Murray Moss

Murray Moss: Sono stufo di parlare di cose come la misura in cui una cosa è o non è bella o democratica

Il celebre gallerista e conoscitore d’avanguardia nell’anno accademico 2018-2019 tiene una serie di lezioni e di workshop in collaborazione con la Rhode Island School of Design (RISD).

Murray Moss, Object Narratives at RISD, 2019

Grazie a quella che fu la sua SoHo Gallery, aperta nel 1994, Murray Moss viene spesso definito uno dei precursori del collezionismo di design negli Stati Uniti. La sua mentalità anticonformista e sicura ha contribuito a lanciare la carriera di talenti come Maarten Baas. In effetti la sua propensione da cane sciolto per il design ispirato alla narrazione si è fortemente concentrata sull’Olanda e su scuole sperimentali come la Design Academy Eindhoven.

Tra i laureati di questa università che hanno collaborato con Moss ci sono Hella Jongerius, Studio Job, Jurgen Bey e Tomás Libertíny. E tuttavia la vorace fame di design del conoscitore non si è mai semplicemente limitata ai lavori contemporanei.

La conoscenza e l’apprezzamento delle antiche tradizioni artigianali hanno contribuito a risvegliare il suo interesse per varie manifatture di tradizione come quella della porcellana di Nymphenburg. Una delle caratteristiche tipiche della grande fama della galleria era l’eclettismo della sua impostazione curatoriale. Benché sia stato costretto a chiudere la galleria nel 2012 a causa della crisi finanziaria, Moss resta un esponente importante del mondo del design.

Consulente e critico di prestigio, questo provocatore del design sorprendentemente modesto e schietto si dedica ora alla formazione. Moss, nella speranza di comunicare alcune delle importanti lezioni di professione e di vita che gli vengono dal suo ampio bagaglio d’esperienza, o quanto meno la sua incalcolabile conoscenza del settore, ha intrapreso una collaborazione con la RISD, l’importante scuola di design americana, per tenere un ciclo di lezioni e di workshop.

Il corso interdisciplinare, che si svolge nell’anno accademico 2018-2019, è aperto agli studenti di vari programmi di Master. Moss ha illustrato a Domus la sua nuova impresa alla vigilia della sua prima lezione, intitolata In Search of Narrative (“Alla ricerca di una narrazione”), tenuta nei primi giorni dell’ottobre 2018.

Da dove viene l’idea di questa collaborazione?
È nata da una serie di discussioni informali con la presidente della RISD Rosanne Somerson. Abbiamo pensato di cogliere l’occasione della straordinaria condizione della scuola e di cercare di fare qualcosa di nuovo.

Quel che abbiamo deciso di fare è un ciclo di lezioni pubbliche seguite da laboratori di un paio d’ore, dedicati a temi e argomenti differenti come la “narrazione oggettuale” e il “design interattivo”. Lo scopo era mettere in luce la natura aperta della disciplina, distillando gli elementi fondamentali della mia esperienza del mondo reale.

Nella lezione frontale, che in realtà è una specie di performance, racconto delle storie personali, in rapporto con oggetti specifici. Non voglio che siano ‘momenti didattici’ in senso stretto. Quel che mostro può essere vero o falso. Lo si può interpretare come si vuole. Quel che voglio comunicare è come, nella mia mente, funziona il mondo.

Quel che in parte le neuroscienze cercano di scoprire è la spiegazione delle ragioni per cui siamo attratti da certe cose.

Che cosa speri di comunicare in questa prima lezione, In search of Narrative?
Nel sommario della lezione una riga dice che gli oggetti sono portatori di narrazioni. Me lo sono inventato. Le cose inanimate non dicono e non fanno nulla. La narrazione viene da te e da me. La storia sta dentro di noi: quel che sappiamo di questa cosa e quel che proviamo per essa, perché la vogliamo, che cosa ci piace in essa e che cosa non ci piace. Non è una cosa che si impara, è istintiva. E tuttavia in un oggetto quel che attrae te è assolutamente differente dalla ragione per cui attrae me, sulla semplice base delle nostre esperienze divergenti.

Mi è capitato di recente di frequentare il mondo in rapida evoluzione delle neuroscienze. Gli studi sul funzionamento concreto della nostra testa non fanno che confermare ulteriormente la validità del pensiero soggettivo. Quel che si è scoperto è che il cervello crea collegamenti fondati sull’esperienza. Quel che in parte le neuroscienze cercano di scoprire è la spiegazione delle ragioni per cui siamo attratti da certe cose. Questa imminente conclusione darà all’estetica una sostanza molto più profonda del semplice buon gusto.

Vedo un colore e sono in grado di descriverlo. Come fai a sapere che per me è lo stesso colore? Ciò che cerco di comunicare è che semplicemente non lo sappiamo. Ci dobbiamo abituare all’idea che probabilmente stiamo parlando di due cose molto diverse. Appariranno la stessa cosa perché ci sono certi tratti importanti ­– dei fattori universali – che ci permettono di accordarci.

La prima cosa che l’industria del design vuole sono le soluzioni. Non si produrrà mai nulla che non sia risolto, formalizzato, utile o precisamente collocato a un dato prezzo di vendita. Sono stufo di parlare di cose come la misura in cui una cosa è o non è bella o democratica. Voglio sapere che cosa succede sotto la superficie. In futuro ci saranno nuove ragioni, saremo in grado di identificare in modo più concreto in che cosa consistano queste affinità. Gli oggetti sono il nostro specchio. E comunque abbiamo bisogno di comprende i fattori soggettivi a un livello più algoritmico. Ci sono delle strutture intrinseche che legano insieme ogni cosa.

Come si riflette questa convinzione nel tuo punto di vista?

Non ho mai riconosciuto né sottoscritto una corrente di gusto. Sono sempre andato sul mercato a comprare cose basandomi sull’attrazione personale. E tuttavia ho dovuto trovare un modo di comunicare queste scelte riunendole in un insieme coerente. Ci sono degli schemi sotterranei intrinseci fatti apposta per renderlo possibile. Può essere la dimensione umana che si esprime nelle pitture delle grotte di Lascaux o nel modo in cui i portali delle cattedrali gotiche venivano usati per raccontare figurativamente delle storie.

Quel che ho capito molto presto è che riesco a comunicare meglio se uso gli oggetti come se fossero parole. In questo modo ho costruito la galleria di New York partendo da materiali nuovi, gli oggetti che avevo trovato in tutto il mondo.

Gli oggetti sono il nostro specchio. E comunque abbiamo bisogno di comprende i fattori soggettivi a un livello più algoritmico

Come funzionerà il primo workshop in base alla lezione e a questa recente intuizione?
Una volta si diceva che se uno studiava con il pianista Vladimir Samoylovich Horowitz finiva per suonare esattamente come lui. Non è vero. Può averti insegnato in un modo che influiva su come suonavi, ma in realtà tu hai sviluppato un tuo stile personale. Non mi interessa insegnare come si fa qualcosa, ma cercare di far pensare gli oggetti e il design in modi diversi.

Nella sezione dedicata al laboratorio il mio scopo è far sì che gli studenti analizzino le idee che propongo nella lezione prendendo in considerazione particolari artefatti del RISD Museum, dove si svolgono i corsi. Voglio che guardino gli oggetti da livelli soggettivi differenti. Chiedo a ciascuno studente di elaborare narrazioni diverse, di pensare a che cosa accadrebbe togliendo e aggiungendo certe caratteristiche all’oggetto in questione. Come questi interventi cambierebbero il modo in cui l’oggetto viene usato e percepito?

Grazie alla partecipazione di studenti provenienti da dipartimenti diversi spero che le risposte saranno diverse. Poi analizzeremo il modo in cui sono arrivati alle loro conclusioni. Infine chiederò loro di cambiare cappello e praticare lo stesso esercizio dal punto di vista di studenti di altri dipartimenti. In questo processo saremo in grado di identificare le verità universali sottostanti.

Ultimi articoli di Design

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram