Lettera da Tel Aviv. I nuovi indirizzi dell’arte e del design

Dalla riapertura dell’albergo di Thomas Cook e Mark Twain alle nuove gallerie: il baricentro creativo di Tel Aviv si è spostato a Sud, tra il centro e il quartiere arabo di Jaffa.

Setai Tel Aviv

Da qualche anno il baricentro creativo di Tel Aviv si sta spostando inesorabilmente verso Sud. Se il lungomare resta il regno del turismo balneare stagionale e il Nord della città è sempre più residenziale e benestante, è tra il centro della White City e il quartiere arabo di Jaffa che si sprigiona l’energia, si concentrano le novità e si moltiplicano i progetti più interessanti. Lo conferma anche l’ultima attesissima apertura, il 22 luglio scorso, dell’albergo The Jaffa di Marriott International. Nella strada che dal promontorio di Giaffa scende verso il porto, il grande edificio fatto erigere nel XIX secolo per ospitare un ospedale francese è stato trasformato dall’architetto londinese John Pawson e dall’israeliano Ramy Gill in hotel di lusso con 121 camere e, grazie all’aggiunta di una nuova struttura adiacente, 32 residence. La facciata di pietra, gli interni di marmo, le vetrate colorate, gli elementi di architettura islamica (come le mashrabiyya, griglie che funzionano come dispositivi di ventilazione forzata naturale), una cappella restaurata e adibita a lounge bar, stanze arredate in toni caldi e neutri che strizzano l’occhio al Bauhaus per cui la White City Tel Aviv è annoverata tra i siti patrimonio UNESCO. A due passi da Rothschild Blvd, spina dorsale della Tel Aviv delle origini, The Norman e Gal Gaon Gallery & Talent Design Studio si affacciano l’uno sull’altro in Nachmani Street, amplificando l’atmosfera degli anni Venti di entrambi gli edifici, patrimonio UNESCO.

Quella tra il boutique-hotel di lusso e la più raffinata galleria di design art “100% made in Israel” è una sinergia perfetta, un po’ casuale e un po’ voluta dall’architetto Gal Gaon. Qualche mese dopo l’apertura del Norman, Gaon stava cercando una nuova sede per la sua galleria. Seduto a un tavolo della brasserie dell’hotel, il suo sguardo cadde sullo spazio dietro le grandi finestre al primo piano dell’edificio di fronte. Dopo poche settimane, le collezioni e i pezzi di design entrarono ad arredare l’appartamento/studio. La struttura principale del Norman Tel Aviv è un grande edificio modernista, caratterizzato da colori chiari, linee pulite e persiane in legno. La costruzione accanto, in stile eclettico e ricca di influenze rinascimentali e accenti orientali, ospita le suite residenziali. Di fronte, nell’edificio anch’esso in stile eclettico, gli interni della Gal Gaon Gallery si trasformano continuamente al ritmo delle nuove mostre e collezioni. L’ultima novità, la Pebble Collection firmata da Gaon stesso, sarà presentata a giugno ad Art Basel: per la serie di tavoli a forma di ciottolo, basata sul concetto di fusione tra due o più tipi di materiali e finiture, le superfici in quercia naturale e nera, palissandro, frassino e noce americana creano geometrie e contrasti.

A meno di un chilometro, sul crocevia all’ingresso del mercato all’aperto Shuk HaCarmel, il boutique-hotel Poli House è l’incarnazione della “joie de vivre”, dell’eccentricità e delle tante personalità urbane che modellano la cultura eclettica di Tel Aviv. Fuori le linee bianche e razionali del Bauhaus restaurate accuratamente dallo studio israeliano Nitza Szmuk Architects, dentro l’esplosione del colore e della modernità del designer Karim Rashid, nato al Cairo e residente a New York. Costruito nel 1934 come ufficio commerciale, negli anni l’edificio ha ospitato anche la tipografia clandestina dell’organizzazione militare ebraica Etzel durante il mandato britannico. Dalla piscina panoramica sul tetto la vista spazia sul centro città e verso il mare. Lo skyline di questi tempi è estremamente mobile: gru e cantieri, palazzi in rinnovamento e grattacieli in costruzione. Spostandosi di qualche centinaio di metri verso Sud, proprio alle spalle dell’Independence Hall, The Vera è un nuovo boutique hotel, inaugurato a marzo, che ruota intorno al concetto di “antologia locale”, grazie alle molte collaborazioni con designer, brand e talenti israeliani. Gli interni, progettati dallo studio Yaron Tal, sono arricchiti da pezzi di arredamento realizzati su misura da Tomer Nachshon e dalle luci di Ohad Benit. La ruvidità dei pavimenti grezzi e delle pareti non intonacate dell’edificio, nato come palazzo di uffici negli anni Cinquanta, è stata addolcita grazie all’abbondanza di verde sia all’interno sia all’esterno.

Ancora un chilometro più a Sud, nella storica colonia americana di Tel Aviv, The Drisco Hotel ha aperto le porte il 3 giugno scorso per rimettere in moto la tradizione. Era il 1866 quando due coloni americani, pellegrini evangelisti, John e George Drisco inaugurarono il primo hotel di lusso nella regione. Nel 1870 Ernst Hardegg – appartenente alla setta dei templari tedeschi e vice console degli Stati Uniti a Giaffa dal 1871 al 1909 – acquistò l'hotel e la proprietà vicina, ribattezzandoli The Jerusalem Hotel. L’albergo divenne una delle destinazioni più prestigiose del Medio Oriente, anche Thomas Cook e Mark Twain vi soggiornarono. Dopo la deportazione del 1940 dei templari tedeschi durante il Mandato britannico, l’edificio fu abbandonato. Dal 2006, per oltre dieci anni, l’architetto e interior designer Ari Shaltiel ne ha curato il lungo processo di restauro per preservare l’architettura originale e far rivivere i murales che ancora oggi possono raccontare l’incredibile storia di questo hotel. Ancora un po’ più a sud, in quella parte di Giaffa dove i turisti non si spingono, troppo attirati dai vicoli della Old City o di Shuk HaPishpishim (il mercato delle pulci), due gallerie d’arte hanno deciso di scommettere su un pubblico più specializzato e hanno aperto le loro succursali.

Per festeggiare i 50 anni dall’apertura della prima sede, nel 2016 la Gordon Gallery ha aperto un terzo spazio dedicato all’arte contemporanea israeliana e internazionale, proprio alle spalle dello stadio Bloomfield. Progettata dallo studio di architettura franco-israeliano Gottesman-Szmelcman, la nuova galleria – 165 metri quadrati di un ex magazzino abbandonato – si trova nel cuore di un'area industriale in fase di transizione, tra una fabbrica di chiusure lampo e un laboratorio di falegnameria. Il risultato è un delicato equilibrio tra le baracche industriali circostanti e le esigenze della Gordon, tra il rumore fuori e il silenzio della luce e dell’ombra all’interno. Da Stoccolma a Giaffa, Robert Weil e David Neuman hanno trascorso mesi per individuare la location perfetta per Magasin III Jaffa, inaugurato a gennaio in pompa magna. I 180 mq del centenario edificio sono stati svuotati dallo studio Goldschmid Arditi Ben Naim Architects e riprogettati affinché lo spazio interno, grazie a vetrate che vanno dal pavimento al soffitto, potesse essere fruibile in qualsiasi momento del giorno o della notte, anche dall’esterno e sui due lati, fronte e retro, della galleria. E l’agenda d’inaugurazioni e prossime aperture è già piena per tutta la stagione.

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