A casa di Polestar, il brand di auto elettriche a tutto design

L’ex quartier generale di Volvo a Göteborg, costruito negli anni Ottanta, ospita da poco il comparto design di un nuovo ambizioso marchio automobilistico, la cui storia racconta molto del nostro presente e di come l’industria dell’auto stia mutando nell’era elettrica.

Quattro macchinine sono in bella mostra su una mensola dell’ufficio di Maximilian Missoni, responsabile del design Polestar. Solo una non corrisponde a un modello che ha disegnato lui stesso: l’immortale Volvo 850. Il capolavoro brutalista del marchio svedese brilla in scala miniaturizzata in una teca trasparente. “Mi è stata di grande ispirazione”, dice Missoni: un’ispirazione che è confluita direttamente nel design della Polestar 1, che come suggerisce il nome è stata la prima auto con brand Polestar. “Era un animale brutale e bellissimo”, spiega il designer: con quell’auto, aggiunge, si cercava un mix “tra la sensazione monolitica e brutale di una 850 e la bellezza di una P1800”. Quest’ultima è un’elegante coupé che Volvo ha prodotto negli anni Sessanta. Realizzata sotto la guida del progettista italiano Pietro Frua, si presentava sulle strade con un tocco di design tricolore. È passata alla storia come “l’auto del Santo”, poiché Roger Moore la guidava nell’omonima serie televisiva, un grande successo negli anni Sessanta nel Regno Unito e non solo. 

Polestar è un nuovo marchio di auto di lusso completamente elettriche nato da Volvo e dalla sua eredità quasi secolare. Ma non è Volvo. È qualcosa di nuovo, di diverso. Si potrebbe dire che vede più lontano stando sulle spalle di un gigante, parafrasando le celebri parole di Isaac Newton. Soprattutto l’approccio progettuale del marchio è diverso, come dimostra il nuovo studio di design di Göteborg, situato nell’ex quartier generale Volvo, ristrutturato dopo un lungo periodo di abbandono.

Originariamente progettato dall’architetto italo-americano Romaldo Giurgola, insieme al collega svedese Owe V Svärd, l’edificio è “il non plus ultra delle suite dirigenziali degli anni Ottanta, una miscela di stile scandinavo, materiali brutalisti, pianificazione neoclassica e finiture di alto livello”, come ha riassunto alla perfezione Jonathan Bell su Wallpaper. L’edificio è anche profondamente legato alla natura, con grandi finestre che offrono una vista mozzafiato sull’arcipelago di Göteborg nelle giornate di sole e altre che si affacciano sui boschi che abbracciano la periferia della città scandinava. 

Separato solo da una parete di vetro dall’ufficio di Missoni, si trova un piccolo giardino zen con un’enorme pietra al centro. “Non è venuta qui volontariamente”, scherza lo stilista indicando la roccia. Per lui quell’elemento rappresenta il valore centrale del design scandinavo: il principio di portare la natura negli spazi umani. “Nell’arredamento, tutto è ancorato a una traduzione diretta dalla natura”. Lo stesso vale per Volvo, marchio simbolo del design automobilistico scandinavo, nella cui lunga storia è facile rintracciare come la natura selvaggia svedese sia stata assorbita negli interni dei veicoli, attraverso pannelli in legno e dettagli dai richiami al paesaggio.

È qui che Polestar è differente, spiega Missoni. “Ci consideriamo un marchio di tecnologia e vogliamo comunicare la tecnologia attraverso il design”. Niente natura, quindi, ma tecnologia. Questo avviene in modo minimalista ed elegante, evitando qualsiasi volgare esibizione muscolare di elementi tecnologici e trasmettendo anzi equilibrio e leggerezza, mediante un bilanciato intreccio che mette in risalto la grande ricerca in materia di sostenibilità. Quest’ultima viene “tradotta in estetica” attraverso il design di Polestar: i materiali utilizzati dal marchio hanno nomi futuristici come mono-material, ampliTex, MicroTech, sono tutti di origine vegetale e vegani. L’azienda punta a diventare neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2030. 

“L’esplosione di creatività e libertà che si è verificata con l’avvento del motore elettrico è incredibile”, afferma Missoni. “Penso che sia stata una liberazione”. Una spinta enorme, aggiunge, è arrivata dalla Cina, “perché non hanno un’eredità di design da venerare”. Questo nuovo approccio radicale, che ridefinisce da zero ciò che è giusto o sbagliato, si vive anche in Polestar – che è parte di Geely Group, multinazionale cinese dell’automobile. “Abbiamo deliberatamente scelto di non seguire le vecchie convenzioni su come dovrebbero essere le auto di lusso”. Il processo di progettazione ha comportato il ripensamento delle forme, la ricerca dei migliori materiali e l’incorporazione di nuove tecnologie “per creare un design entusiasmante”.

In futuro assisteremo a un ulteriore balzo in avanti con le auto a guida autonoma, sottolinea il designer austriaco. Polestar 3 è pronta per la guida autonoma a livello 4, cioè quasi completamente autonoma. “Ma la svolta per i progettisti sarà il livello successivo, il quinto”, sottolinea Missoni, perché in grado di garantire la piena automazione. “A quel punto, le auto diventeranno salotti su ruote”, aprendosi a una serie di possibilità inedite per i designer di automobili, che potranno ripensare in modo radicale gli interni dei veicoli.

“L’evoluzione del design Polestar è l’evoluzione di Polestar stessa”, dichiara perentorio il Ceo di Polestar, Thomas Ingenlath. Siamo in una stanza d’ufficio al primo piano. Una finestra leggermente aperta incornicia il cielo nebbioso e gli alberi del giardino. Una peculiare scultura in marmo nell’angolo più lontano, ai margini del pendio, cattura l’attenzione: è una scala bianca scolpita negli anni Ottanta dall’artista di Göteborg Carl Magnus. I gradini diventano più ripidi man mano che ci si avvicina alla cima: una metafora scandinava per indicare che più si ha successo, più è facile cadere, mi ha spiegato un ragazzo dello staff Polestar. Prima di diventare amministratore delegato di Polestar, Ingenlath ha lavorato ai massimi livelli del design automobilistico europeo. Fare il designer di automobili era il suo “sogno di ragazzo”, come lo definisce lui. Si è formato come designer industriale nel suo paese, la Germania, quando era ancora Germania Ovest.

Thomas Ingenlath, il Ceo di Polestar

Era responsabile del design di Volvo quando gli è stato proposto di guidare la neonata Polestar. “All’inizio avevo paura”, confida. “Ma alla fine la transizione è stata molto più semplice del previsto”, spiega, parlando di Polestar come di un “bambino prezioso”. Ha avuto l’occasione davvero unica di portare una mentalità di design al marchio appena nato.  “Ed è anche una grande opportunità per fare le cose, senza limitarsi a criticare il modo in cui le fanno gli altri”.

Polestar nasce come un nuovo marchio scandinavo ed elettrico, un nuovo figlio del Gruppo Geely, creato nel pieno di un momento molto speciale nella storia dell’automobile. “Stiamo vivendo un momento difficile nell’industria e nella società, un cambiamento che non abbiamo affrontato per decenni. Ma il futuro appare luminoso”, sottolinea Ingenlath. “Vediamo emergere nuovi marchi automobilistici dalla Cina, nuovi marchi negli Stati Uniti, ma nessuno aveva osato in Europa”, confida il CEO, sottolineando che i produttori europei semplicemente “non pensavano che fosse necessario”. Polestar è nata per dimostrare che si sbagliavano. Oggi il brand non è più un bambino, spiega, ma un giovane adulto, pronto ad uscire di casa, a fare il bucato da solo e a lottare per la propria indipendenza. Ad oggi, ci sono più di 100.000 Polestar per le strade di tutto il mondo.

Una foto dalla brochure del quartier generale di Volvo negli anni ‘80

Ingenlath è nato a Krefeld, una città a nord-ovest di Düsseldorf, dove Mies van der Rohe progettò per industriali locali una coppia di case quasi gemelle – e i relativi giardini, si dice –, note come Haus Lange e Haus Esters. Oggi ospitano un museo. Il Bauhaus ha avuto una forte influenza su Ingenlath, che rivela a Domus che, mentre era in volo di ritorno dalla Cina, non ha resistito a un documentario di 90 minuti sulla scuola/movimento tedesco che era tra i film messi a disposizione dal sistema di intrattenimento dell’aereo.

“Ho riscoperto quanto sono ancora legato all’eredità del Bauhaus”, osserva Ingenlath. Ne ritrova l’influenza anche nell’ex edificio Volvo, che ora ospita i design studios di Polestar. Si può trovare un “tocco di Mies” in questa architettura snella e spoglia di tutto, dice Ingenlath, lodando la ristrutturazione “rispettosa”.“Questo luogo eccezionale ha un effetto grandioso sul nostro design”, aggiunge.

Una enorme scritta in rilievo su una parete biancastra accoglie i visitatori che lasciano l’area di ritiro bagagli e si dirigono dall’aeroporto verso la città: “Benvenuti a Göteborg, la città della Volvo”. Questo non è il primo indizio: nei pressi dei gate fanno bella mostra un paio di nuovissime Volvo C40.

La città e la sua azienda più famosa sono così intrecciate che è difficile dire dove finisce l’una e inizia l’altra. Per il 2024 è prevista l’apertura di World of Volvo, un luogo “che rifletterà naturalmente Volvo, il nostro passato, il nostro oggi e il nostro domani”. Con una scala molto più ampia dell’attuale Volvo Museum e rappresenterà un passo avanti nel rapporto tra l’azienda e la città.

Polestar è nata da Volvo e la sua identità è indissolubilmente legata a quella della sua città, il porto più grande dell’intera Scandinavia. Göteborg è una capitale industriale trasformata in una metropoli del nuovo millennio, ricca e lungimirante: prima al mondo a emettere obbligazioni green, ha l’ambizioso obiettivo di dismettere l’uso dei combustibili fossili entro il 2030.

Città incline all’industriosità, alla bellezza e all’ordine, Göteborg è rinomata per il suo mercato del pesce, per gli ampi viali, per ospitare il più grande parco di divertimenti della Scandinavia e per la grande collezione di arte nordica esposta al Konstmuseum locale. È anche la terra natale del leggendario produttore di fotocamere medio formato Victor Hasselblad: l’omonima fondazione è solo una delle tante istituzioni culturali locali che portano avanti il nome di illustri commercianti e industriali del passato. 

Negli stessi giorni in cui Domus è stata invitata a visitare i Design Studios di Polestar, l’azienda cinese di auto elettriche Nio ha inaugurato uno showroom nel centro di Göteborg. All’aeroporto, non lontano da una Volvo C40, è esposta un’altra auto, e non è svedese: si tratta di una maestosa E-HS9 prodotta da Hongqi, un altro marchio cinese che pochi conoscono in Europa, ma che probabilmente è destinato a diventare sempre più popolare nel prossimo futuro, come Aiways o VinFast, nomi che probabilmente diventeranno familiari ai clienti europei e mondiali. Quanto ai nomi gloriosi dell’industria automobilistica europea del XX secolo... chi può dirlo? Il nostro è un mondo in costante accelerazione, e noi dimentichiamo in fretta: laddove i padri soccomberanno, saranno magari i figli, come Polestar, a portarne avanti l’eredità, l’eleganza e la cultura.

Tutte le immagini courtesy Polestar

Ultimi articoli di Design

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram