Il Dirty Art Department è una scuola per ribelli

Su Domus 1020, l’articolo “Jerszy Seymour. Rivoluzione a tutti i costi!” racconta l’opera del designer berlinese. Su domusweb.it approfondisce alcune tematiche legate all’educazione.

Sul numero di questo mese (Domus 1020), il primo curato da Michele De Lucchi e dedicato alla ribellione, abbiamo parlato di Jerszy Seymour, un designer berlinese la cui ricerca spazia nei campi dell’arte, dell’attivismo politico e della pedagogia. Seymor intende “creare un’infrastruttura universale basata sull’eguaglianza e la libertà”. Su domusweb.it abbiamo approfondito alcune tematiche legate all’educazione e al progetto collettivo.

Fig.1 The Dirty Art Department, Sandberf Instituut – Gerrit Rietveld Academy, Amsterdam, 2011
Fig.2 The Dirty Art Department, Cosmic Visons out of Spiral Symphonies, 2017
Fig.3 The Dirty Art Department, The Wandering School, Macao, Milano, 2016. Foto Ugo Della Porta
Fig.4 The Dirty Art Department, The Wandering School, Macao, Milano, 2016. Foto Ugo Della Porta
Fig.5 The Dirty Art Department, Dirty Athletic vs. Intern Rovers. Courtesy of featured artist Warren Andrews and PACTO
Fig.6 The Dirty Art Department, Dirty Athletic vs. Intern Rovers. Courtesy of featured artist Warren Andrews and PACTO
Fig.8 The Dirty Art Department, Dirty Athletic vs. Intern Rovers. Courtesy of featured artist Warren Andrews and PACTO
Fig.9 The Dirty Art Department, Dirty Athletic vs. Intern Rovers. Courtesy of featured artist Warren Andrews and PACTO
Fig.10 The Dirty Art Department, Dirty Athletic vs. Intern Rovers. Courtesy of featured artist Warren Andrews and PACTO
Fig.11 The Dirty Art Department, "Exit Strategy Show", Amsterdam, 2016
Fig.12 The Dirty Art Department, "Exit Strategy Show", Amsterdam, 2016
Fig.13 The Dirty Art Department, "Exit Strategy Show", Amsterdam, 2016
Fig.14 The Dirty Art Department, The Bubble In Epistemic Terms, Wet Until Damp Show, 2017
Fig.15 The Dirty Art Department, The Bubble In Epistemic Terms, Wet Until Damp Show, 2017

Come funziona il Dirty Art Department?
Il Dirty Art Department è stato fondato sei anni e mezzo fa da un gruppo di colleghi – Stéphane Barbier Bouvet, Clémence Seilles e Catherine Geel – per reagire alla situazione sociale e politica, e per salvare il soggetto della costruzione del mondo fisico e mentale dalle fauci di un accanito neocapitalismo liberista. Fin dalle origini poteva essere considerato una specie di temporary autonomous zone, o meglio una zona franca permanente, permeabile e trasformabile. Il suo insediamento, o piuttosto l’occupazione, al Sandberg Instituut della Gerrit Rietveld Academie, può essere considerato come la scelta cosciente di superare l’idea del nomadismo (dalla deriva ai vandali) e delle piattaforme razionaliste, nonché una situazione reattiva fondata essenzialmente sull’assenza di programmi, come pedagogia postpedagogica. Per il Dirty Art Department è fondamentale che la scuola sia un luogo privo di controlli, che consenta l’espressione, la discussione e l’evoluzione di ogni idea, e con il diritto di prendere in considerazione seriamente la creazione di un mondo nuovo.

Oggi il vero radicalismo consiste nel saper che cosa fare del mattone una volta che è stato lanciato, cioè nel passare dalla reazione alla creazione.

L’attività fondamentale del dipartimento consiste nel favorire, sviluppare e consentire le singole attività individuali in quanto processo generale, particolarmente tramite una specie di laboratorio di mappatura mentale che si ripete ogni anno, battezzato Punctum Remotum, Punctum Proximum, Punctum. Ispirato al pensiero teorico di Roland Barthes sulla fotografia, permette al singolo di decostruire la prassi, di mappare e di riorganizzare ciò che nel mondo è più prossimo e più coerente rispetto ai suoi interessi e alle sue preoccupazioni, e infine, nel giro di una settimana, di ricomporre gli elementi desiderati in un unico gesto, in una presentazione in cui ciascuno si esprime e si confronta con il gruppo. La base di qualunque comunità o società sana è costituita da individui informati, liberi e autonomi in grado di parlare tra loro. Successive lezioni e laboratori, oltre al “flusso dell’energia del mondo”,  trattano questioni sociali che i singoli affrontano o rifiutano a loro piacere, mentre il presentarsi di determinati contesti – semplici come allestire una mostra o fare un viaggio, oppure la questione della carenza di abitazioni, oppure un incontro con la comunità di Macao – vanno a formare la base di un’azione collettiva.

The Dirty Art Department, The Wandering School, Macao, Milan, 2016

Alla luce dei principi descritti da Jacques Rancière ne Il Maestro ignorante, quanto è importante per te imparare dagli studenti?
Forse la cosa interessante è che il Dirty Art Department è in grado di agire collettivamente come proprio mentore autonomo, ugualitario e militante (come nelle Avventure di Telemaco) e come insegnante non impegnato, non docente e privo di un’etica preconcetta (come ne Il Maestro ignorante). In pratica il programma viene definito dal gruppo dei tutor discutendo con gli studenti, i criteri d’esame non comportano né giudizi, né ideologia, né etica, e sono in sé suscettibili di cancellazione, mentre nel gruppo dei tutor ci sono parecchi punti di vista contrastanti, così accade per gli studenti. Ciò significa che tutti imparano da tutti e, tra alti e bassi, a quanto pare il Dirty Art Department nutre decisamente delle tendenza anarco-socialiste.

Parlaci della tua esperienza milanese a Macao.
Abbiamo conosciuto gli attivisti di Macao nel 2015 e subito abbiamo elaborato il concetto di “scuola nomade” come possibilità per il dipartimento di presentarsi a un metalivello che sottendeva la posizione sociopolitica della loro comunità. Ne è risultata una scultura sociale vivente in cui, in un periodo di cinque settimane, sono stati realizzati tutti gli elementi che permettevano a venticinque persone di vivere, nutrirsi, dormire e lavorare, compresa l’installazione di alcune docce e di una cucina. Poi un programma pubblico a esaurimento di sedici giorni (ispirato alla concezione drammaturgica di Non si uccidono così anche i cavalli? ) – che comprendeva 16 esibizioni individuali quotidiane, l’archivio del collasso epistemico, l’accoglienza di ospiti temporanei, varie performance di Le Trois Gros, un seminario sul futuro della didattica e il Morning Love Rave – è stato presentato sotto forma di offerta e di condivisione del sapere.

Quest’anno produrremo insieme con Macao e l’Accademia di Belle Arti di Atene The Wandering School Part 2: Revolution or Bust!, un viaggio vero e proprio, questa volta, nel tentativo di creare rituali contemporanei per la creazione di un mondo nuovo, che inizierà con un incontro con Franco Berardi in veste di Oracolo di Delfi. Si può dire che ora siamo fratelli e sorelle della comunità di Macao.

Il tema principale del nostro ultimo numero è la “ribellione”, ma il direttore Michele De Lucchi afferma che la nostra è una “ribellione controllata”. Tra autonomia e istituzione, qual è la posizione del Dirty Art Department? È possibile rimanere radicali oggi?
Se l’obiettivo è un futuro basato sull’uguaglianza, sulla libertà e – perché no? – sulla felicità, allora la rivoluzione va presa sul serio e con attenzione, e deve essere inclusiva. Il mondo dell’economia è dominato dal lavoro e dalla proprietà in quanto meccanismi di produzione del capitale. Oggi il vero radicalismo consiste nel saper che cosa fare del mattone una volta che è stato lanciato, cioè nel passare dalla reazione alla creazione. E io credo che il Dirty Art Department e Macao, in modi differenti, condividano l’aspirazione a creare questo spazio. Mentre l’occupazione illegale degli edifici costituisce un punto centrale nel dibattito per la creazione di un equo diritto di proprietà, a fronte delle preoccupazioni pratiche di Macao (cioè il taglio della fornitura d’acqua e di energia elettrica) prova a creare una bolla di legalità. Questa permetterebbe loro di conservare l’autonomia nei confronti dello status quo e poter concentrarsi su questioni più importanti, come creare un’infrastruttura e una posizione egemonica per il futuro cui tendiamo.

Che rapporto c’è tra il Dirty Art Department e il Jerszy Seymour Design Workshop?
Certe volte andiamo a ballare insieme.

The Dirty Art Department, Dirty Athletic vs. Intern Rovers. Courtesy of featured artist Warren Andrews and PACTO
  • The Dirty Art Department
  • Jerszy Seymour
  • Laure Jaffuel, Guy Königstein, Stef Meul, Naty Moskovich, Ding Chang Peng, Elise van Mourik, Raoul Zoellner, Iris Bijvelds, Netta Bacon, Marc Barreda, Matthias Dolder, Lyske Gais, Kees Klaassen, Charley Rejnders, Wonjong Shin, Aliki van der Kruijs, Anna Veenstra, Leila Arenou, Josefin Arnell, Dagmar Atladottir, Virginie Dubois, Brendan Heshka, Nina Janssen, Oona Linke , Aaron Mclaughlin, Chris Rijksen, Matthieu de Jong, Victor Delestre, Theo Demans, Reinier Kranendonk, Michele Rizzo, Mirka Severa , Elise Ehry, Maarten Nico, Rahel Pasztor, Josephine Peguillan, Anna Reutinger, Thomas Schneider, Arthur Tramier, Nicola Baratto, Gamze Baray, Carole Cicciu, Constance Hinfray, Alban Karsten, Kitty van Ekeren, Aurélien Lepetit, Kolbrun Love, Cyril de Menouillard, Yiannis Mouravas, Valentin Noiret, Rachel-Rose Oleary, Petros Orfanos, Angelo Rrem, Eurico Sá Fernandes, Thijs Vandeloo, Benvenuta Bosetto, Giovanni Bozzoli, Christopher Lawrence, Daniel Munoz Ordonez, David Haack Monberg, Quintin Dupuy, Andy Garcia Vidal, Lotte Hardeman, Jason Harvey, Jean-Francois Peschot, Jeroen Kortekaas, Tom Kemp, Anna Laederach, Leo Ravy, Andrea Lopez Bernal, Pierre Bujeau, Greg Ponchak, Rachele Monti, Sara Daniel, Selma Koran, Sun Chang, Tomasz Skibicki, Walter Gotsch and Nagare Willemsen
  • Stephane Barbier Bouvet, Clemence Seilles, Catherine Geel, Erasmus Scherjon, Florence Parot, Daniel Dewar, Saadane Afif, Noam Toran and Catherine Somze
  • Eric Ellingsen and the Institut fur Raumexperiment, Jan Boelen, Tejo Remy, Lily Reynaud Dewar, Bart Rutten, Kueng and Caputo, David Tscharner, Anne de Vries, Piero Golia, Justin McGuirk, Anthony Dunne, Nathaniel Mellors, Jonathan Olivares, Erik van Lieshout, Patricia Reed, Robin Celikantes, Emanuele Braga, Otto Lehto, Mathew Derbyshire, Assemble, Angelo Plessas, Bless, Melanie Bonajo, Wim Cuyvers, Rotor, Maroussia Rebecq, Tim Ivison, Michael Beutler, Alexandra Midal, DeNicolai and Provost, Nik Kosmas, Anna Colin, Claudia Comte, Renzo Martens, Delphine Bedel, Lukas Fiereiss, James Bridle, Mohamed Bourouissa, Sarah van Lamsweerde, Atelier van Lieshout, Florian Cramer, Parking Club, Deborah Bowman, Antonia Birnbaum, Fabian Vallos, Martin Heller, Robin Celikates, Andreas Angelidakis, Navid Nuur, Loren Balhorn and A Constructed World