Un atlante degli oggetti di design nelle serie tv

Le serie tv trasformano il design in un elemento fondamentale della narrazione, rendendolo parte dell'immaginario globale. Un elenco in aggiornamento, con il contributo dei lettori di Domus.

Film e serie Tv sono sempre più “abitati” da oggetti di design.

A volte questi oggetti hanno solo una funzione decorativa, altre volte conferiscono carattere non solo a uno spazio o a un ambiente, ma anche alla storia che viene raccontata.

Vorremmo iniziare con questo articolo una sorta di censimento collettivo delle apparizioni del design nei film e nelle serie Tv.

Borgen – Il potere

Diretta da Søren Kragh-Jacobsen, Rumle Hammerich

Borgen – Il potere, Netflix

Il potere è sempre più spesso l’ossessione dominante o il feticcio ricorrente di tanta serialità televisiva recente. Borgen-Il potere, serie tv di produzione danese, ne è un esempio paradigmatico: attorno alla figura centrale di Birgitte Nyborg, che nella finzione si dice sia la prima donna premier del governo danese (ma che in realtà anticipa, prefigura e poi prende ispirazione da Helle Thorning-Schmidt, prima vera premier a capo del governo di Copenaghen), la serie orchestra una fitta trama di intrighi e macchinazioni che hanno luogo nel Palazzo Christiansborg (soprannominato Borgen, il Castello), dove hanno sede i tre poteri più importanti dello Stato: il Parlamento, l’ufficio del Primo Ministro e la Corte Suprema. Lo scontro di genere si mescola e si sovrappone allo scontro e al conflitto tra fazioni e partiti politici, in un intreccio che si propone anche come riflessione fattuale sulle forme della politica nell’Europa contemporanea. 

Tra gli oggetti che arredano le varie stanze del palazzo si notano – come è ovvio e prevedibile – alcune lampade da tavolo o a sospensione realizzate da Louis Poulsen (la storica azienda di illuminazione danese fondata nel 1874, emblema della tradizione del design scandinavo), tra cui la celeberrima Artichoke di Poul Henningsen, ma si apprezza anche la presenza di icone del design italiano come le lampade Costanza (disegnata da Paolo Rizzatto) e Fortebraccio (di Rizzatto e Meda) per Luceplan, assieme ad altri pezzi del catalogo di aziende italiane come Flos (presente con Archimoon di Philippe Starck), Kartell (presente con la sedia Mr. Impossible sempre di Starck) e Magis (di cui si intravede la poltroncina roteante a forma di trottola Spun, disegnata nel 2010 per l’azienda italiana dal designer inglese Thomas Heatherwick). 

Installato nei luoghi del potere, il design svolge qui la duplice funzione di status symbol e di certificazione di efficienza e funzionalità. 

Siccità

Regia di Paolo Virzì, 2022

Siccità, Amazon Prime Video

A Roma non piove da quasi tre anni. Più di mille giorni senza una goccia d’acqua. Il letto del Tevere è prosciugato. L’acqua potabile è razionata. La sete e l’arsura cominciano a dare alla testa. C’è chi è spinto da questa situazione estrema a prendere decisioni importanti. Ma anche chi approfitta della calamità per ritagliarsi il proprio quarto d’ora di celebrità. 

 

La scenografia di Dimitri Capuani disegna un paesaggio distopico di solitudini, meschinità, allucinazioni. E in una Roma infestata da scarafaggi e dal morso della sete non dimentica di collocare oggetti di design che alcuni personaggi si ostinano a ostentare come status symbol ma che più in generale sono muti testimoni di un tempo (quello pre-siccità) in cui la ricerca della bellezza e del comfort potevano ancora essere al centro dell’interesse dei personaggi. 

Tra le apparizioni più sorprendenti, il divano Flap di Francesco Binfaré per Edra, il divano Coronado di Afra e Tobia Scarpa per B&B, la lampada Pipistrello di Gae Aulenti per Martinelli Luce, tutti collocati nell’abitazione della dottoressa interpretata da Claudia Pandolfi.

Call my agent – Italia

Diretta da Luca Ribuoli.

Call my Agent – Italia, Sky

Remake della serie francese Dix pour cent, Call my Agent-Italia racconta la vita quotidiana di un’agenzia romana che cura gli interessi di alcuni dei più importanti “divi” del cinema italiano. Gli agenti sono personaggi di finzione, mentre i talent (Paola Cortellesi, Paolo Sorrentino, Pierfrancesco Favino, Matilda De Angelis, Stefano Accorsi e Corrado Guzzanti) interpretano se stessi con una buona dose di autoironia. La sede dell’agenzia, il luogo dove tutte le azioni convergono e da dove poi ripartono, è arredata in modo da trasmettere un’immagine non solo di serietà ma anche di affidabilità e di sintonia con i gusti e le tendenze del momento, quasi a smentire e controbilanciare le nevrosi, le insicurezze e i conflitti che pervadono i rapporti degli agenti tra di loro e degli agenti con i loro talent.

 

Così, mentre alle pareti sono appesi poster e manifesti dei titoli più istituzionali del cinema italiano del passato (La dolce vita, Io la conoscevo bene, La ragazza con la pistola) e di quelli di maggior successo del cinema italiano contemporaneo (La grande bellezza, Perfetti sconosciuti, Call me by Your name), la scelta degli oggetti che arredano le varie stanze oscilla tra il vintage (dagli attaccapanni anni 70, alle librerie, alla macchina da scrivere Olivetti che fa capolino da uno scaffale), l’iconicità riconosciuta (con evergreen come la lampada Pipistrello di Gae Aulenti o la libreria Nuvola rossa di Vico Magistretti) e pezzi che strizzano l’occhio alla contemporaneità (alcune collezioni di Seletti e Alessi). In questo modo il design si offre insomma come presenza identitaria e a suo modo rassicurante, a suggerire la capacità di chi abita quegli spazi di intercettare i simboli del contemporaneo senza dimenticare la grande lezione del passato.

La presenza di Nuvola Rossa di Vico Magistretti in questa serie TV è stata segnalata alla redazione di Domus da Mirko Ballarini.

Fedeltà

Serie italiana diretta da Andrea Molaioli e Stefano Cipani, tratta dall'omonimo romanzo di Marco Missiroli, con Michele Riondino e Lucrezia Guidone.

Fedeltà, Netflix

Margherita Verna è architetto. Ma la vita l’ha indotta a soffocare i suoi sogni e a diventare agente immobiliare. Suo marito, Carlo Pentecoste, fa lo scrittore e insegna scrittura creativa.

I due abitano in una casa piccola dalle pareti blu petrolio, dove le cose si rompono, ma dove tutti gli oggetti parlano delle loro passioni, delle loro vite e dei loro amori: la radio Brionvega e la macchina da scrivere Valentine per lui, la sedia Thonet e la lampada Artimeta di Stilnovo per lei. Su una parete fa capolino perfino il manifesto della 14esima Triennale disegnato da Albe Steiner.


Ma nel suo lavoro di ricerca di abitazioni da proporre sul mercato immobiliare Margherita fin dai primi fotogrammi si innamora di una casa milanese inondata di luce, con i pavimenti in graniglia, senza ascensore, con 99 gradini da fare a piedi.

La casa è vuota, non c’è nessun arredo, l’unica presenza che le conferisce identità è una lampada Parentesi dei fratelli Castiglioni, che segna e misura lo spazio.

Les Papillons Noirs

Serie thriller creata da Olivier Abbou e Bruno Merle.

Les Papillons Noirs, Netflix

Uno scrittore a corto di ispirazione accetta di raccogliere le memorie di un anziano pensionato che vuole lasciare traccia e memoria dei fatti salienti della sua vita. Dal racconto dell’uomo emerge una storia d’amore folle: lui e la sua amata Solange sono stati una coppia di serial killer che ha lasciato un’efferata scia di sangue nella Francia degli anni ’70. Ma c’è anche qualcun altro che sta indagando su quel torbido passato… Fra erotismo e cinefilia, con echi del cinema di William Friedkin e Brian De Palma.

Scenografia e design

La scenografia ricostruisce in modo convincente certi interni anni ’70. L’abitazione dei due amanti ad esempio ha una tipica tappezzeria floreale e ospita una casa delle bambole sezionata a due piani. Nella casa-studio del fotografo che i due incontrano invece tutti gli arredi e la mise en scène sprigionano l’anticonformismo della cultura Pop dell’epoca.

C’è una lucente Pastil Chair di Eero Aarnio, progettata nel 1967, con la sua inconfondibile forma semplice, ergonomica e confortevole.

Nei vari episodi della serie appaiono inoltre, tra gli altri il tavolo basso rotondo specchiato di Willy Rizzo, e l’immancabile poltrona Sacco (1968) di Zanotta, informale, anatomica, innovativa e capace di restituire con la sua sola presenza il clima e l’atmosfera di un’intera epoca.

All’esterno invece fa capolino la silhouette grafica della seduta Fiocco di Gianni Pareschi per Busnelli e tutta una famiglia di arredi in giunco.

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