica, garantisce un’erogazione più rapida con un minor consumo di energia. Stesso sapore in meno tempo, con meno gas.
Il prodotto che nel nome ricorda un progetto postmoderno è made in Italy al 100% e ha l’obiettivo di celebrare e conservare una tradizione quasi secolare adattandola “attraverso un design intelligente e sostenibile” secondo le esigenze che guidano la progettazione ai giorni nostri.
La Turbo Moka, assecondando i principi della termodinamica, garantisce un’erogazione più rapida con un minor consumo di energia. Stesso sapore in meno tempo, con meno gas. Il design della base si rifà a quello delle turbine usate degli ingegneri che trasformano l’energia fluida in energia meccanica e garantisce il gusto della tradizionale moka in meno di due minuti, pronto nel serbatoio che cita esattamente quello noto e amatissimo che Alfonso Bialetti pensò per la sua caffettiera.
Così la Turbo Moka potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per gli affezionati del caffè “analogico” scommettendo coraggiosamente su una pratica minacciata costantemente da nuovi prodotti sempre più tecnologici.