Ricordando Vanni Pasca (1936-2021)

Chi era il critico e storico del design, raccontato da chi l’ha conosciuto bene.

Vanni Pasca, ritratto per il XXVI Compasso d'Oro, 2020

Il gesto di portarsi gli occhiali sulla fronte strizzando un po’ gli occhi, come per vedere meglio, o al contrario, astrarsi, per pensare meglio, vedere l’insieme, da lontano, non il dettaglio. La parlata partenopea, più che la parlata l’inflessione, calda, colta, da intellettuale; napoletana, non campana. La lentezza, la calma: impossibile mettere fretta a Vanni. L’irriverenza di chi non conosce la soggezione in nessuna forma, ma solo la curiosità, di chi dialoga sempre da pari a pari con chiunque. L’ironia, e la beffarda e bonaria presa in giro, che talvolta poteva infastidire. La leggerezza di chi conosce il valore delle cose che contano. La precisione nel lavoro, e la distrazione nel quotidiano. Ma soprattutto, l’intelligenza e la curiosità.

Raccontare Vanni Pasca – all’anagrafe Giovanni Pasca Raymondi - classe 1936, implica il ricordo; è raccontare un intellettuale, un modo di cercare di capire, di lavorare, di pensare, di conoscere, di spiegare, un modo di guardare al design e alla sua storia.

Conobbi Vanni nello studio di Antonia Astori, alla fine degli anni Ottanta. Per la driade di Enrico Astori - fondata con la moglie grafica Adelaide Acerbi e la sorella designer Antonia Astori - Vanni curava cataloghi, scriveva testi, teneva workshop, conferenze, tanto da essere diventato un amico e un punto di riferimento per tutti loro.

Mi domandavo come fosse arrivato a occuparsi di design. Lui, napoletano, come era finito a Milano? Lui, architetto, perché aveva scelto questa disciplina? C’entrava forse l’impegno politico, condiviso con Enzo Mari? Tralasciava di raccontare dettagli, ma non faceva mistero di aver deciso di dedicarsi al design, perché colpito dal fatto che a scriverne fossero signore, senza arte né parte, che non ne conoscevano neanche la storia. Gli interessava il tema e aveva intravisto una possibilità.

Ricordo bellissimi cataloghi driade fatti da Pasca e Mari. Scriveva di design per molte riviste: Area, Arte, Casabella, Casa Vogue, Domus, Interni, Interni Annual, Intramuros, Lotus, Modo, Op.Cit., Ottagono, Temes de Disseny e i quotidiani Il Sole 24 Ore e Il Mattino. Impossibile citarle tutte, ma tra queste spicca la lunga collaborazione per la storica Casa Vogue diretta da Isa Vercelloni. Pochi anni dopo ebbi l’occasione di lavorarci. Era consulente editoriale della monografia Interni Annual, diretta da Gilda Bojardi, di cui ero caporedattrice. In redazione istituì l’uso del vocabolario. Guai a usare una parola senza conoscerne tutte le possibili accezioni. Ragionava sui contenuti degli articoli, sceglieva gli autori, leggeva i testi, faceva domande, sistemava la scrittura. Mostrava apertura e curiosità per tutto. Ed esternava il suo dissenso se lo riteneva necessario. Lavorare con lui voleva dire imparare, un metodo ma anche la libertà intellettuale e l’onestà di pensiero.

La storia del design di Vanni Pasca e Domitilla Dardi
La storia del design di Vanni Pasca e Domitilla Dardi

Vanni a quel tempo era già un critico affermato, uno storico del design. Negli anni è stato consulente per prodotti, strategie, comunicazione, ma soprattutto consulenza culturale di aziende quali Authentics, De Padova, Driade, Kartell, Luceplan, Molteni con anche Dada e Unifor. Autore di numerosi saggi, monografie (dedicate all’amico Vico Magistretti, a Christofpher Dresser, ad Antonio Citterio e Terry Dwan) o di libri di storia, come il recente Manuale di Storia del Design con Domitilla Dardi. È stato organizzatore di convegni – tra cui, con Francesco Trabucco nel 1992, del Primo Convegno di Storia Internazionale di Studi Storici sul Design della Facoltà di Architettura di Milano – ed eventi culturali come quelli per Abitare il Tempo a Verona. Ha curato mostre in Italia, come quella sugli Shaker a Milano del 1984, quella su Vico Magistretti, sempre a Milano del 1997 oppure la mostra intitolata "La tecnica e le forme - Lampade italiane tra il 1946 e il 1996" del 1998. Ha fatto parte per numerosi anni del Comitato Scientifico della Triennale. Molte anche le mostre internazionali: "Seitensprünge" a Francoforte nel 1986, "El salto del caballo" a Madrid nel 1988, "Francesco Venezia" sempre a Madrid nel 1989, "Minimal design" a Kortrijk nel 1995, "Brasil faz tamben design a Milano" a Rio e Brasilia nel 1995, "Brasil faz design" a Milano, Saõ Paulo, Rio e Bahia nel 1996 e 1997.

Numerose anche le tavole rotonde in Italia e all’estero – da Parigi a Madrid a Saõ Paul – a cui ha partecipato da relatore o come eccellente moderatore: conosceva alla perfezione imprenditori, aziende e progettisti. Di loro, ci trasferiva la sua visione in merito, i concetti più importanti. Se capitava che non fosse informato o non conoscesse qualcosa, gli bastava un attimo per coglierne il punto. Era una persona schietta, di rara intelligenza, per questo era interessante ascoltarlo, leggerlo, lavorarci.

A Milano nell’ambiente del design ci si conosce un po' tutti; è una piccola comunità fatta di professionalità diverse. Ci si incontra, si scambiano informazioni, idee, commenti. Impossibile perdersi di vista. Tuttavia lavorare assieme è altra cosa. Non molti anni dopo rincontrai Vanni in un altro contesto professionale: l’università.

Vanni Pasca, foto Monica Montesano, via Wikicommons
Vanni Pasca, foto Monica Montesano, via Wikicommons

Faceva parte della commissione che fece nascere la Facoltà di Design di Bolzano, e che lavorò, dalla selezione di noi docenti alla scelta dei programmi, alla costruzione del primo triennio della Libera Università, Freie Universität Bozen, diretta da Kuno Prey.

La didattica è forse il campo in cui Vanni Pasca ha dato di più. Importantissimo il suo impegno, proprio perché basato non solo sul piano dell’insegnamento vero e proprio, bensì ancor più nel ruolo di progettazione e creazione di corsi, dottorati, programmi, scuole, master, facoltà. Gli interessava in primis il progetto dell’insegnamento, da architetto quale era, per formazione, e poi al suo sviluppo.

Vanni Pasca era un didatta nato, credeva nella didattica, gli piaceva insegnare, conoscere le idee dei giovani. Moltissime le scuole e università in cui ha operato dando un apporto decisivo: Napoli, Palermo, Ascoli Piceno, Catania, Firenze, Milano, Rio de Janeiro...

Nel 2009 fondò l’Associazione Italiana degli Storici del Design e nel 2020 gli fu conferito dall’ADI il Compasso d’Oro alla Carriera. Tuttavia Vanni avrebbe meritato di più. La lettura del design, storica e critica, senza Vanni, sarà meno colta e meno intelligente.

Foto di apertura: ritratto di Vanni Pasca per il XXVI Compasso d'Oro, 2020

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