
Durante dieci giorni, la città è stata invasa da giornalisti, esperti di design e turisti curiosi facendosi scoprire in un modo diverso e il design è stato visto con altri occhi divenendo sempre più parte integrata nella vita di tutti i giorni.
Per questa edizione, il festival è ritornato nel quinto distretto di Vienna, Margareten, in cui, come ricorda Lilli Hollein, era nato grazie a lei, Tulga Beyerle e Thomas Geisler nel 2006. Il Festival Headquarters è stato ospitato dall’ex Bothe & Ehrmann exhibition Halls, un edificio neoclassico che precedentemente era utilizzato come bottega di ebanisti che costruivano arredi per l’intero regno. L’edificio, per questa occasione, si è riaperto alla città svelando il suo fascino antico.



Tra i Passionswege, ricordiamo la collaborazione tra Martino Gamper e Lobmeyr che ha prodotto una linea di bicchieri decorati grazie alla sperimentazione e all’uso delle tecniche della storica azienda per decorare i cristalli come il taglio, l’incisione, la sabbiatura e le varie forme di pittura a mano.
Oltre al design però nei Passionswege, per la prima volta quest’anno, si è parlato anche di grafica grazie alla collaborazione tra lo studio ES e il Kunstastalt für Kupferdruck. L’istituto artistico di stampa a incisione, diretto da Wolfgang Schön, ha infatti collaborato con due giovani grafici, Verena Panholzer e David Einwaller, che hanno elaborato con un linguaggio contemporaneo i tradizionali disegni della stampa a incisione.
Anche quest’anno, grazie al suo programma complesso e variegato, la Vienna Design Week è riuscita ad affermarsi a livello internazionale, trasformandosi in protagonista della scena del design per dieci giorni.

Per una nuova ecologia dell’abitare
L’eredità di Ada Bursi si trasforma in un progetto d’esame del biennio specialistico in Interior Design allo IED di Torino, in un racconto sull’abitare contemporaneo, tra ecologia, flessibilità spaziale e sensibilità sociale.