Salone del Mobile

Maria Porro, Salone del Mobile: “A settembre scaldiamo i motori”

Intervista alla neo-eletta Presidente del Salone del Mobile, classe 1983 con una formazione eclettica tra design, teatro e impresa, in cui ci racconta il Salone che verrà.

Triennale di Milano, presentazione del Supersalone 2021. Foto Gianluca DiIoia

Mancano meno di due settimane al tanto atteso Salone di settembre 2021. Atteso perché ancora non è chiaro che forma avrà. Già da tre mesi aziende nuove e storiche invitano la stampa ai lanci di nuovi prodotti, mentre i distretti più popolari del Fuorisalone, dalle 5Vie a Brera, hanno presentato i programmi dei propri eventi. Sappiamo anche che Rho Fiera si trasformerà nel Supersalone guidato da Stefano Boeri. le presenze internazionali saranno probabilmente al minimo storico per via delle difficoltà negli spostamenti transcontinentali, ma lo verificheremo a evento avviato, che ricordiamo si terrà ufficialmente dal 5 al 10 settembre 2021. A fine luglio, poi, per la prima volta nella sua storia, il Consiglio Direttivo del Salone del Mobile di Milano ha nominato come Presidente la giovane imprenditrice Maria Porro (classe 1983) che ha preso il posto di Claudio Luti e ora si trova a capo della manifestazione di design più importante al mondo. L’abbiamo intervistata per scoprire che forma prenderà.

Salone dopo l’estate?
Torneremo dal mare abbronzati, saremo bellissimi.

Cosa ci aspetta a settembre?
Il fatto di potersi rincontrare di persona e tornare a quell’incontro che tanto ci è mancato, anche se non nella grandezza del Salone che conoscevamo. Poi ci sarà una visione d’insieme che da due anni non abbiamo: avremo il colpo d’occhio su quello che le aziende hanno fatto nell’ultimo anno. Il Salone mette tutto insieme e il Supersalone lo farà ancora di più. Poi vedremo le scuole internazionali di design e di architettura che avranno finalmente la possibilità di discutere le proprie tesi di fronte a un palco internazionale, una rivincita sull’occasione persa della laurea in presenza. Questo ci permetterà di osservare dove sta andando il mondo della scuola e dei progetti dei più giovani. Avremo anche una sezione dedicata al Compasso d’Oro per affiancare passato e futuro. Il resto lo trovi nel programma.

Come si lega l’edizione di settembre 2021 a quella di aprile 2022 che segna il 60mo anniversario del Salone del Mobile?
Settembre tiene la fiamma accesa per l’edizione di aprile 2022 che tutti i settori aspettano. Cominciamo a lavorare da oggi per avere un aprile 2022 importante.

Maria Porro, foto Giovanni Gastel
Maria Porro, foto Giovanni Gastel

Più che il genere, colpisce la tua giovane età in un sistema “maturo” come quello del Salone. Sta davvero cambiando qualcosa o sei una meteora?
Premetto che io sono un nano sulle spalle dei giganti. La mia età è lampante così come è lampante la storia del Salone del Mobile che ha sei decadi, e rappresenta la storia del design italiano. Una persona giovane è chiamata a rappresentare qualcosa di molto radicato nella storia. Personalmente ho sempre bruciato le tappe, non è la prima volta che mi capita di essere “la più giovane”. È un aspetto che mi piace molto. Meteora? Dipende dalle persone della mia generazione e dalla loro voglia, la nostra voglia, di metterci in gioco, di correre dei rischi e di far sentire la propria voce in un momento cruciale e di grande cambiamento. Io ringrazio chi ha deciso di darmi questa fiducia, prima in Assoarredo e poi al Salone del Mobile.

Abbiamo letto le motivazioni ufficiali date da Gianfranco Marinelli (presidente Federlegno Arredo Eventi) sulla tua nomina che ti definisce una persona giovane e motivata: tu perché credi di essere stata scelta?
Io sono Presidente di Assoarredo, arrivo da un’esperienza associativa e ho un certo allenamento che voglio mettere a servizio per ascoltare le esigenze di un mondo multiforme come quello del design che parte dal piccolo fornitore fino al grande gruppo – questo è un primo punto. Dopodiché ho alle spalle un’azienda di famiglia (Porro S.p.A., fondata nel 1925, ndr.) con tanti anni di esperienza che ha sempre partecipato al Salone del Mobile: ho un rapporto di vita con il Salone. Mi mettevano il vestito della domenica per andare a trovare il nonno ai padiglioni della Fiera. Poi l’azienda di famiglia è sempre stata radicata a livello internazionale, una dimensione e apertura che è anche quella della mia generazione e questo gioca un ruolo importante in una manifestazione che ha un fortissimo taglio internazionale. Il Salone del Mobile, poi, è contraddistinto da una grandissima energia: quella settimana esprime una grandissima forza. Penso sia importante in questo momento critico ritrovare quell’energia e in questo è fondamentale la generazione di imprenditori della mia età che rappresenta le nuove leve. Infine, siamo in un momento di passaggio generazionale e quindi il Salone, così come tante aziende, sta attraversando questa fase che comprende anche l’aspetto digitale su cui posso dare un contributo, vista la mia età.

Triennale Design Museum, foto Gabriele Zanon
Triennale Design Museum, foto Gabriele Zanon

Quale sarà il rapporto con il digitale?
È un aspetto importantissimo su cui bisogna lavorare, è un ingrediente fondamentale per affrontare questo tipo di tematiche per cui ci vuole un occhio allenato. Non sono una digitale nativa perché sono pur sempre una Millennial, quindi a cavallo tra una dimensione analogica e digitale.

Sei già una tiktoker?
Al momento no, non sono una tiktoker (ride), sono troppo vecchia per esserlo!

Quindi usi ancora le emoticon che ridono…
Esatto!

Nelle tue dichiarazioni parli di sfide future che si declinano in sostenibilità, digitalizzazione, ricerca, innovazione e inclusione. Questi concetti sono efficaci se associati a casi singoli, a imprese di famiglia e in generale a una scala progettuale piccola. Come si concretizzeranno, invece, in un sistema più vasto e interconnesso che coinvolge un intero settore?
Questa è la vera sfida, cioè riuscire a mettere a sistema queste tematiche che a livello individuale le aziende e i progettisti già affrontano. Penso che si possa fare condividendo un percorso. Faccio un esempio: come Federlegno abbiamo attivato un percorso sulla sostenibilità mappando lo stato attuale delle aziende di design – non solo quelle produttrici di mobili ma anche quelle collaterali, ad esempio le aziende produttrici di pannelli, quelle che si occupano dell’estrazione del legno, le aziende trasformatrici, andando a lavorare su tutta la filiera. A questo scopo sono fondamentali le associazioni e le federazioni. Se davvero si vuole fare un lavoro radicale, ad esempio sulla sostenibilità, bisogna lavorare in un’ottica di filiera e non solamente di singola azienda. Per questo abbiamo scritto un manifesto che condivideremo durante il COP26 di Glasgow (la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà dal 31 ottobre al 12 novembre 2021, ndr.), proprio perché l’impegno della Federazione è quello di porsi degli obiettivi e dare alle aziende gli strumenti per conseguirli. Non solo alle grandi aziende che hanno già ottimi strumenti, ma soprattutto a quelle piccole che costituiscono il terreno fertile su cui bisogna lavorare. Il Salone è il momento più importante di tutto il settore perché rappresenta il terreno di confronto. Qui si individuano i nuovi brand, tutta la design community si incontra, e quindi dev’essere un esempio virtuoso.

Come si relaziona il Salone con il tessuto urbano e sociale di Milano e come affronterete la questione della sicurezza?
È importantissimo lavorare in squadra, cercando reciprocamente dei punti di contatto, lavorando su tematiche comuni. In questo momento uno dei temi più importanti è quello della sicurezza legata alla pandemia e all’organizzazione di un evento così grande. Attraverso la Prefettura abbiamo costituito un tavolo di lavoro permanente con tutte le realtà cittadine per aiutarci in un confronto continuo con l’organizzazione di questa settimana di settembre. Questo è solo un esempio di come si può lavorare insieme. Poi bisogna ricordare il ruolo che il Salone ha sempre avuto nei confronti della città: un motore che attiva innumerevoli eventi e momenti di confronto culturale; un vero e proprio motore economico. Può essere poi un’occasione per ripensare gli spazi della collettività.

Hai già delineato una visione o un piano d’azione per i prossimi anni? Quali saranno i tuoi primi passi?
Credo nel lavoro di squadra. Il Consiglio di Amministrazione di cui faccio parte è composto da tanti imprenditori che sono lo specchio di un tessuto multiforme di aziende: non credo nell’uomo solo al comando. C’è una struttura fatta da grandissimi professionisti con cui lavorare. Le sfide sono quelle che citavo prima e una su tutte è il digitale. Abbiamo da poco lanciato una nuova piattaforma che sta pian piano prendendo forma. Poi penso che il Salone debba migliorare la propria comunicazione, dev’essere più contemporanea e fresca. La magia che avviene in quei giorni deve poter riverberare online 365 giorni l’anno. Dopodiché il Salone dev’essere il luogo in cui si discutono tematiche legate all’abitare spazi privati e pubblici.

Com’è cambiato il ruolo del design dall’inizio della pandemia?
Abbiamo riscoperto l’abitare e il valore degli oggetti di cui ci circondiamo. Come settore abbiamo la responsabilità di cogliere questo momento in cui la qualità dell’arredo torna ad essere importante e dobbiamo veicolarlo alle nuove generazioni.

Il tuo percorso di studi è fuori dagli schemi, soprattutto se pensiamo al tuo ruolo di direttrice marketing e comunicazione in Porro, l’azienda di famiglia. Non hai scelto Business Administration alla Bocconi o Design al Politecnico di Milano ma Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Questo background artistico come influenzerà il tuo mandato?
Il teatro per me è stato un grandissimo terreno su cui imparare il lavoro di squadra, dove le informazioni dovevano essere sempre condivise, dove il lavoro di tutti, dalla sarta al cantante viennese, era fondamentale e nessuno poteva fare a meno dell’altro. La stessa cosa succede al Salone del Mobile, con grandi architetti che lavorano fianco a fianco di artigiani e tecnici dando vita ad allestimenti di qualità altissima. Tutto il mondo viene a vedere non solo il prodotto ma anche l’allestimento perché è un’esperienza di altissimo livello. Aprile 2022 sarà un’occasione imperdibile per alzare ancora di più l’asticella.

Supersalone, la parete attrezzata di Andrea Caputo che sostituisce i tradizionali stand
Supersalone, la parete attrezzata di Andrea Caputo che sostituisce i tradizionali stand

Come risponderai alle immancabili polemiche – specie di provenienza anglosassone – sull’insostenibilità di allestimenti che prendono vita e vengono scartati dopo soli 5 giorni?
Il Supersalone darà un forte segnale in questo senso perché tutto il legno che verrà utilizzato sarà al 100% riciclato. Le strutture in alluminio per loro natura entrano in un flusso di economia circolare. Tutta l’area legata alle scuole è allestita con dei blocchi di cemento che potranno poi essere riutilizzati. Vogliamo dare una seconda vita anche alle altre strutture allestitive. È chiaro che questa transizione è molto più fattibile all’interno di un’edizione ridotta come quella del Supersalone, un discorso più complesso riguarda invece il vero e proprio Salone del Mobile nel pieno delle sue forze: sarà una transizione che richiederà tempo e l’intelligenza di tutti. C’è da dire, poi, che il fatto che un allestimento sia in grado di dare un valore aggiunto, ossia quello dello spazio, aggiunge valore e quando qualcosa produce valore (anche intangibile) non andrebbe messa in discussione. C’è una definizione del filosofo Silvano Petrosino per cui “abitare è coltivare e custodire”: non si può essere solo custodi ma anche coltivatori! Quando si parla di sostenibilità bisogna farlo facendo dei cambiamenti profondi che però tengano conto dell’esistente, e non scartino a priori quello che c’è. Per farlo ci vuole tempo proprio perché non si tratta di un lavoro di maquillage.

Hai un sogno nel cassetto che vorresti realizzare da Presidente?
Ci penso e ti richiamo (ridendo). È già un sogno riuscire a lavorare e dare valore aggiunto a una manifestazione così importante, che ha così tanta storia.

Foto di apertura:
Triennale di Milano, presentazione del Supersalone 2021. Foto Gianluca DiIoia

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